"Progetti di normalità", di Bruno Magnolfi

Preparazione del pranzo.

 

Il piccolo desiderio che ancora provo mi appare nella normalità, senza che si debba mettere in mezzo alcuna diversa aspirazione. Mi guardo attorno e so che quasi a nessuno interessa comunque il mio punto di vista, anche se in fondo tutto ciò sembra piuttosto naturale. Stare in giro così, nel tentativo semplice di apprezzare cose nuove da vedere ed anche da percepire, mi sembra già molto in mezzo a quel poco che in genere posso permettermi. Proseguo a camminare lungo la larga spiaggia umida durante l’orario previsto per la bassa marea, e l’odore della salsedine attorno a me è talmente forte da stordirmi, mentre prosegue ad allargare i miei polmoni. Poter dire in seguito a chi mi conosce di aver girato quasi a caso lungo queste rive oceaniche della Bretagna, mi sembra già un buon punto di arrivo, come riuscire a fissare nella mente le immagini della costa selvaggia durante questo mese di febbraio, quando tutto in certi giorni sembra sfumare nel grigio chiuso della bruma, e nella scarsa ospitalità del vento freddo che spira dal mare aperto. Non mi aspetto molto di più da questa vacanza: soltanto un periodo riflessivo, senza differenti preoccupazioni.

Poi torno verso il nostro camper, fermo sull’alto di un costone di sabbia, parcheggiato al bordo della strada locale, e vado incontro a Lina, che ferma sta osservando qualcosa dietro di me, forse sopra le onde scure dell’oceano. <<Tutto sembra così triste>>, dico tanto per esprimere un commento condivisibile. Lei mi guarda con una certa intensità, lascia trascorrere appena qualche attimo, poi dice semplicemente: <<credo si sia ormai vicini proprio a ciò che stiamo cercando>>. Resto colpito da questa frase, cerco di riflettere sulle parole ascoltate per rispondere qualcosa a mia volta, ma capisco che forse lei ha solo pienamente ragione, e che non c’è niente da aggiungere, se non piegarsi ad una volontà intrinseca che è riuscita a traghettarci fino qui. Mi fermo accanto a Lina, siamo soli, forse se intensifichiamo i nostri sforzi possiamo riuscire ad essere sinceri, e a tirare fuori finalmente ciò che non abbiamo mai provato a dire. Ma lei dopo un momento si volta indietro, e senza fretta raggiunge il camper, come se non ci fosse altro da scambiare.

<<Sono qua>>, dico poi ad Antonio, mentre spingo la testa dentro la nostra casa viaggiante, apprezzando il fatto che sta dandosi da fare per il nostro pranzo, mentre Sandra resta lì nei dintorni con il nostro docile cucciolo al guinzaglio. <<Allora puoi tritare il prezzemolo>>, fa lui senza neanche alzare la testa dal piccolo piano di cucina su cui sta sfilettando del pesce fresco. Rientra Lina, ed inizia a posizionare le stoviglie sopra l’essenziale tavolo interno, dopo essersi tolta di dosso il suo giaccone. Oggi non piove, penso, ed è già un buon punto di partenza. Lei mi getta un’occhiata pungente, come si aspettasse qualcosa da me, qualcosa che non so e non riesco a comprendere. Ci siamo spinti fino qui senza un vero motivo, tento di riflettere, se non viaggiare lungo questa costa invernale, e trascorrere il tempo stringendosi dentro questo camper. C’è qualcosa che non capisco, probabilmente che non so afferrare, penso meglio, e mi piacerebbe subito porre delle domande a Lina, anche se intuisco perfettamente quanto questo non sia per niente facile.

Rientra anche Sandra, ed io torno ad uscire per allontanarmi di qualche passo come incuriosito da qualcosa tra i cespugli spinosi dei dintorni. Lina dietro di me adesso sta fumando una delle sue sottili sigarette, e mi raggiunge senza neppure avvicinarsi troppo, anche se sembra voglia dirmi ancora qualche cosa, restando invece in perfetto silenzio. <<Stiamo proseguendo con la recita>>, le dico con rassegnazione tanto per restare nell’ambito delle sue presunte meditazioni. Lei sorride con una piccola, leggera smorfia, mentre tiene un braccio abbandonato lungo il fianco, come fosse senza forze, e poi mi fa: <<siamo tutti sempre più distanti tra noi; ma non possiamo essere in nessun altro modo>>. Annuisco, le dico che forse abbiamo commesso un errore imperdonabile, ma lei fa cenno di no con la testa, come non fosse affatto d’accordo; poi si volta, e mentre si muove per tornare al camper, dice sottovoce: <<non avevamo scelta>>, lasciandomi così pieno di dubbi, desideroso di ulteriori spiegazioni, di chiarimenti che con ogni probabilità non avrò mai da lei.

Torno nel camper alla fine, mi siedo al tavolo, e con un coltello affilato, sul piccolo tagliere di legno, inizio a triturare quel prezzemolo che serviva proprio adesso alla cucina.

Bruno Magnolfi

Preparazione del pranzo.ultima modifica: 2022-04-28T16:28:04+02:00da
Reposta per primo quest’articolo