Tutto com’è.

 

La mia macchina sta ferma a circa sessanta metri dal lampione più vicino. Da questa posizione poco illuminata vedo qualcosa che si muove su di un lato del parcheggio, a circa tre o quattrocento metri da dove io mi trovo. Prendo il mio binocolo, sono le quattro di notte, metto a fuoco la posizione che mi interessa, ma là dove mi pareva di aver quasi visto una persona a piedi, adesso sembra non ci sia più niente. Posso essermi sbagliato, o forse è solo passato da queste parti un vagabondo senza meta, che se n’è andato subito. Mantenendo lo sguardo sullo strumento ottico, lascio vagare i miei occhi lungo tutto il perimetro di questo spiazzo che ho di fronte, poi mi concentro di nuovo sullo studio mobile televisivo ancora posteggiato accanto all’edificio dello stadio. Da qualche giorno nutro il sospetto che là dentro si possano tenere, chissà poi da chi e a quale scopo, delle riunioni estremamente segrete, anche se la mia è soltanto un’ipotesi. In ogni caso quest’incontri non avvengono mai durante la notte, o almeno nel periodo temporale in cui io sorveglio questa zona; ma forse la mia è soltanto immaginazione.

Qualche macchina generalmente arriva da queste parti, ma ognuna si ferma giusto un attimo, o anche per niente, e poi rapidamente se ne va. Infine intravedo di nuovo una figura umana a piedi. Adesso la inquadro abbastanza bene, sembra quasi un tizio che sta facendo una normale passeggiata. Lo tengo d’occhio, la sua traiettoria pare costeggiare lo stadio, senza mantenere una direzione più precisa. Inizio a scrivere sul mio quaderno la segnalazione che devo eseguire, con orari, dettagli, e quant’altro riesco a registrare; poi scrivo tutto sinteticamente sul display del cellulare e alla fine spedisco un semplice messaggio. Da un paio di settimane ho iniziato a fotocopiare regolarmente il mio quaderno; lo faccio dando corso ad una semplice sensazione: è come se la mia attività si mostrasse tutta in queste pagine, in qualunque caso.

Mi pagano, certo, ma riesco a capire sempre meno per quale motivo io debba svolgere questo assurdo mestiere, e soprattutto a che cosa serva. Metto in moto la mia macchina lasciando i fari spenti, come sempre, poi mi muovo con lentezza restando all’interno delle zone meno illuminate del parcheggio. L’uomo sembra proprio andarsene per i fatti propri, ma ad un tratto devia verso lo studio mobile televisivo, tocca qualcosa sul cassone bianco, poi prosegue senza fermarsi, lungo la sua strada. Attendo qualche minuto, mi avvicino anche io al grosso furgone, scendo dalla mia auto ed osservo ogni dettaglio di quel mezzo. Non c’è niente, nulla minimamente da registrare. Mi sento quasi rammaricato di tutto ciò, ma come sempre risalgo a bordo della macchina e mi sposto da tutt’altra parte.

Non avviene niente, riporto come sempre sopra al mio quaderno, o almeno mi pare; e poi rifletto subito che forse dovrei trovare un posto ben sicuro per custodire tutto quello che scrivo da quando faccio il sorvegliante del parcheggio; un luogo non riconducibile direttamente a me, un nascondiglio insomma, e poi dire a qualcuno di cui posso fidarmi che là dentro, tra quelle pagine fitte, c’è tutto il succo di quello che in un anno è avvenuto o meno lungo questi paraggi, sempre nel caso potesse mai succedermi qualcosa di spiacevole. Forse in queste carte c’è anche qualcosa in più, anche se io in questo momento ancora non riesco a comprendere che cosa sia.

Bruno Magnolfi

Tutto com’è.ultima modifica: 2019-03-18T20:17:14+01:00da magnonove
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