Passeggeri qualunque.

Tu non sei una persona qualsiasi. Però, diciamoci la verità, non sei neppure troppo speciale. Ogni mattina ti alzi alle sette e poi vai a lavorare, proprio come faccio io, nello stesso modo di tutti, o di tanti, senza grandi variazioni. Io ti incontro sul tram, tu forse neppure mi vedi. Ma io ti conosco, ed anche se guardo fuori dai vetri, se fingo di affondare la faccia dentro un giornale, ed anche se appaio del tutto indifferente alla tua particolare presenza, come d’altronde a quella di tutti, però sono qui, e se non proprio accanto a te, comunque spesso a poca distanza da te. Addirittura credo di sapere tutto di te, ed anche se evito costantemente di volgere lo sguardo verso la zona della vettura dove ti vai generalmente a sistemare, però conosco perfettamente i tuoi modi fare, intuisco persino come riesci a comportarti, come sai sederti, almeno quando c’e posto, che gesti fai, quali sono le persone che ti va di salutare sopra questo tram. Sono sicuro di comprendere perfino qualcuno dei tuoi pensieri, qualche volta, perché credo di riuscire a decifrarli addirittura dalle tue espressioni, anche da quel tuo modo particolare che hai di guardarti attorno, o da come in certi casi stringi la bocca, o anche, in altre occasioni, da come tieni e muovi le mani.

Tu scendi ad una certa fermata, ed io a quella subito dopo. Ogni mattina, regolarmente. Potrebbe apparire tutto noioso, un andamento monotono che sembra non dover mai cambiare, e invece non è affatto così, e non perché quasi ogni giorno indossi vestiti diversi o tieni i capelli pettinati in un modo o in un altro, quanto perché, appena riesco come ad avvertire in mezzo agli altri la tua presenza su questo tram, sono subito capace di comprendere in quale maniera sarà la nuova giornata che sta già iniziando, sia per te che per me, e forse addirittura anche per gli altri, grazie al tuo modo di porti nei confronti del mondo, e di come tu sia sempre nuova, capace di creare nell’aria qualcosa di differente ogni volta che arrivi.

Non sono innamorato di te, anche se riconosco che sei senza dubbio una gran bella donna. L’amore lo trovo noioso, senza grandi prospettive se non declinanti una volta raggiunto l’apice maggiore dei primi tempi. Nel mio caso non cercherò mai di parlarti, perché questo probabilmente mi costringerebbe a salutarti già dal giorno seguente, rompendo questo meraviglioso equilibrio che si è creato tra me e te.

Per questo oggi insisto a guardare fuori dal finestrino, nonostante tu sia venuta a sederti proprio qui, accanto a me. Ma tu hai subito detto: mi scusi, sistemandoti sul seggiolino, forse per abitudine, o per troppa gentilezza, probabilmente senza neppure immaginare di cosa effettivamente ci sia da scusarti. Poi ti sei mossa, ed ancora senza alcuna intenzione hai appoggiato la tua borsetta ad una mia gamba, e quindi hai riso con grande spontaneità, e mi hai costretto a girarmi dalla tua parte, e poi mi hai detto ancora, sempre ridendo: scusi di nuovo.

Allora con grande imbarazzo mi sono alzato, ho sorriso con timidezza a mia volta, sottintendendo con questo gesto e in questa maniera che praticamente ero giunto alla mia destinazione, ma tu hai subito detto: c’è ancora tempo per la sua fermata, facendomi comprendere quanto mi avevi già precedentemente osservato, chissà con quanta sottile attenzione, e poi vai a sapere perfino da quanto tempo. Così sono tornato a sedermi, quasi abbandonandomi a questa nuova realtà, ed ho lasciato che qualche frase immediatamente ed inevitabilmente scambiata a quel punto tra noi, rompesse per sempre qualsiasi antico equilibrio. Il giorno seguente naturalmente sono andato a lavorare con la mia auto.

Bruno Magnolfi

Passeggeri qualunque.ultima modifica: 2014-04-29T21:21:15+02:00da magnonove
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