Due come tanti

Lei era salita sull’autobus con gesto quasi meccanico, alla fine di quel pomeriggio, e aveva passato il biglietto sotto alla macchina per la timbratura. Diverse volte, durante quella mattina, mentre era intenta al lavoro, aveva ripensato alla serata precedente, a quel vago sapore che le era rimasto di tutto quello che era stato detto, alla passeggiata romantica, alla cena in quel locale carino. Lui, dal lato opposto della città, stava pensando a quanto era stato puerile, durante la cena, ad averle parlato dei suoi sentimenti, ad averle accennato al futuro, infine lasciando forse troppi silenzi durante quella passeggiata romantica. In fondo però, la conosceva da così poco tempo che gli veniva naturale parlarle di sé, dei suoi sogni, di ciò che pensava. Così come non sarebbe stato nel suo stile fare delle domande dirette, ma lei era talmente poco loquace, così riservata, pareva certe volte che le si dovesse cavare le parole di bocca. Lei era contenta, le pareva che tutto avesse assunto un significato diverso, dopo quella serata, come se le strade, le persone, le macchine, tutto fosse migliore. La giornata che aveva affrontato si era dimostrata scorrevole, si sentiva leggera, le pareva che il suo futuro si fosse allargato. Adesso bastava aspettare una semplice telefonata, un appuntamento ulteriore, e gli sviluppi, ne era sicura, non si sarebbero fatti mancare. Lui si sentiva felice, contento di averla incontrata, gli pareva di avere in comune con lei tante cose: gli era quasi sembrato, durante la loro serata, come di averla già conosciuta in passato, gli piacevano i gesti, le espressioni, tutto il suo modo di essere, e l’unica voglia che adesso gli pareva di avere, era quella di trascorrere presto un’altra serata con lei. L’autobus su cui lei era salita compieva il giro di tutti i viali, il solito percorso, le solite strade, forse persino la solita gente. Tutto il giorno lei aveva aspettato al suo telefono cellulare una telefonata da lui, le sarebbe bastato un saluto, una parola, un qualcosa per dare continuità alla bella serata, che la facesse sentire vicina a quelle frasi che aveva ascoltato, a quei sentimenti rispetto ai quali si trovava partecipe, unita, assenziente. Lui non aveva chiamato quel numero in parte per timidezza, ma forse anche per non darle l’impressione di chi non lascia respiro, è poco sicuro di sé, sente la necessità di avere riscontri immediati. Però aveva preso la macchina, a fine turno, uscendo dal parcheggio di fronte all’azienda dove si svolgeva il suo lavoro, e invece di fare il suo solito giro, era finito, quasi senza pensarci, dalle parti dove abitava lei, forse per sentirla vicina, passando dalle strade del suo quartiere, forse con la voglia segreta di incontrarla per caso. Lei era scesa dall’autobus, intanto, aveva attraversato il viale, si era incamminata lungo il marciapiede della strada dove abitava. Era stato lì che aveva sentito il primo stridore di gomme delle auto sopra l’asfalto. La prima macchina aveva imboccato la sua strada sbandando, nel momento in cui lei si era girata per rendersi conto di quanto stava accadendo, ma riprendendosi subito; e la seconda, un mezzo della polizia che stava inseguendo la prima, aveva sbandato a sua volta, finendo con le ruote sul marciapiede e prendendola in pieno. Era stato lo stesso momento in cui lui, dalla parte opposta della sua strada, aveva visto lei e tutta la scena, restando atterrito di quando andava accadendo. Era corso da lei, riversa per terra sopra a quel marciapiede, l’aveva chiamata, come a cercare di fermare il destino che si stava compiendo, e lei aveva aperto i suoi occhi, l’aveva guardato, e in quello sguardo aveva messo tutta la vita che le rimaneva ancora da vivere, lascandogli, in un attimo solo, il ricordo di sé, di quel suo amore neppure iniziato.

Bruno Magnolfi

Due come tantiultima modifica: 2009-09-19T16:24:42+02:00da magnonove
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2 pensieri su “Due come tanti

  1. Impossibile non provare un turbinio di sentimenti nel leggere un raccoto così vibrante di vita. Un racconto che lascia senza fiato.
    Leggero e dinamico nel ritmo iniziale, i due ragazzi si cercano, e i loro pensieri quasi s’intrecciano, creando arabeschi nell’aria di quella città, in quella mattina; ma il ritmo si fà sempre più incalzante, quando tutto ad’un tratto il cerchio della vita sembra chiudersi intorno a loro , il traffico, le macchine che stridono, i due che s’intravvedono, ma quella stessa città appare cupa, e il cielo si adombra di nuvole, e sembra non aver pietà per quei due ragazzi innamorati… e come non provare un nodo in gola? Meraviglioso racconto!

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