Troppo sola (ripresa cinematografica n. 18).

           

            Vago per strada, con un passo non troppo lento che attirerebbe gli sguardi dei maschi; però con noncuranza mi guardo attorno, e a chi mi cede la precedenza su questi marciapiedi, ingombri di gente, sorrido: in fondo non mi costa un bel niente, e forse per un attimo rendo felice qualcuno, penso. Avrei forse bisogno di compagnia, di qualche persona che ascoltasse la storia dei miei problemi, ma probabilmente è inutile persino che io ci pensi, non esiste neppure un individuo così, con una tale voglia di stare a sentire e comprendere i crucci degli altri.

            Entro dentro ad una pasticceria e mi siedo ad un piccolo tavolino tondo, giusto per prendermi un caffè ed una fetta di torta. Devo premiarmi, penso, anche se non so di preciso per cosa, però devo cercare di tenere in alto il morale, pensare tutto in maniera positiva, essere ottimista, insomma, nonostante le cose vadano poi come vogliono.

            Un uomo mi avvicina, mi fa dei complimenti senza che io cambi la mia espressione composta quasi del tutto da indifferenza. Lui si volta, si fa servire un caffè stando in piedi al bancone, lo sorseggia sorridendo, poi torna a voltarsi verso di me. Il tempo si dilata, che cosa mai vorrà da me questa persona, penso, possibile che non debba esistere nella fantasia degli uomini una donna con la voglia di stare da sola? Lui esce, e dopo poco anche io. Mi aspetta sul marciapiede, dice subito che gli dispiace importunarmi, però sembra che io abbia qualcosa di talmente interessante nei miei modi, che non gli riesce assolutamente di fare a meno di parlare con me.

            Taglio corto: ho da fare, spiego, non posso trascorre la giornata a farmi corteggiare dal primo che passa, dico. L’uomo allora mi lascia andare, ed io vado ad infilarmi nella confusione delle tante persone che si muovono lungo queste strade, anche se mi rimane l’impressione che lui mi stia seguendo a distanza. Mi volto, in più occasioni, in prossimità di qualche passaggio pedonale, ma lui non c’è, ed io mi sento delusa. Potrei tornare indietro, penso, tornare a cercarlo fingendo di aver dimenticato qualcosa lungo la strada. Ma in fondo non ha alcuna importanza, forse ho un trucco sopra la faccia un po’ troppo vistoso per poter sperare di evitare gli sguardi di molte persone. Ma in fondo a me non interessa neppure questo punto di vista, mi basta sentirmi a mio agio, dare importanza soltanto a ciò che mi piace, sorridere, se mi va, limitatamente a chi risulta simpatico.

            Non volendo percorro un ampio giro confrontando tra loro qualche vetrina e fermandomi giusto per cercare qualcosa nella mia borsetta, e non so neanche come, scopro ad un tratto di essere ritornata proprio nei pressi della pasticceria. Mi accosto con curiosità e vedo che l’uomo di prima è ancora lì, proprio davanti. Lui mi osserva, neppure si muove, infine chiede soltanto se mi va di prendere un aperitivo con lui.

            Accetto, ci sistemiamo seduti, lui mi guarda negli occhi e mi accarezza con dolcezza una mano. Gli spiego che mi sento sempre un po’ triste in giornate così, non perché la solitudine mi spaventi, quanto perché tutti mi appaiono distanti, come se avessero compreso qualcosa che a me continua a sfuggire. Lui accenna di si con testa: forse è vero, dice soltanto; nient’altro.

            Bruno Magnolfi

Troppo sola (ripresa cinematografica n. 18).ultima modifica: 2012-10-04T20:42:24+02:00da magnonove
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