Tempo perso.

Si riconosce subito, è quasi sufficiente sentirne la voce. Cammina per strada ed in molti si voltano per osservarlo; però è anche vero che altri lo ignorano, e spesso si comportano con lui come se fosse una persona qualsiasi. Non ha alcuna importanza, spiega Renato ad un microfono, credo in ogni caso di essere rimasta una persona semplice, in tutto questo tempo, e proprio non ci tengo ad essere sempre al centro dell’attenzione. Qualcuno si spinge a chiedergli come ci si sente ad essere così, ma lui sorride, si schernisce, ed in genere resta in silenzio. Poi si sposta, mostra di stare sempre impegnato, e sfugge normalmente a chiunque cerchi di trattenerlo. Ma alla fine puoi trovarlo all’ora di cena, da solo, nell’angolo di un caffè del centro all’ultima moda, mentre controlla il suo cellulare e sorseggia l’ aperitivo della casa.

La sua fortuna è stata una combinazione di cose, e poi soprattutto quella fotografia ben fatta, che ha stazionato addirittura per ore nei principali network della rete. Un successo così repentino è difficile da gestire, si dice in molti luoghi dove si sta molto attenti a cose del genere. Renato lo sa perfettamente. Deve approfittare del suo momento di celebrità, senza perdere un attimo, mostrare un volto spendibile anche per il futuro, piuttosto che bruciarsi in fretta; perché poi, con la stessa rapidità, potrebbe assolutamente ricadere, come spesso succede, e ritrovarsi come uno qualsiasi nell’oblio dell’anonimato. E lui ormai non potrebbe facilmente adattarsi ad una vita diversa da quella che adesso sta già assaporando. Certo, un’altra fotografia di successo potrebbe quasi renderlo personaggio immortale, ma non è così semplice.

In ogni caso lui si muove tantissimo nella città, gira nei luoghi dove si sa che staziona la gente che conta, forse sogna che qualcuno di loro gli chieda pubblicamente qualcosa, lo faccia parlare, lo introduca in qualche maniera negli ambienti di grido. Ha cercato persino di prepararsi per dare delle risposte argute e corrette, evitando la faccia di chi viene colto alla sprovvista, magari balbettando: bisogna sorridere, pensa, dare l’impressione di essere superiori a certe sciocchezze, dire le cose come se fosse la maniera più normale di stare con gli altri.

Logicamente nei primi giorni ci sono state delle interviste, ma in quelle Renato ha potuto soltanto essere né più né meno quello che è, non avrebbe mai potuto così rapidamente correggere le sue espressioni e la sua dizione da provinciale. Adesso però è il suo momento, si fa vedere davanti a qualche locale e tutti gli chiedono l’autografo, si fanno una foto con lui, magari gli chiedono qualcosa giusto per sentirne la voce. Quasi non si rende ancora conto di quello che gli sta capitando, e prima di andarsene a letto la sera, si guarda a lungo davanti allo specchio. Se almeno avessi studiato, pensa certe volte; potrei gestire ancora meglio la situazione, piuttosto che affidarmi a questi professionisti del settore che mi prendono un sacco di soldi. Ma forse è meglio così, riflette ancora: almeno non ho perso tempo.

Bruno Magnolfi

Tempo perso.ultima modifica: 2014-09-24T20:25:59+02:00da magnonove
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