Contare un bel niente.

 

Devo smetterla con questo mestiere, praticamente non ne posso più. Questa frase poco per volta è diventata il pensiero che in questo periodo maggiormente mi gira dentro la testa, anche se sono sempre prontissimo a lasciarmi prendere semplicemente dalle abitudini, e quindi ad accantonare questo concetto con grande facilità, ricominciando con indifferenza a fare ogni volta le cose di sempre, compresa naturalmente l’attività del sorvegliante di notte. Ma qualcuno giù al bar, senza sapere neanche di che cosa davvero mi occupi, parlando con me proprio del più e del meno, mi ha spiegato con superficialità che esistono individui ingaggiati opportunamente per controllare le piazze di spaccio degli stupefacenti, e dentro di me a queste parole si è come accesa una lampadina.

Forse sono proprio io che senza saperlo controllo la zona dello stadio, e in un solo attimo questa riflessione mi è apparsa qualcosa di evidente. Per me si sempre trattato soltanto di identificare delle macchine che girano attorno a quel parcheggio quasi deserto, ma so che ai miei capi serve ogni mia segnalazione per capire cosa stia succedendo in ogni momento là in mezzo. Evidente: loro come dei grandi trafficanti di queste sostanze hanno tutto l’interesse a conservare la zona perennemente sotto ispezione, ed è perciò che vogliono passare al vaglio chiunque si avvicini da quelle parti. Adesso poi che ci penso anche meglio, in fondo tutto questo non è neppure molto diverso da quello che già immaginavo, anche se presupponevo uno sfondo più etico, qualcosa che riguardasse solamente la sicurezza di tutti. Mi sento un piccolo ingranaggio dentro un meccanismo dominato da gente mafiosa e malavitosa, ed in questo momento riesco a comprendere benissimo il motivo per cui i miei capi non si sono mai fatti vedere da me.

Adesso ho paura, si tratta di un mondo che non conosco per niente, anche se comprendo benissimo quanto sia dominato dagli enormi proventi che vengono trattenuti nelle tasche di chi tira tutte le fila. Non esiste scrupolo in questo settore, lo so per certo, perciò sono a rischio, ed un semplice passo falso per me in qualsiasi momento potrebbe essere del tutto fatale. Non mi lasceranno mai uscire da questa situazione i miei capi, perché oramai, anche se non li conosco per niente, so troppe cose di loro, ed al minimo dubbio su di me, oppure anche sui miei comportamenti, saranno senz’altro pronti a farmi sparire dentro qualche gettata di calcestruzzo, senza neppure darmi una spiegazione qualsiasi. Sono dentro ad una circostanza posta al limite, ma in questo momento non saprei proprio cosa fare, se non proseguire come se nulla fosse.

Anche le stesse persone che incontro certe volte in maniera casuale qui al bar, e con le quali mi intrattengo a chiacchierare senza mai farmi troppi problemi, forse sono soltanto degli individui che mi tengono d’occhio, pedine in una scacchiera dove tutto è dominato e gestito. Mi guardo attorno: i miei atteggiamenti da persona qualsiasi forse fino adesso sono stati semplicemente tollerati, ma non è neanche detto che possa continuare così. Magari da qualche parte si è già deciso un’uscita di scena per me, una sparizione improvvisa nel momento in cui qualcuno si è fatto troppe domande su quello che faccio, oppure ha ascoltato qualche sciocchezza tirata fuori da me in maniera superficiale, proprio riguardante quello stesso lavoro che fino a questo momento ritenevo qualcosa di pulito, un’occupazione come tante, senza troppi segreti.

Devo fuggire, è più che mai necessario, anche se non saprò mai se sarà utile farlo, o se al contrario un gesto del genere potrà forse innestare una serie di ulteriori curiosità intorno a me e anche ai miei comportamenti. Se mi vorranno trovare, magari chissà dove, riusciranno a farlo abbastanza facilmente, lo so per certo; ma soltanto se la mia figura potrà essere tollerata, forse mi lasceranno perdere; proprio come uno che non conta, che non ha mai contato un bel niente.

Bruno Magnolfi

Contare un bel niente.ultima modifica: 2019-03-07T20:45:40+01:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo