Parole fredde.

 

Non so per quale motivo mi senta improvvisamente vicino ai manifestanti che stanno mettendo in subbuglio tutta la Francia. Naturalmente comprendo che qualsiasi convinzione li porti per strada ad urlare le proprie ragioni, e indipendentemente dai contenuti della battaglia che portano avanti, con l’uso della violenza e del vandalismo come stanno facendo, si pongono immediatamente dalla parte del torto, considerato che in una democrazia matura, se riesci come credo ad avere dalla tua parte un’opinione forte e generalizzata della gente, le personalità del governo di quel paese devono assolutamente ed in fretta tenere conto di quella opinione. Però il fatto che tutto sia estremamente spontaneo, e che non ci siano delle sigle di partito oppure d’altro alle spalle di quelle decine di migliaia di persone comuni che marciano lungo i viali cittadini, tutto ciò li fa apparire sinceri, onesti, credibili, in tutto quello che tentano di rivendicare. Sandra, dopo un momento in cui pareva che in qualche modo simpatizzasse per i manifestanti, adesso ha detto che forse è solo un fatto di costume, quasi una vecchia tradizione per i parigini quella di inventare delle parole d’ordine e poi dargli fiato. Certo, sfuggire alle maglie del sistema è affascinante, ma non credo neppure io che tutto questo porti verso qualcosa di buono. Ho provato a parlarne anche con Antonio, ma dentro ai suoi occhi quei gilet gialli che tengono in scacco un paese intero sembrano indossati soltanto da degli invasati, peraltro privi di qualsiasi vero collante sociale con il popolo reale. L’unica che sembra subire una certa suggestione da quei manifestanti, rimane Lina, con la quale peraltro ho deciso di parlarne appena ci sarà un momento in cui possiamo starcene da soli.

È notevole il fatto che esistano persone libere che provano la necessità di evidenziare le proprie difficoltà e sofferenze, però spesso la maniera che usano per farsi sentire è sbagliata, o almeno concede la possibilità e la copertura, per almeno alcuni di loro, di usare dei metodi completamente inaccettabili. Lina è una donna romantica, sicuramente attratta per naturale predilezione verso tutti coloro che appaiono liberi, oltre gli schemi, sciolti dalle sovrastrutture che a volte sembrano incasellarci tutti quanti. <<Non so>>, risponde invece alla mia domanda generica. <<Personalmente non potrei mai far parte della schiera di quei manifestanti, neppure di quelli assolutamente pacifici. Credo nell’intelligenza, più che nelle prove muscolari>>. Io adesso la guardo con invidia e anche con un certo interesse: mia moglie Sandra non saprebbe mai dare una risposta del genere, e neppure mostrare un punto di vista così personale; certe volte mi sento attratto da questa ragazza leggermente attempata che ancora riesce a brillare di acume e di sensibilità. Così le chiedo se verrebbe a farsi una passeggiata con me ed il mio cane, tanto per fare due chiacchiere, e lei non dice niente, ma indossa il suo giaccone ed esce subito dal nostro camper. La seguo, dico qualcosa ad Antonio che sta preparando con Sandra qualcosa per la cena di stasera, e poi andiamo.

<<Ci sono delle volte in cui i tuoi modi mi affascinano>>, le dico tanto per farle capire che apprezzo il suo modo di riflettere le cose, anche attorno a questi fatti francesi, proprio adesso che ci troviamo in Bretagna come dei turisti qualunque. Lei sorride, guarda qualcosa avanti a sé, tiene il guinzaglio di Ettore, e si fa prendere completamente dalla curiosità del mio cane, che annusa tutto quanto sia possibile in giro. <<Non dovresti dire così, Renato>>, fa comunque alla fine. <<Neppure se pensi davvero quello che dici>>. Mi fermo un momento, mi piacerebbe abbracciarla, farle sentire che la sento vicina, che per me è una donna adorabile, però mi trattengo. Lina invece improvvisamente si ferma, fa un passo verso di me, non tira fuori neppure le mani, che lascia sprofondate nel suo giaccone, con il guinzaglio che le ciondola da un polso, e mi regala un piccolo bacio sopra la bocca, come fosse un effluvio di sentimento improvviso. Resto colpito come uno scemo, tanto che non mi riesce di mostrare alcuna reazione, così lei in un attimo sembra sgusciare subito oltre, riprendendo lo stesso comportamento di un attimo prima. Non è successo niente, dicono adesso i suoi passi leggeri sulla costa di questo oceano in assetto invernale. Siamo amici, ci conosciamo da tanto, non abbiamo bisogno di altro, se non di scambiarci ogni tanto qualche piccolo segno, e poi cancellarlo immediatamente, quasi come fosse una scritta infantile sopra questa sabbia bagnata, levigata ad ogni momento dalla spuma senz’occhi di onde fredde ed identiche.

Bruno Magnolfi

Parole fredde.ultima modifica: 2022-01-28T17:47:52+01:00da magnonove
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