Dichiarazione di solitudine.

 

Chissà cosa farà di particolare quest’oggi, pensa probabilmente di me la mia vicina di casa; lei è la stessa che con una apparente indifferenza qualche volta mi guarda uscire dal nostro comune palazzo condominiale, spiando dalla sua finestra in facciata, sia i miei comportamenti – studiando il mio passo, misurando la fretta, calibrando molti dei miei modi di fare – come sicuramente anche quelli di diverse altre persone che abitano in questo edificio. Andrà chissà dove, pensa senz’altro, anche durante questo grigio pomeriggio, svagandosi in lungo e in largo tanto per cercare di dimenticarsi del suo pesante lavoro notturno, che durante la tarda serata lo richiamerà come sempre al suo dovere di dipendente. Una disgrazia vera e propria quella di rendere i propri servigi proprio nelle ore in cui tutti possono rilassarsi e permettersi di riposare. Non era così che andavano le cose per lui qualche anno più addietro, ma allora tutto sembrava parecchio differente, e lo si poteva vedere in giro persino con qualche bella ragazza, o al bar qui vicino a fare lo spiritoso, mentre beveva qualcosa in compagnia di qualche altro sfaccendato come lui.

Adesso è come calata, su questo nostro insolito coinquilino, la più completa solitudine, tanto che qualche volta mi sono quasi preoccupata del suo comportamento così terribilmente da individuo depresso: sempre vestito alla buona, quasi senza alcun riguardo, e con quel modo di guardarsi subito attorno appena arrivato in strada, quasi si aspettasse ogni volta di trovare qualcuno ad attenderlo con delle brutte intenzioni. Chissà cosa mai sarà avvenuto nella sua vita per portarlo a cambiare i propri modi di essere in questa maniera; forse soltanto alcune piccole cose: il bisogno cronico di quattrini, la necessità endemica di lavorare, la distanza evidente da chi possa davvero aiutarlo, dalle persone che contano insomma; difficoltà apparentemente momentanee, ma che con il tempo si sono per forza dimostrate del tutto permanenti, anche oltre qualsiasi previsione.

Lui, a giudicare dall’esterno, è senz’altro una brava persona, ne sono più che sicura, pensa ancora la vicina di casa mentre mi guarda andar via: cortese, rispettoso, quasi gentile quando ti incontra; però certe volte sono proprio le condizioni in cui ci si trova, senz’altro – le congiunture intorno alla tua persona, il momento particolarmente difficile, la disgrazia di non avere nessuno intorno a darti una mano – che ti fanno d’un tratto diventare quasi uno diverso, anche se proprio non vorresti cambiare. Sembra incredibile che si possa con facilità assecondare qualcosa che soltanto qualche settimana più addietro sembrava impensabile. Eppure è così, ne troviamo continue dimostrazioni. Perciò non mi meraviglio di niente, e attendo con i gomiti appoggiati sopra al mio davanzale, mentre osservo tutto ciò che si muove qui attorno, che tutto riprenda una sua propria logica, un senso che tutti noi molte volte sembra abbiamo smarrito.

Magari potrebbe persino essere facile – per lui intendo – riprendere una vita più sciolta, più semplice, come qualcosa che lo riporti ad essere un tipo socievole, tranquillo, senza tutti quei sotterfugi che sembra voler mettere avanti a qualunque altra cosa. Forse basterebbe trovasse un lavoro diverso, un’attività per cui non essere obbligato a trascorrere fuori casa ogni notte. Ma in fondo chi mai sono io per permettermi di pensare delle cose del genere: sono soltanto una vicina di casa, una donna che saluta ogni volta che incontra qualcuno lungo le scale, senza mai chiedere niente; una che apparentemente conosce proprio tutti in questi paraggi, che forse non sembra farsi mai del tutto i fatti propri, ma che alla fine si sente sola nella stessa maniera come si sentono tutti gli altri; magari soltanto perché nessuno la cerca, nessuno si preoccupa davvero per lei; e poi forse perché non c’è alcun individuo che possa dichiararsi davvero un suo buon amico.

Bruno Magnolfi

Dichiarazione di solitudine.ultima modifica: 2019-03-21T20:32:22+01:00da magnonove
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