La navicella nello spazio interstellare

Le voci e i rumori arrivavano fino lì, nonostante le porte chiuse, il lungo corridoio e il cuscino sopra la testa di Elisabetta. Ormai andava avanti da tanto tempo la situazione: quasi ogni sera i suoi genitori litigavano, Elisabetta non capiva neanche per cosa, a lei pareva che tutto andasse bene, a scuola aveva anche preso dei buoni voti, ma ultimamente pareva che questo non interessasse nessuno.

Così quella sera aprì la finestra della sua cameretta, al primo piano della villa dove abitava, ed uscì, calandosi lungo una pianta rampicante che cresceva in mezzo all’erba del retro. Girò un po’ per il giardino, in pigiama com’era, poi si sedette su una pietra squadrata vicino alla recinzione. I due esseri la videro subito e le chiesero con voce stentata che cosa stesse facendo. Lei spiegò loro la storia, senza paura, e loro ascoltarono in perfetto silenzio. Le chiesero, dopo che ebbe finito, se per caso voleva fare un giro con loro, giusto per svagarsi, ed Elisabetta disse di si.

Poco distante c’era una specie di scatola opaca, salirono sopra e in un attimo si ritrovarono nel cielo notturno, chissà quanto lontani in mezzo alle stelle, una visione completa dell’universo, come se quell’abitacolo fosse completamente trasparente. Elisabetta si sentiva felice, sapeva di essere una dei pochissimo fortunati a poter fare una cosa del genere, poi chiese ai due esseri che stavano fermi e in silenzio, se da loro ci fossero i genitori e cose del genere, ma i due senza muoversi dissero che non avevano nella loro cultura cose del tipo.

Quando la riportarono nel giardino di casa, a lei parve che non fossero troppo contenti, però la trattarono con cortesia, dissero che avrebbero potuto rivedersi se lei avesse voluto, ed Elisabetta, dopo i saluti e con qualche difficoltà, riuscì a risalire sopra al rampicante fino alla finestra della sua cameretta.

Al mattino seguente la mamma non la trovò nel suo letto, fece un grido, accorse anche il babbo, insieme la cercarono da tutte le parti, fin dentro l’armadio. Elisabetta era lì, in piedi, appoggiata con le spalle dietro ai vestiti, in silenzio, lo sguardo assente, nessuna apparente necessità. La mamma si spaventò, disse il suo nome più di una volta, suo padre la scosse leggermente per capire cosa potesse esserle accaduto; poi Elisabetta, in completa tranquillità, disse soltanto: posso andare in mezzo alle stelle per non sentirvi più litigare; in fondo, se voi continuate così, non fate altro che spingermi via.

Bruno Magnolfi

La navicella nello spazio interstellareultima modifica: 2010-08-21T19:56:16+02:00da magnonove
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