"Progetti di normalità", di Bruno Magnolfi

In accordo (ripresa cinematografica n. 15).

            

 

            Massimiliano guida la sua auto con prudenza, attraversando quel quartiere cittadino in direzione della sua abitazione. E’ pomeriggio avanzato, e lungo uno dei viali che caratterizzano  quella zona, decide di fermare la corsa e concedersi una pausa, prendere qualcosa da bere e riposarsi per dieci minuti, recandosi in un locale dove è già stato altre volte. Arresta il motore dopo aver accostato la macchina al margine della strada, apre lo sportello dell’auto, scende e lo richiude alle sue spalle con gesto meccanico, senza pensieri; e nello stesso momento in cui mette il piede sul marciapiede una ragazza lo ferma, giusto per chiedergli con un grande e cordiale sorriso se davvero sia lui Ettore Giusti.

            Massimiliano non fa a tempo a rispondere che la ragazza ha già preso la sua mano, la stringe con forza e dice subito, conservando il suo sorriso solare, di chiamarsi Annarita, e nient’altro. Però propone subito con allegria di sistemarsi un momento dentro al caffè lì di fronte, giusto per parlare e accordarsi su tutto. Massimiliano la segue, entra dentro al locale senza chiedersi niente, e si siede dopo di lei davanti ad un tavolino nella saletta del bar. Annarita gli spiega velocemente che non ha mai fatto cose del genere fino ad allora, e che comunque è sua convinzione che certe esperienze prima o poi vadano affrontate, e lei, sostiene pur con un piccolo disagio, è ben contenta di tutto questo, e spera solo che tutto vada a buon fine.

            Massimiliano naturalmente non capisce un bel niente di ciò a cui si riferisce quella buffa ragazza, ma pensa che le spiegherà tutto l’equivoco tra un po’, con calma, e nel frattempo possono bere qualcosa, fare conoscenza; in seguito, pensa, ci sarà tutto il tempo per chiarire meglio le cose. Balbetta qualcosa di nessuna importanza, ordina al cameriere due bibite, dice che anche a lui è la prima volta che gli capita una cosa del genere, e sentendosi contagiato dal sorriso di Annarita, sorride a sua volta senza neppure sapere perché. Lei dice che un paio di anni prima ha seguito un corso per recitare in teatro, e che non le riesce per niente difficile immedesimarsi in un personaggio, così fingere di essere la sua fidanzata alla cerimonia dove lui deve recarsi, non è affatto un problema, basta che qualche parente non inizi a farle troppe domande stringate su loro due e a chiedere cose a cui non sa proprio rispondere.

            Massimiliano ride di gusto, adesso gli è tutto chiaro, e per spingere le cose agli estremi dice: dovrai mostrarti almeno un po’ innamorata, abbracciarmi, guardarmi in una certa maniera e magari allungare qualche bacetto. Certo, dice lei, questa in fondo è la parte più facile; l’elemento più ostico è quando ti chiedono dove ci siamo conosciuti, che cosa abbiamo intenzione di fare, e altre cose di questo tipo, tanto che se non ci siamo accordati perfettamente, possiamo buttare all’aria tutto quanto in un attimo. E’ vero, dice lui, però possiamo divertirci a fingersi sconclusionati, senza idee chiare; ma soprattutto non dobbiamo mai separarci durante la cerimonia, in modo da dire solo delle cose di cui possiamo essere a conoscenza ambedue, e che durante la giornata siano sempre aggiustabili. Perfetto, dice Annarita, allora non abbiamo bisogno di altro, improvvisiamo qualcosa al momento e andiamo avanti così, senza crearci troppi problemi.

            Massimiliano la guarda, e in attimo la sente vicina, come si fossero conosciuti da sempre: gli pare quasi che sia davvero la sua fidanzata, e vorrebbe proseguire a star lì, parlare, continuare ad osservare il sorriso di lei e ad ascoltarla, ma Annarita guarda il suo orologio, dice che adesso deve proprio andare, si alza, e lui non riesce neanche a dirle che non si chiama Ettore Giusti, che non è la persona che immagina, ma intanto lei scrive già il suo numero di telefono su un pezzetto di carta, si appunta quello di Massimiliano, gli stampa un bacio sopra una guancia e gli dice soltanto: ciao, fammi sapere solo il giorno preciso e l’ora in cui dobbiamo vederci, grazie per la bevuta, sono felice di aver fatto la tua conoscenza, e anche se alla fine decidi che non sono adatta per la tua cerimonia, non ha alcuna importanza, chiamami ugualmente, possiamo sempre ritrovarci un altro giorno a bere qualcosa e a parlare di noi, magari senza tutti quei parenti noiosi.

 

            Bruno Magnolfi

In accordo (ripresa cinematografica n. 15).ultima modifica: 2012-09-10T20:53:30+02:00da
Reposta per primo quest’articolo