Oceano aperto.

 

Lei si sente sempre la solita. Forse su certe cose può anche apparire leggera per alcuni versi, e forse soltanto annoiata per altri, ma alla fine pensa semplicemente di essere una donna che manda avanti un’esistenza normale, agli occhi di qualcuno forse piuttosto vuota e anche un po’ grigia, ma che invece lei riesce spesso a tradurre come interessante, grazie ad una certa spiccata personalità. Si tratta spesso di sentirsi diversi da chi ci sta vicino, accorgersi che molti dei propri pensieri appaiono inconsueti ed anche piuttosto distanti da quelli degli altri, e che soprattutto le proprie scelte non riescono quasi mai ad essere dettate dalla banalità che spesso dilaga in quasi tutti. Non è tanto il fatto che Lina non si senta mai del tutto compresa dai suoi conoscenti, quanto che a lei non interessa, anzi proprio non le piacerebbe nemmeno, che quei suoi amici fossero del tutto in grado di capirla davvero. Il sipario che crea davanti a se stessa serve esattamente a questo scopo, anche se ovviamente le pare importante che magari qualcuno tenti ogni tanto di alzare almeno una parte di quel velo di separazione. Qualche volta con Sandra si è già lasciata andare a qualche confessione piuttosto misurata, ma non ha ottenuto dei grandi risultati. Con Renato invece deve ammettere di avere scoperto un’intesa naturale, che neanche ammette l’uso di troppe parole e spiegazioni.

Oggi le è piaciuto da subito sedersi al suo fianco, mentre con pacatezza René, come lo sta chiamando lei in questa vacanza,  si è messo alla guida del loro camper. Dietro alla cabina Sandra ed Antonio appaiono adesso molto silenziosi, forse intenti soltanto ad osservare il panorama, mentre la casa su ruote si muove tranquilla alla volta di Concarneau, nella bassa Bretagna, attraverso la rotta a sud di Quimper. A lei sembra a tratti di poter addirittura scambiare i pensieri con lui, apprezzando il suo modo di guidare attento e tranquillo, quasi come stesse portando avanti con Lina una piacevole conversazione delicata e complessa, pur senza proferire alcuna parola. Lei per suo conto non ha neppure bisogno di guardarlo: le è sufficiente osservare la strada costiera davanti al loro camper, usando quasi la stessa angolazione di visuale che adopera Renato, per sentirsi in questo modo estremamente vicina a lui, praticamente immedesimata nella stessa attenzione con cui lui sta conducendo il loro mezzo. Sorride, quando qualche imperfezione della strada la sballotta un po’ sul sedile, e Renato assume subito così un’espressione divertita, come se l’accettazione della realtà da parte di tutt’e due, fosse data soltanto da quella specie di tolleranza, capace persino di divertirli attraverso dei piccoli gesti usuali.

Sarebbe sicuramente bello poter fermare almeno un momento il motore, accostando il camper sul ciglio della via, ed immediatamente lasciarsi andare ad un abbraccio sincero e sentito, unione fisica oltre la mente, anche se una cosa del genere appare del tutto impossibile e forse persino troppo risolutoria. Null’altro allora ha qualche importanza, se non tutto quello in grado di trasmettersi così tra loro due, in una sorta di identificazione continua ognuna nell’altro, unica possibilità lasciata a due persone come loro, impegnate in una normale vacanza, ma assieme ai propri rispettivi coniugi. Una punta di dolore sottile e costante prende Lina nelle situazioni in cui non riesce a esprimere se stessa, mescolandosi completamente ad un dolce piacere inconfessabile proprio per l’assenza di definizione e di un epilogo: quasi un sogno leggero e meraviglioso, prolungato a dismisura nella imminente coscienza della realtà.

La strada lascia la costa d’un tratto, attraversa per diversi chilometri l’interno del Finistère, ed infine giunge sul ponte del grande fiume Odet, nei pressi del paese Benodet, dove una sosta è del tutto auspicabile. Non ci vuole poi molto ad infrangere quella dolce atmosfera in cui loro due si sentono immersi, ed una volta arrestata in un parcheggio la casa su ruote, Renato guarda per un attimo Lina negli occhi, quasi avessero scambiato tra loro durante la strada tutto quanto fosse parso possibile; infine si volta sul retro del mezzo per spiegare a sua moglie e ad Antonio che forse quattro passi ed una breve visita ad un caffè lì vicino da lui sarebbero sicuramente molto apprezzati. Lei, non vista, gli sfiora una mano, gli fa sentire la sua sincera tenerezza, poi apre con calma lo sportello, e quindi scende dal camper: <<ci sono degli isolotti, poco lontano>>, dice quasi per spiegare a se stessa quello che lei sta vedendo, oltre la grande foce del fiume, nell’oceano aperto. <<E’ vero>>, interviene Antonio, suo marito, una volta con i piedi per terra; <<sarebbe bello avere il tempo utile per fare una visita fin là>>.

 

Bruno Magnolfi

Oceano aperto.ultima modifica: 2022-03-25T18:36:09+01:00da magnonove
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