Ritmo benigno.

 

Il pedale di destra produce un piccolo rumore, una specie di leggero scricchiolio metallico che non dà alcun luogo a conseguenze, ma nel girare forma come un ritmo costante, una musicalità monotona e identica nel tempo, a cui ci si affeziona con rapidità, mentre prosegue ad accompagnare come un sottofondo sonoro il breve viaggio che lei compie dalla abitazione della sua famiglia fino al negozio dove lavora da più di due anni. Ogni giorno, quando sale sopra al sellino, dice tra sé che deve decidersi a passare prima o dopo da un riparatore di biciclette, perché probabilmente per eliminarlo basterebbe solo un po’ di grasso sopra la catena, oppure sull’ingranaggio della ruota, ma poi non lo ha mai fatto fino ad oggi, rimandando continuamente l’intervento ad un altro momento, tutte le volte che ha pensato di occuparsene, fino a ritrovarsi praticamente abituata a quel debole fastidio che adesso è diventato poco per volta quasi un compagno abituale. Così quel suono costante l’accompagna sempre avanti e indietro nel breve tragitto che tutti i giorni deve compiere, ed è diventato così usuale che quando a fine orario esce dal negozio dove trascorre tutta la giornata, sa che quello in qualche modo sarà il suo ritmo della libertà, quello che segnala il tempo del riposo.

Quando rientra a casa sua però, lei ritrova subito il medesimo clima di ogni sera, con sua madre perennemente nervosa che scova in qualsiasi sciocchezza il motivo per far scatenare la propria rabbia verso tutto, e suo padre che quasi sempre si costringe a stare in silenzio e non rispondere a quelle provocazioni della moglie, proprio per non far degenerare le cose verso l’irreparabile. Lei però prosegue a sentire nella sua testa quel ritmo così personale, quello scricchiolio metallico della bicicletta, e le pare sempre meglio di qualsiasi discussione accesa che certe volte infiamma casa sua. Si chiude spesso nella sua cameretta di ragazza, e lì normalmente ascolta della musica per coprire le parole a voce alta che provengono dalle altre stanze, mentre tenta di rilassarsi dopo un’altra giornata a contatto con le clienti molto esigenti della profumeria dove lavora. Qualche volta si sente anche stufa di quella casa, della sua famiglia, di quelle serate pesanti. Ed in quelle occasioni ha già pensato più volte di andarsene, in fondo il prossimo anno sarà già maggiorenne, e potrebbe decidere proprio da quel momento del suo futuro. Ma poi nel dopo cena si assopisce nella sua cameretta, e forse riascolta nella sua testa quel ritmo abituale che la porta lontano, alleggerendola di tutto, anche delle scenate a cui spesso deve assistere.

Che cosa importa se non ha voluto studiare, potrebbero dire gli altri di lei. Ha trovato un mestiere, si è fatta apprezzare, è stata capace di resistere ogni volta che si è sentita abbattuta davanti a qualche cliente di quel negozio di profumi, creme e detergenti, ed adesso proprio su quel suo stipendio può puntare per mettere in piedi un proprio alloggio, e formarsi una vita, in seguito forse anche una famiglia propria, anche se per il momento potrebbe semplicemente convivere, e dividere le spese di due stanze in affitto senza pretese con qualche ragazza che sta nelle sue stesse condizioni. Questo è il progetto, questo è tutto quello per cui adesso fa il tifo, cercando comunque di mettere davanti un pezzo alla volta, come una costruzione edificata con calma e proprio per questo pensata per bene. Con l’aiuto anche della sua bicicletta, naturalmente, pronta a seguirla dappertutto, e a darle ancora il suo ritmo necessario.

Bruno Magnolfi

Ritmo benigno.ultima modifica: 2020-02-03T20:43:08+01:00da magnonove
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