Come tra ebrei.

 

Si ritrovano almeno un paio di volte la settimana a casa di una di loro, sempre nei pomeriggi dopo la scuola, e si sistemano sedute sul divano o nelle tante comode poltrone di una zona dell’ampio salone dell’abitazione della famiglia di lei, e lì generalmente si parlano, ridono, si divertono, si scambiano opinioni relative agli insegnanti e ai loro compagni di classe, anche se quando c’è da studiare per qualche compito di una certa importanza da affrontare in qualcuno dei giorni seguenti, allora si piazzano con impegno su un grande tavolo là accanto, con i loro libri e anche i quaderni dei propri appunti, e si mettono sopra quelli con la testa bassa, senza perdersi in altro. Sono quattro ragazze del liceo, ormai giunte all’ultimo anno, che sembrano proprio avvertire l’importanza del periodo, ma pur non rinunciando a studiare e a prepararsi, cercano di stare il più possibile vicine tra loro, perché sanno che solo così può manifestarsi dentro se stesse la spinta di cui spesso e volentieri avvertono la necessità. Non è facile reggere il peso di tutte le preoccupazioni che le sovrastano, ed anche per questo forse cercano sempre di non perdere mai in nessun caso il buonumore che spesso si fa vivo per sostenerle.

Poi giunge nella loro classe questo insegnante supplente laureato da poco, un tipo alla mano, simpatico, ed una delle quattro, quasi scherzando a fine lezione, lo invita per quel pomeriggio al solito ritrovo in quel loro salone. Tutte naturalmente sono mezze innamorate di lui, non fosse altro che per la sua immagine di bravo ragazzo poco più grande di loro in età, però già sistemato in qualche maniera, avendo passato tutte le prove che loro al contrario devono ancora affrontare. Lui ride, le rassicura con un modo scherzoso, dice che devono stare assolutamente tranquille, non c’è niente di particolarmente preoccupante nel loro futuro. Le ragazze ci credono, lo apprezzano, vedono dietro alle sue espressioni rilassate il punto di arrivo a cui aspirano anche loro, ed ascoltano ammirate le sue opinioni su tutto, non permettendosi mai di interromperlo mentre continua a parlare come fosse ispirato.

Mentre lo accompagnano tutte insieme verso la porta, dopo un pomeriggio davvero piacevole, una di loro dice qualcosa che lo fa improvvisamente oscurare. “Non c’è niente di male nel fatto che tutte noi siamo di origini ebraiche, non è vero?”, spiega lei quasi ridendo. Lui non risponde, le osserva un momento, si vede da lontano però che è vagamente turbato, anche se è inconcepibile pensare che ad una persona così carina e così intelligente possa creare problemi una cosa del genere. Giungono presto fino all’ingresso principale di quella abitazione, e si vede che il professore vorrebbe aggiungere qualcosa a tutto ciò che ha già detto in quel pomeriggio, ma appare contrastato, perplesso, incapace di affrontare ciò che invece vorrebbe spiegare. Alla fine si salutano, si danno appuntamento naturalmente per la mattina seguente, al liceo, dove tutti dovranno assumere, per il loro ruolo, un atteggiamento meno amichevole e meno cordiale.

Le ragazze rimaste da sole non sanno che cosa pensare, ma tutto viene presto ammorbidito dalle cose piacevoli ed interessanti di cui le ha parlato quel loro insegnante, tanto da cancellare la brutta impressione provata alla fine. Ma è la mattina seguente che tutto viene chiarito, quando il professore in sostituzione sale alla cattedra con espressione tirata, lo sguardo deciso, anche se sembra non posarsi mai su nessuno in particolare tra gli studenti. “Questo è il mio ultimo giorno di supplenza”, spiega per tutti; “spero di tornare tra voi prima o dopo; in ogni caso è stata un’esperienza importante, che non credevo quasi possibile”. Poi se ne va, senza salutare nessuno individualmente. Ma non ha molta importanza comunque, oramai pensano tutti: era soltanto un giovane insegnante, per una semplice sostituzione.

Bruno Magnolfi

Come tra ebrei.ultima modifica: 2020-01-19T21:06:12+01:00da magnonove
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