Preparazione necessaria.

 

Ci sono stati, specialmente negli ultimi decenni, moltissimi sassofonisti appassionati e veri cultori del jazz; e magari proprio loro, anche più di altri strumentisti, innalzandosi quasi a simbolo della musica afro-americana, hanno spesso trascinato negli anni le tante e variegate correnti di questa musica, molte volte riuscendo a rinnovare rapidamente gli stili, oppure anche trovando delle soluzioni diverse di suonare, più aderenti ogni volta al loro periodo. Emilio qualche volta sente su di sé tutto il peso di questa selva di importanti strumentisti, certe volte anche grandi precursori dei vari modi di suonare, che proprio come lui hanno soffiato, e ben prima di lui, dentro al canneggio di questo strumento metallico ad ancia semplice, ricavandone prima o dopo tutti i suoni possibili ed estremi. Così come, in certi altri casi, lui adesso quasi sente giungere proprio da loro un efficace sostegno morale, sapendo perfettamente che tutti i problemi tecnici che per ognuno è possibile incontrare mentre suona il suo sassofono tenore o soprano, sono già stati affrontati e risolti da questi grandi personaggi animatori di concerti e di serate memorabili, organizzate spesso nello sviluppo di tanti generi diversi. Ciò non deve incoraggiare, secondo la sua opinione, il tentativo di assomigliare a quello o a quell’altro, magari sforzandosi di rifare o ricreare i medesimi assoli che qualcuno è stato capace di improvvisare quella volta oppure quell’altra. Nel jazz c’è una matrice di libertà che non può mai essere disconosciuta: è quasi una trave portante di questo genere musicale, indipendentemente da qualsiasi sonorità si decida di affrontare. Ed è addirittura, secondo Emilio, il senso profondo e la vera anima di questa musica: un materiale in continua evoluzione.

Nessuno, nel suo gruppo, ha mai posto dei limiti ai propri suoni, ed il fatto di avere sempre cercato di comporre dei brani che fossero adeguati alle loro esigenze come dei veri vestiti da indossare, ha fatto in modo che alla fine la musica che attualmente si trovano a suonare non assomigli mai troppo a nessun’altra: è la loro, quella che aderisce meglio alla propria sensibilità collettiva. “Franca in questo ha una personalità unica”, riflette ancora Emilio; “se agli inizi le si poteva chiedere semplicemente di aderire alla nostra proposta musicale, lei in breve tempo ha fatto molto di più, inserendosi con il suo piano come elemento di snodo e di cardine per tutti i nostri suoni”. In effetti qualcuno ha iniziato a notare questo gruppo senza troppe pretese di notorietà, ed alle loro prove nella sala acustica dove si riuniscono regolarmente, alcuni hanno iniziato a venirli a sentire, stando di là dal vetro, magari con la cuffia inserita nella loro amplificazione; e in diversi, tra quegli amici e quei conoscenti, hanno mostrato grande apprezzamento per i loro risultati.

Forse non ci sarà mai un grande futuro per quel genere musicale che loro si ostinano a portare avanti, questo lo sanno perfettamente sia Emilio che tutti gli altri componenti della formazione; ma ciò non significa assolutamente niente, considerato che la musica, per essere libera, ha sempre la necessità di non essere condizionata da nulla, tantomeno dal successo economico determinato dal mercato. E poi ciascuno di loro ha sempre pensato che una passione per qualcosa come l’arte dei suoni, debba sempre volare al di sopra di qualsiasi utile che si potrebbe ricavarne in un modo o nell’altro. Perciò vanno avanti lungo la strada intrapresa, ed Emilio, pur sapendo che forse non sarà mai una vetta indiscussa del suo strumento, ciononostante comprende che il suo apporto alla qualità musicale finale del gruppo è determinata anche da quello che lui riesce a suonare, e da come e quanto sia in grado di fare la sua parte.

“Oggigiorno registrare la musica che facciamo, vuol anche dire fissare una volta per tutte la traccia di qualcosa che sei stato capace di mettere insieme”, pensa ancora certe volte; “e già questo è un risultato importante, anche se le dinamiche fondamentali della nostra formazione si impostano soprattutto dal vivo, in presa diretta, quando ogni stimolo può essere immediatamente tradotto in semplice suono”. Poi Emilio termina di pulire e di lubrificare le chiavi del suo prezioso strumento, scegliendo le ance migliori e sistemandole di nuovo in buon ordine: perché è evidente che la voce che passa da quel suo strumento, è esattamente il prolungamento del suo corpo, della propria personalità: e quindi non è possibile affrontare un’attività importante e generosa come quella che sostiene lui con il suo gruppo, senza aver preparato degnamente qualsiasi cosa sia necessaria.

Bruno Magnolfi

Preparazione necessaria.ultima modifica: 2021-12-16T16:52:53+01:00da magnonove
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