Crepuscolo.

Intorno a lei praticamente non c’è niente. Guarda avanti a sé come aspettandosi di vedere un elemento che forse le somigli, o che magari abbia una qualche relazione con qualcosa di se stessa, ma di fatto continua lentamente soltanto a camminare, senza neppure sapere di preciso verso dove. Niente ha importanza in una giornata come questa, nulla serve per modificare in qualche modo i riferimenti con questa città senza definizioni. Muoversi qui è come una giostra che ruota su se stessa, senza mai arrivare ad un punto differente. Lui la osserva, lei lo lascia fare, guardando sempre altrove.

Poi un dolore sottile attraversa l’aria, un mancamento, il sentore che qualcosa non sarà mai più com’era prima. Il tempo rotola modificando intorno ciò che gli sembra meglio, lei sente che forse il suo profilo non assomiglierà mai più a quello cui si è abituata. Allunga il passo, sicuramente c’è da cambiare in fretta qualche cosa, lui la segue, insieme percorrono un tratto di strada che neppure riconoscono.
Per favore, dice lui dalle sue spalle. Lei si ferma, senza voltarsi, lascia che lui prosegua e si avvicini, che completi il suo pensiero, dica finalmente ciò che sembra venir meno, senza chiedere niente, senza aspettarsi nemmeno un’importante variazione. Un capogiro, dice lui; tutto dentro al suo passo, al suo incedere convinto. Lei si volta, vorrebbe sorridere forse, ma non lo fa.

Una distanza incommensurabile, fa lei; l’impossibilità di comprensione è tutta dentro questi sguardi. La luce varia velocemente, difficile raccogliere in un gesto o in una sola parola quanto accade. Resta il silenzio, un sorriso non accennato, la mancanza completa di una spiegazione. Vorrei seguirti da qualsiasi parte, dice lui; lei fa cenno di comprendere quella sua necessità, ma di non condividerla. Vorrei allontanarmi in fretta da te, fa lei; lui fa cenno di non essere d’accordo. Non conviene a nessuno, dice; dobbiamo trovare quella sola possibilità che ci fa sentire uniti, anche se questa può essere soltanto la traccia di un progetto d’esistenza, una pista che probabilmente non vorremo neppure mai seguire.

I colori variano velocemente, non c’è più niente che funzioni da colla in una situazione di quel genere: lei prosegue verso quel niente che la fa sentire bene, lui lascia che lei velocemente si allontani, indifferente a qualsiasi decisione che possa modificare quel senso d’abbandono. Il tramonto disegna qualcosa d’irripetibile, ambedue vorrebbero provarne quella sensazione forte, senza alcun dubbio tutta da condividere, se non fosse che in questo modo perderebbero probabilmente qualcosa di se stessi; e questo, per quanto possono rifletterci, resta del tutto inaccettabile.

Bruno Magnolfi

Crepuscolo.ultima modifica: 2013-12-01T21:40:51+01:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo