Lo sconosciuto (profilo n. 21).

           

            Evaristo Gennai, aveva detto una voce per me sconosciuta di là dalla soglia di casa; apra la porta. Sull’immediato, colpito dal tono e da quelle parole, ero rimasto fermo e in silenzio, come per fingere di non trovarmi neppure nel mio appartamento, ma poi, riflettuto che non avevo fatto mai niente per cui temere qualcosa, mi ero alzato lentamente dalla mia sedia e avevo raggiunto con calma il piccolo ingresso, dove avevo risposto, pur con voce poco marcata: chi lo desidera?

            Ho bisogno di lei, aveva insistito l’uomo fuori dalla porta ancora ben chiusa, senza che questa sua frase spiegasse un bel niente circa il motivo per cui io avrei dovuto ascoltarlo o magari farlo entrare nella mia casa. Così avevo pensato di porre una nuova domanda più circostanziata a proposito dei motivi che avevano portato quella persona fin lì a disturbarmi, ma all’improvviso, con determinazione, chiesi soltanto: e che cosa vuole da lui?, mostrando in questa maniera che non ero disposto a lasciarmi intimorire da un qualsiasi sconosciuto.

            Ho da farle vedere qualcosa, disse quell’altro, sempre che lei sia davvero Evaristo Gennai, e non qualcun altro. Io sul momento ebbi un dubbio: sul mio campanello, che peraltro il tizio lì fuori non aveva suonato, c’era riportato con una certa chiarezza il mio nome, e a meno che si sospettasse abitassero in quella casa altre persone, era difficile pensare che io non fossi il vero Evaristo Gennai. Ciò nonostante dissi in fretta: abita qui Evaristo Gennai, ma non credo che lui la conosca, e tutto sommato immagino che potrebbe benissimo fare a meno della sua conoscenza. Non gli pare di aver bisogno di niente, tantomeno di qualcuno che viene a importunarlo con questa maniere per qualcosa di cui probabilmente non gli interessa un bel nulla.

            Comunque, avevo ripreso dopo una pausa, se ha qualcosa da dire, la dica adesso e anche in fretta, e sia convincente fino al punto da farsi aprire la porta, perché in caso contrario il tempo a sua disposizione è finito, e questa porta non verrà neppure socchiusa. Mi ritenni immediatamente soddisfatto della mia tirata, e con questo immaginai immediatamente che l’altro, così com’era arrivato fino su quel pianerottolo, se ne sarebbe andato senza aggiungere altro, e quindi tornai nella mia stanza per riprendere il posto a sedere che avevo all’inizio. Sentii scartocciare qualcosa, quindi la persona che stava là fuori si decise a premere brevemente il mio campanello. Troppo tardi, pensai, ormai la frittata è già fatta, così non mi mossi minimamente da dove mi trovavo. Infine non sentii più alcun rumore proveniente dal pianerottolo, e così mi preoccupai di altre cose, per finire col mettermi a rileggere un articolo su una vecchia rivista.

            Trascorse del tempo, e probabilmente dopo almeno un’ora abbondante, sentii il bisogno di uscire a prendere aria. Indossai con tranquillità la mia giacca, presi le chiavi di casa e mi incamminai, scendendo con attenzione le due rampe di scale del piccolo condominio in cui abitavo da sempre, raggiungendo subito il marciapiede e la strada. E’ lei Evaristo Gennai?, chiese un uomo che non avevo mai visto, mentre rimaneva fermo lì accanto. Io lo osservai, riconobbi in lui la voce di prima, ebbi quasi un sussulto, ma ciò nonostante tenni ancora la mia posizione: no, mi dispiace, dissi; non lo conosco neppure; e con ciò me ne andai.

            Bruno Magnolfi

Lo sconosciuto (profilo n. 21).ultima modifica: 2012-09-06T20:34:20+02:00da magnonove
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