Senza troppi riguardi.

 

Un uomo, parecchio tempo addietro, era entrato nell’Ufficio Postale di Calci. Laura in quel periodo era stata assunta da poco, e fin dagli inizi lavorava costantemente e con un certo entusiasmo dietro allo sportello dedicato al pubblico, considerato che in paese conosceva praticamente tutti. Così parlava e si intratteneva spesso con gli utenti che giungevano là dentro, sempre che non ce ne fossero altri ad attendere il proprio turno. Ma questo tizio malvestito, con i capelli sporchi e arruffati, un’età indefinibile e l’espressione incattivita sopra una faccia piuttosto scostante, persino riflettendoci decisamente a fondo, lei era proprio sicura di non averlo mai visto. L’uomo si era avvicinato lentamente al vetro divisorio, aveva tirato fuori da una tasca un bollettino precompilato che dimostrava la propria volontà di effettuare un versamento, poi aveva bofonchiato qualcosa, mostrando all’impiegata quella carta, come fosse una tassa che a suo parere comunque non gli spettava, un balzello che in ogni caso avrebbe sicuramente pagato malvolentieri.

“Questi sono tutti nemici”, aveva intanto pensato quell’uomo senza neppure guardarsi troppo intorno. “Loro mi osservano, credono di sapere già tutto di me con una semplice occhiata, e invece non hanno proprio capito un bel niente. Non mi interessa nulla di quello che possono immaginarsi di me, e in ogni caso, io sono superiore alle loro stupidaggini, posso averli tutti quanti dentro ad un pugno in un attimo, se soltanto lo voglio”. Laura, dopo aver pronunciato un professionale buongiorno, aveva raccolto dalla fessura sopra al bancone il precompilato, lo aveva passato nella macchina che aveva a fianco, ed una volta siglato qualcosa, aveva chiesto al cliente il corrispettivo da incassare. Lui era rimasto immobile, senza neanche guardarla, ma intanto aveva pensato: “dovrebbero pagarmi loro, per l’onore che faccio a questo luogo infame, soltanto per essere giunto fin qui, come fossi un qualsiasi paesano di questo comune stramaledetto”.

In quella pausa di incertezza, Laura lo aveva osservato meglio, ma non era riuscita per niente ad immedesimarsi, come spesso faceva, in quella strana personalità che aveva di fronte, al fine di comprendere meglio i suoi guai. “In un posto così vorrei tanto poter tirar fuori una bella pistola”, aveva continuato a pensare lui in quel momento, quasi annuendo con il capo a quei propri pensieri. “E invece di pagare mettere una bella paura a tutti quanti, dire a qualsiasi cristo presente, cliente o impiegato che sia, al momento in ufficio anche casualmente, di sdraiarsi per terra e intanto vuotare le tasche. Poi, con maniere dure e dirette, lasciar rovesciare sul banco tutti i contanti che tengono sotto allo sportello, e pure i soldi delle cassette che accumulano dietro, ed infilare rapidamente tutto quanto dentro una borsa, prima di sparire via, con tanti ringraziamenti”. Invece aveva tirato fuori da una tasca delle banconote stropicciate e forse anche sporche, che aveva disteso di malavoglia sotto al vetro divisorio, come fossero vere e proprie gocce del suo sangue. Laura aveva preso con calma quei soldi, li aveva distesi a sua volta, contati, poi da un apposito contenitore aveva estratto alcune monete per dare al cliente il resto al suo pagamento, insieme alla ricevuta timbrata.

Ma era stato proprio in quel momento che un ragazzo del paese di Calci, insieme ad un amico, ambedue alle spalle dell’uomo, si era lamentato con voce un po’ troppo alta della presenza dentro un ufficio pubblico di una persona brutta e sporca come quella che si era ritrovato davanti, dispiacendosi con qualche risolino anche per le impronte di fango lasciate dalla stessa sul pavimento. L’uomo, dopo aver preso con sé le sue cose, ma senza salutare né ringraziare l’impiegata, si era girato con calma verso i ragazzi, e con la mano libera aveva fatto il gesto di preparare un pugno da assestare contro quei due, anche se loro, ridendo, si erano subito scansati, soprattutto per evitare la sua vicinanza. Poi, strascicando leggermente i propri piedi, si era diretto verso l’uscita, ma non era apparso troppo intenzionato ad andarsene, come se avesse ancora qualcosa da fare là dentro. Nessuno lo aveva trattenuto in ogni caso, ma in questa fase tutti i presenti, compresa una signora di una certa età che probabilmente era lì per ritirare la propria pensione, si erano chiesti di dove giungesse un tipo del genere, e soprattutto quale fosse il motivo della sua presenza all’interno di quell’edificio.

Alla fine, era uscito, e aveva proseguito, in ogni caso, come a studiare le abitazioni e le case vicine all’ufficio postale, poi era andato con tutta calma a riprendere posto a bordo del suo vecchio motorino a tre ruote, ma anche dopo averlo rimesso in moto, aveva continuato a preoccuparsi di tutto ciò che c’era attorno, fino a percorrere la strada principale del paese di Calci molto lentamente, quasi a passo d’uomo, tanto pareva interessato a ciò che vedeva. Sul cassone del mezzo, scrostato e sicuramente riverniciato a mano già più di una volta, si intravedeva ancora una vecchia scritta che recitava: “Piero Calzolaio”, e a giudicare anche da tutto il resto, non si riusciva a mettere in dubbio che il suo mestiere fosse esattamente quello indicato, magari portato avanti senza troppi riguardi.

Bruno Magnolfi

Senza troppi riguardi.ultima modifica: 2023-03-12T18:44:55+01:00da magnonove
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