Largamente sufficiente.

 

<<Certe volte osservo qualcosa di minuscolo>>, fa lei appoggiando un braccio sopra al piano del tavolo della birreria, <<e mi pare subito immenso, come se in un frammento di qualcosa pur così piccolo fosse già presente un mondo, e forse rappresentasse una semplice miniatura di tutto quello che già esiste attorno a noi>>. Non ci sono molti clienti nel locale, giusto tre ragazzi che scherzano tra di loro dall’altra parte della sala, e mentre della musica noiosa fa capolino ogni tanto dal confuso brusio delle voci e tra i rumori del lavaggio dei bicchieri dietro al bancone, Laura snocciola lentamente il suo pensiero, come fosse da sola a parlare con la propria immagine specchiata in mezzo a un vetro sporco di polvere e appannato dai fiati di qualcuno. La sua amica ride leggermente mentre la guarda, come se quelle parole che sta ascoltando fossero una qualsiasi spiritosaggine, così Laura aggiunge subito che per fortuna certi pensieri se ne vanno via velocemente dalla sua mente, come fossero soltanto degli elementi di passaggio.

<<Mi piace la maniera come ti stai pettinando i capelli, almeno in questi ultimi tempi>>, fa ad un certo punto l’altra, come se loro due dovessero tornare rapidamente agli argomenti di sempre e soprattutto con i piedi a terra. Poi cala con naturalezza qualche minuto di silenzio, quasi che le amiche non avessero alla fine troppi temi rilevanti attorno a cui discorrere. I ragazzi davanti al proprio tavolo proseguono intanto a ridere e a scherzare, apparentemente senza nessuna diversa preoccupazione. <<Non vorrei in nessun caso avere dei figli>>, riprende Laura come parlando ancora con sé stessa. <<Non sarei mai in grado di essere una vera mamma>>. L’altra adesso sta anche immobile, sicuramente quello è un argomento che non si può trattare superficialmente, perciò è quasi meglio, a suo parere, starsene fermi di fronte a certe affermazioni, e anche in silenzio. <<Mi sembrerebbe di poter rompere qualcosa di un bambino, solo nel tenerlo tra le braccia>>, dice ancora Laura; <<e poi sono sbadata, mi dimenticherei sicuramente di mio figlio, probabilmente lo lascerei per ore sopra una panchina al parco, o dentro un passeggino, soltanto per mettermi a parlare con qualcuno, magari di sciocchezze>>.

Generalmente, lei non tratta mai argomenti così tanto spinosi, forse anche perché sa che gli anni stanno trascorrendo velocemente, sia per lei che per la sua amica di sempre, ed è facile che certe cose, con una certa probabilità, loro due non avranno mai l’opportunità di affrontarle per davvero. Ma forse è proprio questa consapevolezza che mette adesso Laura in una strana condizione di disagio, come se non avere la possibilità di mettere su una famiglia propria, la portasse ad essere reticente a quegli impegni che potrebbero in qualche modo riguardare un’esistenza così diversa. L’altra forse non ha neppure mai affrontato, neppure con se stessa, un argomento di quel genere: sorseggia la sua birra, sorride, alza persino le spalle se qualcuno le fa un qualsiasi complimento. Ambedue sembrano accettare tutto ciò che poco per volta sembra snodarsi senza volontà nelle loro giornate, sapendo fin da subito che il percorso che hanno di fronte sarà probabilmente quello di veder invecchiare poco per volta i propri genitori, restando naturalmente sempre in casa accanto a loro, senza alcuna alternativa.

<<Anche se abbiamo quasi trent’anni per ciascuna, questo non vuol dire che non capiti anche per noi l’occasione giusta per mettere su una famiglia nostra>>, dice l’amica dopo un po’, come se quella consolazione, ripetuta all’infinito, giorno dopo giorno, fosse già una maniera per giustificare anche i propri pensieri. <<Allora non hai proprio capito>>, le dice Laura con un improvviso impeto. <<A me non interessa l’argomento. Non mi ci vedo tagliata, né per i figli, né per un marito. Ho il mio lavoro, abito con i miei genitori, però mi sento libera di fare quello che mi va, senza troppi impicci>>. L’altra, pur non troppo convinta, resta comunque in silenzio, fino a quando, dopo qualche attimo, le dice decisa: <<e ti andrebbe, se in questo momento ce ne andassimo da qua dentro?>>. <<Certo>>, fa lei, <<non aspettavo altro che tu me lo chiedessi>>.

Molti, della loro stessa età, sono ormai andati via dal paese, ed hanno cercato di costruire qualcosa da altre parti, lontane o vicine che fossero. Chi è rimasto lo ha fatto spesso per indecisione, o forse soltanto per non aver colto l’occasione giusta quando era il momento. Le due amiche, già compagne di scuola dalle elementari, forse non hanno affrontato mai a fondo quella materia, fino a quando non è risultato all’improvviso che era ormai quasi troppo tardi per prendere una decisione un po’ più drastica. Ma alla fine non si può avere tutti quanti i medesimi ideali, e se le sensazioni che ognuno prova sono del tutto personali, e quindi come tali degne di rispetto, anche loro seguono dei principi in cui credono davvero, e le proprie giornate sono comunque colme di idee da realizzare. <<A me va bene così>>, dice Laura all’improvviso. <<Certo, non mi aspettavo molto, fin dagli inizi, ma quel poco che ho adesso mi sembra largamente sufficiente>>.

Bruno Magnolfi

Largamente sufficiente.ultima modifica: 2022-12-30T15:40:27+01:00da magnonove
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