Ultima volta.

La palestra è sempre la stessa, lui ormai non ha neppure bisogno di ricordare come sono fatte le docce, gli spogliatoi, gli armadietti; anzi, là dentro potrebbe quasi girare dappertutto senza guardare, anche con gli occhi bendati. Da anni ogni giorno un pomeriggio intero di allenamenti, i pesi, il sacco, la panca, insomma i medesimi esercizi di sempre, ed in più, per una volta la settimana, una serata intera con  l’allenatore, quello vero, quello che per esercizio gli fa sostenere anche dei piccoli incontri con altri ragazzi più o meno come lui, interrompendo continuamente ogni match solo per dire: stai più basso, schiva, colpisci adesso, non scoprirti, tanto che sono tutti continuamente a fermarsi, ad interrompere sul più bello qualsiasi azione, e ad ascoltare da quell’uomo un po’ brusco come correggersi, cosa evitare, quando attaccare, in questo modo lasciandosi togliere la voglia e il momento per dare libero sfogo ai veri istinti.

Forse dovrebbe persino smettere, ci ha già pensato più di una volta; ma quei quattro incontri piuttosto seri, sostenuti da quando ha iniziato, li ha vinti tutti, anche se ai punti, e gli è parsa addirittura quasi una semplice passeggiata: certo, tutti quanti subito dopo si sono complimentati con lui, e la poca gente presente lo ha anche applaudito, incoraggiato, ed a lui è piaciuto moltissimo tutto questo, quasi più di qualsiasi altra cosa. Sei una promessa, gli ha detto il suo allenatore senza guardarlo, però anche lui sa che non può andare sempre così, prima o poi qualcuno sarà pronto a rompergli il naso, forse riuscendo addirittura ad umiliarlo, e lui allora si sentirà un niente, uno che non è riuscito a fare nulla di buono.

La palestra è il posto dove lui si sente bene, si è sempre sentito bene là dentro, ed ultimamente ha anche allungato i tempi per farsi la doccia, quasi a cercare di trattenersi di più, così come sempre più spesso si è fermato senza motivo a pensare qualcosa, qualcosa che adesso non sa neanche lui come poter definire, mentre lentamente sta li a guardarsi nel suo piccolo specchio e a rivestirsi davanti all’armadietto di ferro. Quando fa gli esercizi invece si sente impegnato, ma non riesce a pensare, fa tutto in un modo meccanico, ascolta i suoi muscoli che poco alla volta si sciolgono, poi che si induriscono, e lo spingono ad andare più avanti, continuando con i medesimi movimenti fino a quando non sente dolore.

Forse c’è una vita anche fuori, immagina mentre saluta tutti come sempre sulla porta della palestra, ma è tanto tempo che neppure più la desidera, che non si interessa di altri argomenti che non siano vitamine, carboidrati, proteine, qualsiasi cosa che possa migliorare la sua forma fisica. Non desidera niente che sia più importante di quell’impegno, e in questa maniera per tutto il resto non rimane altra possibilità che cancellare qualsiasi diversivo. E poi ci sono anche quelle pasticche che gli hanno consigliato di assumere, da prendere sempre agli stessi orari, e gli integratori, i sali, tutto quel corollario di usi e abitudini che sembrano sempre di più far parte della sua giornata.

Forse l’allenatore si è anche accorto che qualcosa non va, pensa una sera. Lo guarda, dice qualcosa senza importanza, gli gira le spalle, poi torna a scrutarlo. Lui prosegue a colpire usando la tecnica che ha messo a punto ma senza mai dimenticare la forza. Poi si ferma, si immobilizza, forse d’improvviso vorrebbe addirittura piangere, ma non lo fa, anche se con un certo sforzo. L’allenatore è lì, non dice niente, sa perfettamente che quei momenti arrivano sempre per i ragazzi così. Lui allora si accosta al suo angolo, prende il suo asciugamano, non trova niente da dire, non guarda nessuno, sa solamente che deve andarsene, non c’è nient’altro da fare, perché adesso è assolutamente convinto che quella è stata davvero la sua ultima volta.

Bruno Magnolfi

Ultima volta.ultima modifica: 2014-01-30T20:55:55+01:00da magnonove
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