Schivo per scelta.

 

Generalmente a lui non interessa affatto essere riconosciuto come uno tra tutti coloro che frequentano i salotti televisivi. Qualcuno poi, tra tutta la gente che incontra quando cammina per strada, magari lo saluta o gli fa un cenno certe volte, ma i suoi modi di fare normalmente dimessi e riservati non incoraggiano mai nessuno a fermarlo, a stringergli la mano, oppure a chiedergli qualcosa sugli argomenti che tratta quando sta negli studi. In certi casi qualche giornalista in passato gli ha fatto una piccola intervista magari, chiedendogli un’opinione personale su qualche vicenda di attualità o di costume, ma soltanto su appuntamento, e lui in quelle occasioni ha risposto lentamente, con parole semplici, in maniera misurata. Forse per questo sembra essere gradito a parecchi, nonostante spesso i più non ricordano neppure il suo nome, anche perché lui non fa mai quasi niente per rendersi accattivante e popolare. In fondo forse non gli interessa neppure svolgere un vero ruolo di opinionista, o almeno non quanto gli piaccia tenersi fedele a ciò che soprattutto desidera esprimere, mostrandosi sempre coerente. E’ il suo viso probabilmente che piace, la sua faccia seria, compassata, quasi da perfetto uomo della migliore realtà contemporanea.

Lavora da anni in una piccola rivista di moda, ma non scrive quasi mai degli articoli veri e propri, perché semplicemente si limita ad aiutare gli altri nel redigere quanto viene poi pubblicato su quel giornale, limitandosi a correggere, a suscitare idee, a impreziosire le bozze, anche se dopo quel primo passaggio praticamente casuale sopra gli schermi, avvenuto quasi un paio di anni prima, il suo sguardo così penetrante si è subito mostrato praticamente all’altezza di tanti altri attori televisivi che presenziano normalmente certi programmi di discussione e di approfondimento sui vari argomenti del giorno. Si sente lo stesso di prima, insomma, ed anche se si è ricavato una piccola notorietà, a lui sembra in sostanza qualcosa che neppure lo riguarda. Perciò quando proprio oggi viene a trovarsi per la prima volta di fronte ad una famosa conduttrice di un altrettanto importante programma di fascia alta, sembra quasi schernirsi, facendosi piccolo in mezzo a tanti altri personaggi che appaiono al contrario estremamente decisi e desiderosi di intervenire.

<<Non so>>, dice ad un tratto rispondendo ad una domanda diretta; <<ma a me pare che la necessità di mettersi in mostra, tipica di tanti tra i nostri dirigenti, sia un atteggiamento al momento del tutto negativo per lo stesso andamento delle cose nazionali>>. Nella sala dove si registra il programma si fa improvvisamente un cupo silenzio. Sembra quasi, d’improvviso, che si sia andato a toccare, con queste semplici parole, un elemento che a chiunque appare del tutto evidente, ma del quale, non potendone fare a meno per la maggioranza di loro, pena l’esclusione definitiva dai palinsesti, si deve perciò approfittare fino alla nausea, evidenziando sempre e comunque ogni proprio parere, su qualsiasi argomento a vario titolo ci si trovi  ad essere interpellati, in qualsiasi occasione. Una verità del genere crea imbarazzo, anche inutile dirlo, e tutti si sentono nella condizione di avere come minimo esagerato, almeno in qualche caso.

La conduttrice sorride, la sua figura televisiva sembra fatta apposta per interrompere ogni ospite al fine di alimentare una discussione ed un battibecco quasi infinito, ed anche se questo comportamento non porta certo niente di buono, ugualmente forza ogni interlocutore a sgomitare  in continuazione per ottenere un proprio spazio e fornire la propria opinione. Lui al contrario resta in silenzio, seduto comodamente sulla propria seggiolina, e quando ad un certo punto viene interrotto durante il proprio intervento in risposta ad una nuova domanda, non si preoccupa neppure di concludere ciò che stava dicendo un attimo prima, lasciando agli altri il compito di portare avanti il solito alterco. Il direttore di rete in seguito vorrebbe addirittura tagliare ogni suo intervento dalla registrazione, ma per ragioni puramente tecniche questo appare impossibile, e poi la sua fama oramai è tale da far affluire potenzialmente nuovi spettatori verso quel programma. Quando infine se ne va, qualcuno tra gli ospiti naturalmente lo saluta con enfasi, ma lui si limita ad alzare leggermente una mano, lasciando a coloro che si attardano nello studio per prendere accordi, il compito di mostrarsi improvvisamente sorridenti e gioviali con gli altri e con la direzione di rete, disinteressandosi di qualsiasi altro aspetto che non sia puramente quello di uscire da lì.

Bruno Magnolfi

Schivo per scelta.ultima modifica: 2021-07-14T17:55:37+02:00da magnonove
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