Tutto a posto, o quasi.

 

Sento male ad una gamba. Se provo a camminare la strascico, faccio buffe smorfie di sofferenza e poi provo un dolore tale che alla fine zoppico anche se non vorrei. Mi siedo, non posso fare altro. Appoggio a terra il piede soltanto sul tallone e stendo l’arto in maniera da dargli un po’ di sollievo, poi rifletto che potrei prendere un antidolorifico e smetterla di preoccuparmi troppo. Può essere un tendine, un muscolo, una sciocchezza momentanea che tra non molto la finirà con il suo fastidio, e mi farà ritrovare la pace che merito. Mi muovo, ingoio una pillola e poi vado a sdraiarmi sul mio letto. Sto meglio in questa posizione, sento un leggero caldo alla gamba dolorante, ed adesso che sta a riposo tutto quanto mi sembra soltanto poco più di un fastidio. Potrei quasi addormentarmi, magari immaginando di migliorare ancora, e così ritrovarmi in sogno a correre ed a muovermi su un prato in pieno sole. Invece mi giro su un fianco ed il dolore è ancora lì, esattamente come prima, senza alcuna tregua.

Va bene, penso, si tratta soltanto di fare tutto quello che avevo già deciso con la più forte indifferenza verso questo contrattempo. Mi alzo, vago per casa cercando quello che mi serve, storco la faccia in nuove espressioni di dolore, e poi, indossata la giacca e prese le chiavi per uscire, mi rendo conto all’improvviso che forse non sarò capace di scendere tutti e tre i piani delle scale condominiali. Chiudo la porta alle mie spalle ed inizio comunque a muovermi, un gradino dopo l’altro, sperando di non cadere e non incontrare nessuno che conosco, soprattutto per non dover giustificare le mie smorfie ed il mio comportamento, abbracciato come sto a questo corrimano. Infine arrivo giù e sono sulla strada, trafficata e indifferente a tutti i miei guai.

Devo arrivare fino all’officina dove dovrebbe essere ormai pronta la mia auto, in riparazione da ieri per alcuni problemi alla carburazione. Mi pareva vicino il posto dove lavora il meccanico, giusto in una traversa di questa strada principale, ma adesso che il dolore non mi concede più alcuna tregua sembra tutto lontanissimo, ed i passi da coprire un numero addirittura sterminato. Una volta a bordo della macchina sono sicuro di poter guidare agevolmente e di non avere più problemi con gli spostamenti, ma arrivare fino là è un’incombenza che forse avevo del tutto sottovalutato. Mi fermo al caffè più vicino per sedermi un attimo, ormai tirando dietro la mia gamba come un fardello fastidioso, però mi sforzo di camminare il più possibile in maniera naturale per evitare di farmi porre delle domande curiose da qualcuno a cui non ho alcuna intenzione di rispondere. Entro e mi siedo, nessuno mi ha notato, neppure il barista dietro al bancone. Aspetto un attimo ed infine dico qualcosa con voce sufficientemente alta da farmi sentire.

Il ragazzo poi mi porta un caffè al tavolo, io mi sento la fronte imperlata di sudore per lo sforzo che ho compiuto per arrivare fino lì, e all’improvviso mi viene a mente che una volta percorsa tutta la strada fino all’officina, la mia auto potrebbe essere non ancora pronta. E’ chiaro che non ce la potrei fare a tornare indietro a piedi fino a casa, per cui dovrei escogitare qualcosa per farmi trasbordare: magari chiamare un’auto pubblica, oppure farmi dare un passaggio dal meccanico. All’improvviso mi gira la testa. Sorseggio il caffè, ma ho quasi paura che la tazzina possa sfuggirmi dalle mani, o che io stesso di colpo possa cadere dalla sedia. Infine mi alzo, ma è evidente che non riesco neppure a stare in piedi. Lascio dei soldi sul tavolo ed esco, quasi di fretta, prima che qualcuno possa avere un moto di pena che non riterrei assolutamente sopportabile. Decido di tornare verso casa, non ce la posso fare ad arrivare fino all’officina, così attraverso la strada lentamente sul passaggio pedonale, ma in quel preciso momento ecco il meccanico con la mia auto che si ferma accanto a me, spiegandomi che stava provando il motore lungo le strade del quartiere dopo la riparazione. Salgo immediatamente al posto di guida che lui mi lascia, ed improvvisamente mi sento bene, tranquillo, così riaccompagno il mio salvatore alla sua officina e poi me ne vado per i fatti miei. Anche il dolore adesso sembra quasi scomparso, ed alla fine tutte le cose adesso sembrano proprio filare per il verso giusto.

Bruno Magnolfi

Tutto a posto, o quasi.ultima modifica: 2020-12-08T20:03:22+01:00da magnonove
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