Oscure intenzioni.

 

Lui alla fine si era laureato in giurisprudenza, dopo esser stato fuori corso soltanto per qualche anno, ed all’età di trent’anni suonati, aveva comunque iniziato già a lavorare, almeno per alcune ore al giorno, in quel prestigioso studio del suo anziano padre, avvocato come lui, quando questi all’improvviso fu colto da un infarto, lasciandolo proprietario di una bella auto e della casa elegante dove abitavano, e soprattutto di una serie di investimenti fruttuosi, tanto che il suo mestiere fu subito assorbito completamente dall’amministrazione di questi beni ereditati, lasciando ad altri la gestione vera e propria dello studio legale. Sua madre, poco tempo dopo la celebrazione del funerale, purtroppo si dovette internarla in una clinica specializzata in demenza senile, e così per lui non ci fu bisogno di altro per intestarsi tutti i beni della famiglia, almeno fino al momento in cui incrociò lo sguardo con una segretaria gentile, dai modi cortesi, intravista in mezzo ai tanti uffici visitati in quel periodo, che non gli parve ricordargli nessun’altra tra tutte le ragazze conosciute fino a quel momento. Il matrimonio avvenne abbastanza frettolosamente, considerato che lei era subito rimasta incinta, ed il loro viaggio di nozze si svolse in mezzo a continue telefonate di lavoro da parte di lui, che stava vivendo economicamente un momento particolarmente felice, cavalcando con spregiudicatezza le molte società di affari intestate ormai a suo nome. Lei abbandonò immediatamente la sua vecchia occupazione, e trasferitasi timidamente in casa Neri, iniziò a dare una mano per tenere la contabilità in varie attività di suo marito. In seguito lui realizzò nella sua testa di avere oramai un certo giro di quattrini, iniziando per questo ad assumere atteggiamenti da gran signore, vestendosi sempre con una grande eleganza, scegliendo del personale impeccabilmente in livrea per governare la sua casa, e pretendendo dalla moglie un comportamento assolutamente adeguato al proprio stile borghese e signorile. La bambina, fino all’età di quattro o cinque anni, fu adagiata perciò in carrozzine meravigliose con fodere di seta, e quando in seguito iniziò a frequentare le doverose scuole, naturalmente furono scelte per lei le migliori di tutta la città.

Forse il pianoforte in casa Neri apparve proprio in quel periodo, ma non tanto come un vero e proprio strumento musicale, visto che nessuno sapeva minimamente suonarlo, quanto perché il suo bel legno scuro di pregio riempiva degnamente un angolo del salone di casa dando un certo prestigio a quell’ambiente. Franca iniziò a mettere le dita sopra la tastiera soltanto per gioco, ma quando festeggiò il suo decimo compleanno volle esibirsi davanti agli invitati suonando un piccolo brano studiato per settimane dietro l’incoraggiamento di sua madre. Suo padre si sentì abbastanza orgoglioso della sua famiglia in quell’occasione, ma quando in seguito sua figlia volle iscriversi ad un corso per imparare almeno i rudimenti della musica pianistica, pur non opponendosi, gli parve quella un’attività del tutto secondaria. In poco tempo lei risultò naturalmente la migliore tra tutti gli allievi che frequentavano la scuola di musica, ma non tanto perché particolarmente portata per quello strumento, quanto in virtù proprio del suo carattere piuttosto deciso, almeno in certe cose. In quel periodo iniziò ad esercitarsi praticamente ogni giorno sul pianoforte di casa, ma soltanto durante quelle ore in cui suo padre non risultava presente, in modo da non irritare il suo desiderio di vederla occupata in cose da lui giudicate più adatte per una ragazzina, e la musica parve così presentarsi sotto alle sue dita come la primaria strada per il proprio desiderio di libertà.

Sua madre non diceva quasi niente ascoltando le note e le scale che uscivano da quel pianoforte, ma a Franca in più di un’occasione le parve che fosse inconfessatamente felice di quelle scelte di sua figlia, tanto da giungere, qualche anno più tardi, ad incoraggiarla nel sostenere l’esame di iscrizione al conservatorio, passaggio che risultò purtroppo non positivo, ma anche tenuto nascosto il più possibile nei confronti dell’uomo di famiglia. <<Non importa>>, pare che disse a Franca sua madre in quell’occasione mancata; <<l’importante è individuare una direzione di marcia; i risultati sono elementi del tutto secondari>>. Intanto però lei aveva iniziato a prendere delle lezioni individuali presso un maestro di musica molto quotato, e la facilità con cui aveva iniziato a ripassarsi certe Sonate per pianoforte dei grandi classici, la incoraggiò sempre più spesso a studiare la maniera migliore per superare i limiti che ogni tanto avvertiva sotto le sue dita e dentro la sua testa. A suo padre parve sempre un capriccio di sua figlia quella parentesi musicale, e non immaginò mai fino a quale punto Franca avesse ormai potuto spingere le proprie intenzioni.

Bruno Magnolfi

Oscure intenzioni.ultima modifica: 2021-08-09T17:20:14+02:00da magnonove
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