Estrema semplicità.

 

Mi piace sapere in partenza se una certa cosa la posso fare oppure no, anche se ovviamente mi rendo conto non sia così facile comprenderlo. Però trovo tutto ancora un po’ più complicato quando si va a sollecitare in qualche modo le opinioni di qualcun altro, perché in genere non collimano mai perfettamente con quelle che io ho messo a punto, magari soltanto per la mia innata abitudine di trascorrere molto tempo – forse anche troppo – in perfetta solitudine, e di non riuscire per mia natura a fare delle scelte che tengono davvero conto degli altri. Così mi limito a girare per strada, ed anche se so già verso dove vorrei andare in alcune serate come questa, in ogni caso mi prendono continuamente dei forti dubbi sul fatto che quanto ho deciso di tentare, per situazioni come quella che ho in mente, sia poi davvero la cosa migliore da farsi. Provo un deciso entusiasmo, ma non vorrei proprio sbagliare, e ritrovarmi magari a sciupare qualcosa rispetto all’ attesa che ho maturato dentro di me, considerato che continuo solo a girare attorno al problema, nella speranza che la soluzione trovata sia davvero quella migliore.

Stasera non ho neppure troppa voglia di farmi vedere in giro da tutti, ed è anche per questo motivo, a parte l’umidità che persiste in queste giornate, che mi sono ficcato questo cappellaccio sopra la testa, immaginando così di essere un po’ meno riconoscibile. Mi piacerebbe forse addirittura zoppicare o caratterizzare la mia camminata in qualche maniera che non è la mia, proprio per lasciare immaginare a chi mi incontra per strada un’altra persona sotto queste vesti, qualcuno che soltanto difficilmente potrei veramente essere io. Ma poi sorrido di tutte queste mie fantasie, e vado avanti con normalità cercando di mantenere la stessa convinzione e la medesima volontà che mi ha portato poco fa ad uscire di casa.

Non mi va di mettermi troppo vicino al negozio proprio nel momento in cui si sta avvicinando l’ora della chiusura; mi basta rimanere nei dintorni, attendere, piazzarmi in una zona del marciapiede poco lontano che resta scarsamente illuminata dai lampioni già accesi, e lì aspettare il momento maggiormente opportuno per farmi avanti, immaginando poi di lasciarmi riconoscere soltanto accennando un semplice gesto o una parola appena pronunciata. Però potrebbe anche cadere a sproposito questa mia mossa, anche se continuo a ripetermi che qualcosa devo pur fare, e che devo mostrare la mia precisa volontà in qualche maniera. Ci penso ancora un momento, mentre torno indietro lungo la strada: non vorrei che qualcuno già a questo punto mi avesse notato. Così ripercorro ancora una volta il giro completo dell’isolato, sempre tenendo un comportamento da passeggiata solitaria.

Alla fine mi fermo, le vetrine che mi interessano sono ancora illuminate, anche se l’orario di chiusura della merceria è già trascorso, ed adesso Clara dovrebbe venire fuori, non può più tardare molto. Eccola, difatti, però non è sola: c’è una signora con lei, non posso farmi avanti in questo momento, così mi copro come posso sotto al cappello, e voltandomi spero dentro di me di non essere stato riconosciuto. Farò un nuovo tentativo sicuramente domani, o forse tra qualche giorno, penso; ancora non lo so, perché trovare lo stesso coraggio non sarà certo facile. Anche se a me basterebbe soltanto che lei mi dicesse: ciao Tommaso, con estrema semplicità.

 

Bruno Magnolfi

Estrema semplicità.ultima modifica: 2018-11-14T21:04:45+01:00da magnonove
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