La mia semplice deludente natura.

Stavo là, al margine di qualcosa, senza sentirmi attratto da nulla che non fosse quella foschia leggera attraverso cui vedevo ogni cosa, una volta uscito alla sera dal solito bar. In fondo non facevo niente di male se non a me stesso, pensavo, ma pur essendo convinto che dovessi finirla, un giorno a l’altro, di bere in quella maniera smodata, specialmente come mi era accaduto in quegli ultimi tempi, ogni sera l’attrazione che aveva per me quel locale, era più forte di qualsiasi altra cosa.

Forse ciondolavo anche un po’ durante tutti quei tre o quattrocento metri che mi separavano da casa, però stavo bene, dimenticavo ogni lato negativo della mia vita, e la giornata in quel modo mi pareva concludersi al meglio. C’erano stati anche giorni in cui non mi andava proprio di bere, e allora andavo in giro, parlavo con la gente e spiegavo a tutti in quale modo mi sarebbe piaciuta la vita: senza tante complicazioni, cercare di dar seguito alle cose nella maniera più semplice e più lineare possibile, ecco tutto.

Qualcuno mi guardava senza parlare, osservava i miei gesti, l’espressione del viso, ed ecco che la mia maledetta paura di deludere chi mi stava di fronte, tornava a far mostra di sé, come se quella gente capisse fin dalle mie poche parole che ero un fallito, uno che scontentava costantemente chiunque, in tutto ciò che cercava di fare. Non so perché, ma è stato sempre così, fin da quando ero piccolo. Mi si chiedeva di fare una cosa ed io la sbagliavo, regolarmente, oppure dimenticavo di farla.

La sensazione che nessuno mi avrebbe mai preso sul serio era già forte in quegli anni, e col tempo quasi mai era andata indebolendosi. Poi decisi che bastava così. Fu un lungo periodo in cui cercai di impegnarmi a fondo in tutto ciò che mi capitava di fare, ma la sensazione di affrontare le cose sempre in maniera inadatta non cambiò mai. Infine mi accorsi che nessuno si attendeva qualcosa di buono da me, come se fosse scontato il mio essere incapace di fronteggiare le piccole difficoltà, la vita comune, quella normale, di ogni giorno.

Quando andavo al bar stavo bene, scherzavo con tutti gli amici, ci facevamo tanti discorsi spesso basati sul niente, ed eravamo quasi sempre d’accordo. Adesso, dopo aver passato dei mesi nella comunità, mi sento di essere solo, inutile a tutto, senza niente che mi faccia piacere, se non la convinzione di essere uscito dal tunnel. Soltanto pensare all’alcool adesso mi fa venire un gran mal di testa, spesso passo davanti al solito bar, ma in nessun caso mi viene voglia di rientrare là dentro.

Penso di essermi allontanato quanto basta dal margine che avevo raggiunto, ma adesso avrei bisogno di fiducia in me stesso, di capacità vera ad affrontare ogni giornata. Invece spesso sto qui, mi guardo attorno, so che per me è meglio star fermo piuttosto che cercare di fare qualcosa. Qualcuno mi osserva, lo so, ma non mi chiede mai niente: mi guarda, sa che potrei ancora cercare di dimostrargli qualcosa, ma è già sicuro che sarò deludente, perché è solo questa la mia vera natura.

Bruno Magnolfi

La mia semplice deludente natura.ultima modifica: 2010-11-17T22:01:29+01:00da magnonove
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