Nessuna reale raffigurazione.

La fotografia in bianco e nero era sfocata, e la cornice di cartone aveva un angolo tutto rovinato dal tempo, probabilmente anche dall’umidità della cantina. Indubbiamente il soggetto era lei, e più o meno, a giudicare dalla faccia e dai capelli, doveva essere stata scattata una trentina di anni prima, anche se adesso non ricordava affatto né quell’occasione, né il motivo per cui non aveva mai visto prima quell’immagine. Era sempre così, pensava Lucia, quando si metteva a riordinare qualche angolo dimenticato, scappava fuori inevitabilmente qualcosa di strano, qualcosa che non aveva assolutamente considerato.

Lei era voltata di profilo nella foto, i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, una camicetta buffa di cui si ricordava, ma solo vagamente, e lo sguardo incuriosito da qualcosa che non era nell’immagine; lo sfondo era un giardino, ma si vedeva soltanto un albero e dei cespugli sul dietro, nient’altro. Sarà stato il compleanno di un’amica, pensava adesso, o una festicciola come si usava in quel periodo: nell’espressione che aveva là sopra si immaginava una ragazza seria, anche se quel giorno abbastanza spensierata, probabilmente con dentro l’entusiasmo di chi sta costruendo poco per volta il suo futuro.

Le cose in seguito non erano andate troppo bene per lei, adesso ne era consapevole, ma a quell’epoca ricordava di essere stata disposta a battersi come un leone per cercare la sua strada, per mettere a punto i suoi desideri, per affermare la sua personalità. Non poteva dar la colpa a niente e a nessuno se le cose non erano andate come lei aveva previsto. Anzi, in qualche maniera, la vita le aveva preso la mano costantemente, ponendola spesso di fronte a scelte e a decisioni; il resto in fondo era venuto come conseguenza inevitabile del suo carattere, delle sue idee, non c’era niente di cui rammaricarsi.

Forse la fotografia poteva averla scattata il suo ragazzo di quegli anni, un tipo estroso, un creativo, come a volte si diceva, con tante idee dentro la testa, ma che nel giro di poco tempo aveva dimostrato di non saperne realizzare neanche una. Lucia si era fidata di lui, aveva cercato di infondergli coraggio qualche volta, di spingerlo in avanti, ma lui non era riuscito a combinare quasi niente, e poi se n’era andato, dopo infinite ed estenuanti discussioni senza esito.

Ecco, forse era questo ciò che adesso le ricordava quell’immagine: ma nonostante fosse stato quello un periodo piuttosto difficile, zeppo di contraddizioni, se ora proprio ci pensava a fondo, Lucia riusciva ancora a salvare qualche cosa; si, certo, c’era l’entusiasmo, la voglia di fare, la generosità dei suoi comportamenti; c’era quel credere di poter rendere migliore quel futuro in cui tutti in quel periodo credevano fermamente. Per questo era bene adesso distruggere quella fotografia: niente di tutto ciò che raffigurava era rimasto, inutile persino ripensarci.

Bruno Magnolfi

Nessuna reale raffigurazione.ultima modifica: 2010-12-09T22:11:15+01:00da magnonove
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