Tutto per il lavoro.

 

Una ragazza dal nome di Mannelli Lorena, è venuta in agenzia in un momento in cui stranamente non c’era Elisabetta né nessun altro, per chiedere con timidezza se avevamo in vendita un piccolo appartamento, qualcosa di adatto ad una persona da sola. L’ho fatta subito accomodare, ho sfogliato con attenzione lo schedario, ed ho tirato fuori gli alloggi che rispondevano meglio alle sue semplici richieste. Lei ha detto che aveva appena ricevuto un piccola eredità, e che era intenzionata a risolvere al più presto il suo contratto di affitto tramite il quale abitava a condizioni parecchio sfavorevoli in una casa al terzo piano in un palazzo di quel quartiere. Insieme abbiamo controllato tutte le offerte che potevano avvicinarsi alle sue esigenze, valutando ogni dettaglio, fino a quando è rientrata Elisabetta in ufficio, facendo cambiare in un attimo il clima che fino ad allora si era instaurato. Comunque, non avendo trovato qualcosa che convincesse pienamente la ragazza, ho annotato i suoi dati con la promessa che l’avrei contattata immediatamente al momento in cui avessi trovato qualcosa di adatto per lei, di fatto stringendole la mano e accompagnandola fino alla porta. La mia collega mi stava osservando in quel preciso momento con espressione poco lusinghiera, anche se ha preferito non fare alcuna domanda e neppure tirar fuori come suo solito la propria immancabile opinione. Per un attimo ho avuto quasi l’impressione che un filo sottile di gelosia l’attraversasse, ma ho sorriso leggermente tra me ed ho subito scacciato quell’idea dalla mente. Poi ho trascritto nella mia agenda tutte le informazioni sulla Mannelli, e quando sono uscito dall’agenzia per andare a far visionare un appartamento ad un compratore, non ho lasciato in giro nessun pezzo di carta con quei dati, neppure nel cestino sotto la scrivania.

La giornata ha proseguito in modo piuttosto simile a tutte le altre, e quando sono rientrato in ufficio Elisabetta comunque era lì, con un’espressione leggermente diversa dal solito, e la faccia di chi sta pensando qualcosa di inconfessabile, tanto da giungere a chiedermi, contrariamente a quanto fa sempre, com’erano andati i miei appuntamenti. Ho provato la voglia immediata di uscire al più presto dall’agenzia, però mi sono trattenuto ancora del tempo, giusto per dare corso a qualche telefonata di lavoro, ed il fatto che la mia collega non mi avesse più rivolto alcuna attenzione fino a quando non l’ho salutata per andarmene via, mi ha fatto sentire un po’ meglio, come se nessun argomento trattato con lei avesse potuto farmi sentire del tutto a mio agio. Il giorno seguente ho telefonato alla Mannelli Lorena, spiegandole che non avevo ancora trovato nessuna nuova soluzione per lei, ma comunque stavo lavorando attorno alla sua richiesta, ed avevo avuto notizia di un miglioramento delle condizioni di acquisto di un bilocale parzialmente da ristrutturare. Lei ha voluto fissare immediatamente un appuntamento per visionare la casa, ed io mi sono reso subito disponibile per il corso della settimana seguente. Ci siamo trovati davanti all’ingresso del dignitoso portone, ci siamo salutati con un certo trasporto, poi abbiamo salito le scale.

Lo sconto finale accordato dal proprietario sul prezzo d’acquisto di quell’immobile per lei sembrava proprio ciò che attendeva da tempo, e nonostante il bagno attuale fosse da risistemare, la casa le è subito piaciuta, sia per la luminosità, che per la disposizione e l’ampiezza delle sue stanze. Ci siamo dilungati parecchio ad immaginare quei vani con della mobilia adeguata e dei lampadari migliori di quelli presenti, e la Mannelli ha subito detto che per lei era comunque piacevole cambiare le cose poco per volta, senza affrettare le sostituzioni. Ci siamo sorrisi parecchio nell’immaginare quei vani variare poco per volta, ed io le ho spiegato, alla fine del sopralluogo, che se voleva fissare l’acquisto avrebbe dovuto versare una caparra nel breve periodo, ma io mi impegnavo a non cederla ad altri per le prossime due settimane. Quando siamo tornati sul marciapiede lei sembrava davvero contenta, ed i suoi sentimenti sembravano così contagiosi nei miei confronti che le ho offerto un caffè in un locale poco lontano, anche per apprezzare ancora per dieci minuti la sua presenza. Alla fine ci siamo dovuti salutare, naturalmente, ma lei ha promesso di farsi sentire almeno per via telefonica al più presto possibile. Quando se ne è andata sono rimasto ad osservarla qualche minuto mentre si allontanava, ed ho pensato che forse avremmo potuto persino frequentarci io e lei qualche volta. Poi però sono stato presto riassorbito dal mio lavoro.

Bruno Magnolfi

Tutto per il lavoro.ultima modifica: 2022-08-11T16:34:17+02:00da magnonove
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