Incontrarsi (terza parte)

Il giardino era grande. Solo lavorando con cura attorno a tutti quei piccoli alberi, quei cespugli, quelle aiuole di fiori, si capiva che ogni pianta aveva bisogno di cure appropriate, cosa questa che ad uno sguardo superficiale non appariva per niente. La signora Torrini mi aveva procurato un grosso libro con molte spiegazioni sulle essenze vegetali di ogni tipo, ed io avevo iniziato a studiarlo dentro a quel bar dove regolarmente mi piazzavo in compagnia di una birra, una volta terminato il lavoro. Lei, in quei miei primi giorni del mio nuovo impegno di giardiniere, era stata un po’ assieme a me, indossando guanti spessi di gomma e un buffo grembiule pesante, giusto per spiegarmi qualcosa con poche dirette parole, e illustrandomi le particolarità del suo giardino e di altre cose inerenti la mia attività dei giorni a seguire. Poi era sparita, però mi aveva lasciato la chiave del cancello della sua recinzione, così ero autonomo, anche se sospettavo che lei mi osservasse dalle finestre di casa. In fondo a me non importava per niente, e nelle settimane a seguire ogni tanto entravo dentro al capanno dove erano riposti gli attrezzi, e là dentro affilavo le lame da taglio, sistemavo gli utensili che usavo, mi fumavo una sigaretta, e lasciavo che il suo sguardo curioso vagasse attorno a tutta la casa nella ricerca del suo giardiniere da tenere sotto controllo. Poi un giorno arrivò mentre stavo dentro al capanno: mi disse che non poteva farsi vedere troppo con me, il vicinato ne avrebbe parlato e questo a lei non piaceva. Mi chiese senza aspettare risposta di raggiungerla in casa passando dal retro quando avessi terminato il lavoro, ed io le dissi che andava bene, ma senza che lei mi avesse chiesto un parere. Quel pomeriggio caddi malamente per terra inciampando su un ramo d’albero che avevo tagliato. Quando mi presentai alla signora Torrini le dissi che sentivo dolore ad un braccio, e forse era meglio se il giorno seguente fossi stato a riposo. Lei disse che non c’era problema, poi mi fece sedere, slacciò la manica della mia camicia e mi fece piegare il gomito in più posizioni, cercando di capire cosa fosse accaduto. Infine tirò fuori una pomata da spandere sulla parte che mi procurava dolore, e senza chiedermi niente la spalmò sul mio braccio. “Si sarà sicuramente chiesto il perché ho cercato proprio di lei per lavorare al giardino”, disse. “Non si deve fare strane illusioni, non sono in cerca di un uomo. La mia vita va bene com’è. Però tra tutte le persone di questo paese lei è il più sfuggente, quello che riesce a guardare attraverso le cose, a restare indifferente di fronte a persone o fatti curiosi, e questo mi piace”. Le dissi che il primo giorno avevamo deciso di darci del tu, almeno quando fossimo stati da soli, così si scusò, e fu ancora più diretta: “Soffro di solitudine, purtroppo”, disse di colpo; “e solo vederti mentre lavori in giardino mi riempie lo sguardo. E’ una mia debolezza, ma ciò non toglie che io debba avere un grande rispetto per quello che fai, per la tua pazienza nei miei confronti, per la capacità che hai dimostrato fino ad adesso, di essere serio, comprensivo, una persona per bene”. Poi, d’improvviso, come consapevole di aver speso anche troppe parole con me, si alzò dalla sedia lasciando che io mi avviassi verso la porta, ma poi, guardandomi a fondo con i suoi occhi duri e sfuggenti, le venne da esprimermi un breve sorriso, e con un moto che non mi sarei mai aspettato, mi accarezzò per un momento la mano, e come in un soffio, disse soltanto: “i nostri anni migliori sono passati, a nulla serve oggi essere falsi…”.

Bruno Magnolfi

Incontrarsi (terza parte)ultima modifica: 2009-11-04T22:22:58+01:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “Incontrarsi (terza parte)

  1. E’ interessante come l’incontro tra i due personaggi avvenga a causa di un giardino trascurato per troppo tempo, il giardino diventa l’emblema di questa storia che lentamente stà crescendo: L’amicizia è una pianta che cresce lentamente attraverso qualsiasi avversità… E’ bello seguire i suoi racconti, attendo con curiosità il proseguo del racconto. Una sua affezionata lettrice

  2. “Soffro di solitudine e il solo vederti mentre lavori in giardino, mi riempie lo sguardo” che bella definizione, rende il senso dell’amicizia :L’amicizia è una presenza che ti evita di sentirti solo, e rende il “viaggio “più leggero.

I commenti sono chiusi.