Partenza coatta.

 

Forse sarebbe stato tutto diverso adesso, se solo lui avesse avuto una briciola di coraggio in più quando serviva. Sta seduto al caffè in questo momento, da solo, e aspetta, come d’altronde fa quasi ogni giorno. Sorseggia una birra con lentezza, poi si alza dal tavolino ed esce. Fuori dal locale sembra tutto identico, lui si incammina verso casa come sempre immerso in pensieri evanescenti e inutili. Continua a sentire il bisogno di cambiare quell’ordinario comportarsi, ma per lui è difficile prendere lo spunto giusto, l’inizio adatto per variare almeno qualche cosa. Infine giunge davanti al solito portone, sale le scale ed entra dentro al suo appartamento, e poco dopo torna a sedersi. Potrei telefonare ad un amico, pensa senza voglia, chiedergli di raggiungermi magari per parlare un po’, per scambiare giusto qualche opinione, trascorrere insieme un’ora o due. Invece alla fine si alza, e repentinamente cambia del tutto idea: va sul pianerottolo e con decisione suona il campanello della famiglia che abita di fronte.

Non si aspetta niente di speciale da quella mossa, conosce solo di vista le persone che abitano lì, ma avverte subito un vago e sgradevole odore di minestra nell’aria, proprio quando appare sulla porta la faccia sorridente di una ragazzina che gli dice subito che può accomodarsi, può entrare se vuole, che suo padre è di là, alla televisione. Lui entra, stringe la mano alla moglie lungo il corridoio, poi scusandosi con tutti raggiunge l’uomo, seduto sul divano, che sorride e gli dice soltanto di mettersi a suo agio, senza porsi alcun problema. Restano soli nella stanza, la televisione quindi viene spenta, l’uomo gli offre mezzo bicchiere di vino rosso, usa modi distensivi. Ho bisogno di aiuto, fa lui, ma non so mettere a fuoco di che cosa effettivamente abbia la necessità. Forse soltanto di parlare, o di un consiglio, o di scambiare delle opinioni con qualcuno. Il vicino lo guarda in silenzio, quindi si alza, gira per la stanza, assume subito un modo strano di comportarsi almeno in sua presenza. Alla fine dice di scusarlo giusto per un attimo, e lo lascia da solo ma non per molto tempo effettivamente. Quando torna però ha in mano una pistola, e gli dice senza mezzi termini di andarsene da lì, che ha capito benissimo i suoi intenti, e che non avrà alcun indugio a sparargli in una gamba se si farà ancora vedere in quella casa.

Lui se ne va immediatamente, sorpreso e quasi incredulo di quel comportamento, ma una volta rientrato nel proprio appartamento riflette che l’arma che ha visto doveva essere probabilmente soltanto una pistola giocattolo, e che il suo vicino, forse spaventato da qualcosa, doveva aver compreso male i suoi intenti e anche tutte le sue parole. Così torna a suonare il campanello per scusarsi, per comprendere, ma quando gli viene aperto è l’uomo in persona sulla soglia, che senza dargli neppure la possibilità di aprire bocca gli sferra un pugno nello stomaco, atterrandolo. Strisciando in qualche modo sul pavimento lui rientra, chiude l’uscio dietro di sé ma poi si sente subito male, così decide di telefonare alla guardia medica che lo fa trasferire d’urgenza ad un pronto soccorso. Lui spiega di essere caduto, per non procurare dei problemi, ma la cosa sembra seria, così lo trasferiscono in una corsia dell’ospedale per accertamenti. Rimarrà là dentro per diversi giorni, fino a quando viene dimesso perfettamente guarito.

Lui ha avuto possibilità di riflettere durante il tempo in cui è rimasto a letto, ma ancora non sa spiegarsi il comportamento del suo vicino. Decide di ignorare tutta la vicenda e di comportarsi come se niente fosse successo, scansando ovviamente d’ora in avanti tutti i componenti di quella stranissima famiglia, ma quando giunge nel suo appartamento trova una busta chiusa con dentro un foglio con su scritto: devi reagire, smetterla di leccarti le piccole ferite, finirla una buona volta di credere che le novità positive possano giungere soltanto dall’esterno. Nessuna firma e nessun riferimento. Lui così si siede, rilegge ancora quelle frasi, poi alza il telefono, e chiama uno degli ultimi amici su cui ancora può contare: devo partire, gli dice, non c’è proprio alcun motivo per rimandare ancora.

Bruno Magnolfi

Partenza coatta.ultima modifica: 2015-12-23T20:35:40+01:00da magnonove
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