L’oscuro fondo di un giorno qualsiasi è il senso di vuoto e di inconcluso dei soliti gesti, degli stessi pensieri, delle medesime cose di sempre. Mario è lì, gira nella sua casa cercando con le mani qualcosa che sa perfettamente non potrà mai trovare, perché è dentro di sé ciò che cerca, soltanto dentro di sé, e solo la consapevolezza di questo a tratti gli procura un’angoscia sottile, lieve e costante. Non ha saputo reagire in maniera adeguata quando lei è andata via, adesso ne è del tutto cosciente. Peraltro non è stato un colpo di testa o una scelta improvvisa quella di lei; tutt’altro: il percorso è durato un lasso di tempo infinito, in cui lui ha assistito allo svuotamento progressivo del loro rapporto, il lento allontanarsi di loro percorsi, l’acquisizione di una distanza sempre maggiore. E’ stato terribile rendersi conto di quanto stava accadendo, assistere poco per volta ai meccanismi già in atto, vedere giorno per giorno quanto stava sfuggendo lontano da sé, dalla sua vita. Eppure Mario ha pensato e pensato tutto quello che era possibile fare, anche se poi non ha fatto niente di pratico, non ha trovato nessuna maniera per contrapporre una diga a quell’emorragia ormai in atto. Si è limitato a osservare, a rendersi conto, a capire che tutto avveniva indipendentemente dalla sua volontà. Ha analizzato se stesso, i suoi modi, i suoi comportamenti, fino a raggiungere la consapevolezza finale che non poteva dimostrarsi diverso da quello che è. Mario si reputa una persona qualsiasi, uno tra tanti come si possono trovare un po’ dappertutto, ma allo stesso tempo dentro di sé lui si sente diverso dagli altri, come se il suo modo di sentire le cose usasse un linguaggio ai più sconosciuto, intraducibile in termini noti. Certe volte è confuso e non sa spiegarsi il motivo, ma in altri casi vede con estrema chiarezza tutto ciò di cui il suo spirito avrebbe bisogno. Lei se ne è andata, ma non è un vero e proprio dolore quello che sente adesso dentro di sé, quanto la solita angoscia sottile che gli dimostra l’incapacità che ha avuto a mostrare se stesso anche a lei. Gli manca, è evidente, ma la sua solitudine non urla, ed è la prova evidente che tutto il percorso era già inevitabile. Non sa spiegarsi perché, ma forse davanti a lei, alla sua dipartita, è riuscito soltanto a rimanere lì, immobile, senza riuscire a mostrare i suoi sentimenti. Adesso è da solo. La consapevolezza di questo gli procura una spinta verso il futuro. Gira per casa, cerca gli oggetti di sempre, poi trova qualcosa che immediatamente non riconosce: è un fermacapelli, una specie di spilla di foggia ordinaria, qualcosa che parla di donne senza specificarne una sola, ma lui in casa non lo ha mai visto avanti di adesso, non lo aveva mai notato neanche prima, quando lei presumibilmente lo stava indossando, e solo questa, anche se è una piccola cosa, gli sembra di straordinario rilievo. Riflette, cerca di trovare il nesso tra tutte le cose, infine ripone l’oggetto in un luogo qualsiasi, senza farne reperto di un periodo felice. Adesso Mario comprende come potrà superare il momento difficile: potrà proiettare dentro al presente tutto quello che gli è sfuggito del periodo passato, nel bene e nel male; riparerà poco per volta ai suoi errori, cercherà di essere meno ancorato al suo modo di essere, smonterà pezzo per pezzo i suoi modi cercando di farne affiorare gli sbagli evidenti, e infine sarà certo di andare un giorno da lei, ne è assolutamente convinto, a riportarle il suo fermacapelli.
Bruno Magnolfi
Qualcuno ha scritto che le parole si scrivono in un solo momento e per una sola donna, mai usare parole per usarle per più momenti, e per più donne.
L’unicità è importante e serve per dare colore a chi non chiede altro che un piccolo cantuccio di un sole distratto.
A volte basta poco per trattenere un sogno, un amore, bastano poche parole .
Quel giorno è passato un treno speciale, ma sono rimasto lì fermo a guardare, il treno si è fermato e mi ha aspettato per un tempo infinito, poi lentamente è andato via .
Sono rimasto alla fermata ad aspettare, sperando che ripassi da qui .
Non credo che ripassi una prossima volta, i treni speciali passano così di rado, che non ci spero più.
Credo anche che sia inutile riguardare quello che si è sbagliato o cosa era giusto fare, o cosa sarà giusto fare la prossima volta. Rimanere avvolti nel proprio bozzolo non ci permetterà mai di trovare il coraggio di volare!
Ritengo che la solitudine affligge chi non ama.
Un aneddoto chiarirà il mio punto di visa. L’episodio mi è stato riferito da un amico scacchista, ed è avvenuto in Veneto nel 1976, durante un terremoto piuttosto importante: Un maestro internzionale era seduto al tavolo di un caffè e stava analizzando la sua partita con la scacchiera portatile; improvvisamente una scossa di terremoto(quello che devastò il Friuli) seminò il panico nella piazzetta, provocando un fuggi fuggi generale. L’unico che non si spostò fù il nostro maestro, che continuò nella sua analisi. Il suo amore per gli scacchi era tale che nemmeno un terremoto poteva distoglierlo, è evidente che il nostro scacchista, quando analizza che sia solo o meno, che ci sia un terremoto o meno, poco importa . Quando noi abbiamo qualcosa d’amare siamo in compagnia e non ci sono sè e non ci sono ma..e non ci saranno possime volte.. l’imperativo è adesso e qui!
Sarà, ma è così dolce la solitudine, che omani non sò più farne a meno, lascio passare tutti i treni del mondo ..e poco importa, se sono speciali .
Una solitudine dunque voluta, cercata per rincontrarsi con il proprio sè, per far germogliare nuove emozioni provate, lette, sentite, inventate. Per ridare valore al silenzio, come atto preparatorio per comunicare con gli altri.
Una solitudine feconda che non può prescindere dalla relazione con l’altro, senza scadere in isolamento perchè condurrebbe al rifiuto dell’altro diverso da sè, ma dandosi ancora una possibilità per trovare da sè una nuova felicità .
“Degli uomini” disse il Piccolo Principe”, coltivano cinque mila rose, nello stesso giorno…e non trovano quello che cercano . “E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un pò d’acqua..ma gli occhi sono ciechi . Bisogna cercare col cuore.
La solitudine tocca profondamente tutti gli uomini, è ineliminabile, e sprattutto, per alcuni, i più fortunati, può diventare la strada della ricerca interiore .