Nessun’altra possibilità.

 

I ragazzi sono contenti. Adesso hanno mille idee che continuano a girare nelle loro teste, anche se la preoccupazione più importante rimane quella di non farsi prendere stupidamente dal piccolo successo riscontrato in questa serata fortunata, di fronte ad un pubblico particolare, composto persino da qualche giornalista, e poi da molte persone attente e competenti, e magari scordare in fretta così i propri veri scopi. Gli elementi giusti per questo piccolo concerto si sono allineati bene proprio da subito, ancora prima di iniziare a suonare dentro al locale, forse per una serie di combinazioni favorevoli, forse per il nuovo assetto della loro formazione, ma essenzialmente perché il calore della gente, stipata in questa piccola sala, si è mostrata come la molla più efficace, capace di spingere fin dall’inizio il loro jazz difficile proprio verso i territori che tutti sembravano desiderosi di ascoltare. Adesso che ormai è tardi, e quasi tutti sono andati via, loro rimangono piacevolmente in silenzio, mentre continuano a riavvolgere i cavi dell’amplificazione e a rimettere al loro posto gli strumenti; anche perché sarà soltanto la riflessione attenta di ogni dettaglio sonoro che hanno proposto sulla piccola pedana di questo club, che potrà permettere loro di spingersi in avanti, di maturare i suoni giusti, di trovare i fraseggi più adeguati, ed elaborare i pezzi ancora meglio di come li hanno suonati questa sera.

In diversi tra i presenti, una volta terminato di esibirsi, hanno sentito il dovere di complimentarsi con questi ragazzi per la buona qualità della musica che hanno fatto ascoltare, e tutto è sembrato comunque piuttosto spontaneo e naturale, proprio come il loro genere, che in fondo tenta di coniugare in modo semplice due realtà distanti come il free jazz e il funcky. Alcuni hanno poi apprezzato particolarmente la pianista, una ragazza giovane ma già determinata e tecnicamente molto forte, assolutamente affiatata e in linea con i suoi compagni. “Un tempo continuo e uniforme di percussioni, una linea di basso con pochi fronzoli, degli interventi di tastiere su scale minori, e poi fraseggi delicati di suoni tra i due fiati”, questo verrà scritto domani in una recensione. “Una musica semplice e anche complessa, che mescola tante cose diverse, conservando però una matrice propria, un’idea di fondo personale, insomma un proprio stile”.

Lorenzo non è rimasto molto contento quando Franca se n’è andata in fretta con quel Simone, subito offerto di accompagnarla a casa. Avrebbe voluto forse che rimanesse qualche altro minuto, magari per poter parlare ancora un po’ di tutto: della musica, del futuro, dei ragazzi del gruppo, forse anche di loro due. In fondo è lei che pur giungendo solo adesso a far parte del quintetto, ha dimostrato di riuscire ad essere subito il baricentro di tutti i loro suoni. Lui è molto soddisfatto di averla presentata agli altri, anche se non sa bene come gestire questi sentimenti che gli nascono dentro all’improvviso, riconoscendo che non si era quasi accorto di Franca al liceo, prima di sapere che suonava il pianoforte. Solo ora si rende conto che lei possiede delle capacità notevoli, non ultima quella di saper ascoltare gli altri. ed intervenire nei momenti più adeguati.

Sembra che si sia aperta ormai una nuova fase per il loro gruppo: tutti gli altri ragazzi parlano apertamente di come strutturare i nuovi pezzi basandosi sugli accordi del pianoforte, ed anche i momenti più estemporanei, nelle loro parole, sembra che debbano essere sempre sorretti dalle sonorità della tastiera. Fare musica non è una cosa semplice, pensa certe volte Lorenzo mentre è solo. Bisogna sentire dentro di sé la spinta per elaborare ogni dettaglio, e poi metterla a disposizione di tutti gli altri, in maniera che si crei quel tessuto capace di favorire qualsiasi scambio. Suonare il proprio strumento in solitudine è assurdo, riflette ancora. Viene a mancare il senso delle cose, come se qualcuno parlasse a voce alta di se stesso, ma senza riferirsi a niente e a nessuno. Mi manca, pensa ancora Lorenzo. Vorrei sapere tutto di lei; e poi le sue opinioni, i suoi piccoli segreti, la sua maniera di affrontare ogni giornata. Dovrò parlarle, decide d’improvviso; indipendentemente dalla musica e dal nostro gruppo. Devo stare con lei, vicino a lei, anche solo per guardarla respirare. Non vedo per me proprio nessun’altra possibilità.

Bruno Magnolfi

Nessun’altra possibilità.ultima modifica: 2021-11-20T18:06:44+01:00da magnonove
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