Incontrarsi (quarta parte)

L’erba era stata rasata regolarmente, e in virtù delle innaffiature frequenti aveva assunto un colore brillante, capace di far risaltare le bordure e le aiuole di tutto il giardino. Era adesso un piacere passeggiare lungo i vialetti all’ombra degli alberi, in mezzo a quei cespugli fioriti e a tutte le piante: aveva avuto ragione la signora Torrini a far lavorare una persona come me ogni giorno alla manutenzione del verde, adesso i risultati erano evidenti e tutta la casa racchiusa dentro al giardino pareva più viva, più allegra, più giovane. La signora negli ultimi mesi si era fatta vedere anche meno di quello che avrei immaginato, e soprattutto non mi aveva dato nessuna direttiva sui lavori da fare, di fatto lasciandomi padrone del campo e delle mie iniziative. Ogni giorno, terminato il lavoro, andavo come sempre a sedermi sopra le sedie del mio solito bar, lungo la via principale in paese, e tutto pareva procedere in maniera ordinata e tranquilla. Restavo lì, perso dietro ai pensieri di sempre, ad osservare le rare macchine che passavano lungo la via provinciale. Quasi ogni sera la signora Torrini entrava nel bar passandomi accanto, mi salutava con un certo distacco e si lasciava servire il suo aperitivo al bancone. C’era un’intesa perfetta tra noi. Era come non ci fosse bisogno di alcuna parola, però, se ci fosse stato un problema reale, era evidente che potevamo contare l’uno sull’altra. Poi, uno di quei tizi che in genere perdono il giorno giocando alle carte, passò lentamente vicino a dove ero seduto, si fermò un momento guardandomi con un sorriso ammiccante, e riferendosi alla signora, appena uscita dal bar, con un gesto del capo, disse soltanto: “…puoi essere orgoglioso di aver domato una puledra del genere…”. Restai indifferente, assecondando il mio modo di essere, e lasciai che il mio primo istinto sbollisse; però quella frase non mi era piaciuta, e non potevo lasciarla passare, così, dopo pochi minuti, finii la mia birra e mi alzai dalla sedia per andare verso quel tizio. Era molto che non fronteggiavo qualcuno, mi passarono per la testa in un lampo le lotte di quando era ragazzo fuori da scuola, poi mi fermai alla sua sedia. Lui capì, e si alzò per farmi vedere che non aveva paura. Senza parlare lo colpii con un pugno sul viso, e lui barcollò sdraiandosi a terra tra i tavolini del bar. Gli altri che stavano giocando con lui, rimasero senza parole, mentre il tizio si lamentava sanguinando un po’ dalla bocca. “Ci vuole rispetto”, dissi, con voce per niente alterata, ma in modo tale che tutti capissero bene quelle mie poche parole. Pagai la mia birra ed uscii dal locale. Dentro al capanno dove stavano gli attrezzi che usavo per curare il giardino, il giorno seguente trovai una bottiglia di birra ghiacciata. La aprii, ma ancora prima che iniziassi a prenderne un sorso, arrivò lei, la signora Torrini. Entrò dentro al capanno e socchiuse la porta, mi squadrò con un mezzo sorriso ma senza dir niente, poi prese la bottiglia di birra dalle mie mani bevendone un po’. Mi baciò sulla bocca, ma in maniera affettuosa, come voleva che rimanessero le cose tra noi. Poi, quando prese la porta per tornarsene in casa, disse soltanto: “…saremo sempre più forti, noi due, di qualsiasi stupida idea giri qua attorno…”. Rimasi contento di sorseggiare quella sua birra, il suo sapore quel pomeriggio mi parve migliore di qualsiasi altra birra avessi bevuto, e quell’intesa tra noi la sentii come qualcosa che mi riempiva la vita.

Bruno Magnolfi

Incontrarsi (quarta parte)ultima modifica: 2009-12-04T21:57:00+01:00da magnonove
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