Finzioni necessarie.

 

L’incarico, concesso ad un’importante agenzia addetta alla selezione del personale, una volta pubblicate alcune inserzioni mirate, è diventato immediatamente operativo, e si è così dato inizio allo svolgimento dei relativi colloqui per l’individuazione dei soggetti più adatti all’inserimento dei candidati negli organici dei nuovi uffici dell’immobiliare; ed io, per mio conto, ho già informato Elisabetta che dovrò prendermi un paio di pomeriggi liberi per incontrare, e quindi eseguire la scelta finale, quei candidati risultati più adatti, naturalmente rendendomi di controparte disponibile, nel proseguo del periodo di preavviso al licenziamento, per affiancare la nuova figura professionale che dovrà sostituirmi nel mio vecchio posto di lavoro, così da instradarla a mia volta nei suoi compiti futuri. Elisabetta, nel ricevere a mano la mia sofferta lettera di dimissioni, sull’immediato non ha avuto niente da eccepire, com’era peraltro del tutto prevedibile, tanto che in quella stessa mattina della settimana scorsa lei ha poi continuato a svolgere tranquillamente, alla scrivania dell’ufficio, le proprie funzioni, come qualsiasi altro giorno. Però, al momento in cui ho preparato le chiavi e le planimetrie, come mio solito, per recarmi ad un appuntamento con alcuni clienti desiderosi di visionare una casa, ho inteso dire da lei, pur senza avermi ancora guardato: <<spero che resteremo in contatto>>, come parlasse però con qualcuno al telefono, senza neppure sollevare gli occhi dallo schermo del suo terminale. Ho fatto trascorrere qualche secondo, mentre ero in piedi impugnando già i manici della mia cartella e pronto per uscire. <<Lo spero anche io>>, le ho sillabato allora sottovoce, quasi commosso, immaginando lo sforzo che lei stava affrontando.

La sede della nuova agenzia immobiliare “F. & A.”, all’angolo delle due strade principali di tutto il quartiere, adesso praticamente è quasi pronta, e Fernando, mio socio in affari e finanziatore, appare ben soddisfatto nell’essere riuscito a far rispettare i tempi agli operai e a tutte le maestranze, e nel consegnare a me, prossimo direttore dell’azienda, il lavoro perfettamente completato a regola d’arte. Io e lui ultimamente ci siamo visti parecchie volte, soprattutto per decidere le soluzioni finali di quegli uffici, ed abbiamo anche pranzato assieme, in diverse occasioni, continuamente parlando di come impostare tutte le cose che riguardano la nostra società, e del futuro dell’agenzia. Oggi, d’improvviso, mentre passo dalla sede per osservare l’effetto che fa la nuova insegna, e rendermi anche conto di ciò che eventualmente può ancora mancare per rendere l’ambiente il più possibile accogliente e piacevole, Fernando mi spiega che sua sorella gli ha detto al telefono di salutarmi cordialmente, dopo questa manciata d’anni dalla nostra separazione, come se fosse una cosa normale non essersi quasi più sentiti da allora, se non tramite avvocato. <<Ti ringrazio>>, gli ho detto, <<ma forse c’è qualcosa che non comprendo>>. <<Vedi>>, ha detto allora lui sorridendo, <<le cose per Laura sono andate molto bene ultimamente, dopo che ha deciso di prendere in mano l’azienda agricola della nostra vecchia zia, quella che mi pare abbia conosciuto anche tu durante il vostro viaggio di nozze, nella Maremma toscana. Tanto che adesso si sente quasi in debito verso di te>>.

Sono rimasto di sasso; dopo le vicende relative al divorzio non sembrava ci fosse alcuna possibilità di conservare un minimo di relazione tra me e Laura, ed ora, di colpo, appariva quasi che io stessi cercando in tutti i modi un riavvicinamento verso di lei. Non era così, suo fratello Fernando sapeva perfettamente come stavano le cose, ed anche di essere stato lui a cercarmi, tanto che io fino ad allora non sapevo neppure chi fosse, visto che nella mia vita non lo avevo neppure mai incontrato, al momento in cui si era presentato nella agenzia di Elisabetta, o forse nella birreria di Lorenzo, adesso non ricordo perfettamente. Sono rimasto in silenzio, in fondo non avevo niente da dire né da sapere, le cose erano andate in una certa maniera, ed il fatto di ritrovarmi in affari proprio con il fratello della mia ex-moglie, era frutto solamente della più pura casualità. Lui non ha aggiunto altro, ed io ho lasciato correre via qualsiasi pensiero dalla mia mente, come se la mia concentrazione avesse il proprio punto focale soltanto nell’avvio del nuovo lavoro, ed in nient’altro. Ma quando alla fine, dopo aver parlato d’altro, sono rimasto finalmente da solo, ho iniziato a riflettere meglio su tutto quanto, e mi è giunto il sospetto che l’arrivo di questo signor Fernando nella mia vita lavorativa, fosse soltanto una maniera per risarcirmi di qualcosa che avrebbe anche potuto essere mio. Non era così, non poteva assolutamente essere così, eppure tutto questo all’improvviso sembrava un altro avvelenamento di qualcosa di positivo che stava capitando. Avrebbe anche potuto essere, questo Fernando, una persona qualsiasi, mi chiedevo, senza bisogno di rappresentare la famiglia della mia ex-moglie? Forse dovevo soltanto tenere i nervi maggiormente saldi, ed approfittare di ciò che mi veniva offerto, senza provare la necessità di torturami la mente. Eppure, qualcosa adesso strideva, non potevo certo fingere.

Bruno Magnolfi

Finzioni necessarie.ultima modifica: 2022-10-17T16:03:22+02:00da magnonove
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