5 pensieri su “Raccolta – Gli amanti della fine del Giorno

  1. Come non sottolineare nel racconto: La natura perduta, proseguo “degli amanti della fine del giorno”, la bellezza delle immagini descritte, che non sono da meno alla purezza e alla semplicità dello sguardo dell’autore, che seguendo il naturale passo del tempo, della vita del protagonista, ci riporta attraverso la riscoperta di un antico mestiere dove il rapporto tra cutura e natura, si ispessisce, restituendoci un senso più autentico e profondo delle cose .

  2. Attravero l’immagine dei boschi, delle radure, delle vallate, bel borgo, si scopre un mondo che porta con sè il silenzio. Un mondo disertificato, un territorio in assenza d’uomo, in cui però si possono ancora riconoscere, le tracce del suo stanziamento, della sua scomprsa e del suo possibile ritorno; ritrovando in esso i veri valori di una vita semplice, e senz’altro più vera, rispetto a chi ancora oggi continua ad inseguire un mondo effimero, privo di valori fondanti. Bellissimo racconto!!

  3. Ritengo che il racconto ci dà una chiave di lettura di un qualcosa che non è più, e che allo stesso tempo non è ancora.
    Ci restituisce l’unione e l’aderenza tra terra e uomo, che la storia del 900 ha annebbiato, e dà una chiave utopica, indicandoci una strada praticabile, quella del ritorno in una terra dove passato e futuro si ricongiungono e si fondano con un nuovo modo di sentire dell’uomo, ritrovando antichi valori.
    C’è un messaggio forte e autetico in questo racconto, che condivido totalmente. Grazie!

  4. E’ una storia convincente, decisamente bella!
    Certo che osservare il tramonto alla fine del giorno è sempre un bello spettacolo!

  5. Certo che l’idea del racconto mi fà pensare ad un quadro di Millet: L’Angelus”:il quadro ritrae un uomo e una donna entrambi contadini che recitano l’Angelus, preghiera che ricorda il saluto che l’angelo rivolge verso Maria durante ì’Annunciazione.
    I due contadini hanno interrotto la raccolta di patate, e tutti gli strumenti da lavoro, il forcone, il cesto i sacchi e la carriola sono stati abbandonati sul campo.
    Mi ricordo i tempi incui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere, per recitare l’Angelus, in memoria dei poveri defunti( la religione cattolica ha recuperato molti riti pagani “Fescennini”, dove i morti rappresentavano il tramite con dea Proserpina, la “madre terra”e ogni volta che si raccoglievano i frutti della terra si ringraziava la terra per i doni ricevuti). La scena ispira un profondo sentimento di raccoglimento, è alla fine del giorno che si ringrazia la buona sorte ricevuta, e si spera nel nuovo giorno che verrà.
    Attraverso questa scena, semplice, Millet ci illustra i ritmi immutabili che scandivano la vita dei campi e in questo caso l’artista descrive, proprio la pausa al tramonto, l’incanto di quel momento quando tutto sembra sospeso .
    Voglio dire che infondo, anche il carbonaio poteva fermarsi a salutare la fine del giorno, come fanno tutti, persino in città; solo che in città tiriamo sù la testa, guardiamo il sole che tramonta, ma non ci ricordiamo più perche lo facciamo..

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