57 pensieri su “Racconti di luglio

  1. La vita ci sorprende sempre con il suo eteno divenire, tutto cabia e noi con lei, e a nulla serve volerne ignorare i segnali, e se solo ci soffermiamo o torniamo indietro, ne riconosciamo la traccia, ricosciamo quella stinga che tiene la nostra vita, ed è sorprendente individuare i giri immensi che compie, ma buona parte di quella stringa è stata tessuta e annodata da noi, l’abbiamo tessuta con le nostre scelte o non scelte, annodata con i nostri tentennamenti, e i nostri si.

  2. Penso che le stringhe uniscono quelle parti di noi a cui spesso razionalmente finiamo col non dare mai retta e che invece lentamente, con il passare del tempo sono proprio loro a fare la differenza, e a determinare i cambiamenti dentro e fuori di noi.

  3. Daccordo, di fronte all’innamoramento, si alzano le mani, tutto diventa illogico, qualcuno dice che l’amore rende stupidi…e forse è vero, ma quanti di noi darebbero un bel pò di quello che posseggono, per sentirsi come Luca?

  4. Bè, l’amore è una bestia che quando arriva ti si piazza sulla spalla, e non và più via, ti segue ovunque, e tutto intorno diventa privo di significato. A me succede esattamente così come Luca, non riesco a spiegare cosa sento, sò solo che c’è l’ho con mè che ci sono cascato dentro, e mi sento ridicolo. Mi chiudo a riccio e spero solo che nessuno si accorga di quello che provo, e mi sveglio ogni giorno con la speranza che mi sia passata ! In quanto alla lei? bè la evito! Confesso che più mi prende e più grande è la distanza che metto tra me e lei .

  5. Commento al primo di agosto: Il tema sfiorato nel primo di agosto e che mi piacerebbe esplorare, è l’idea che abbiamo sul destino. Ciò che ci immaginavamo di poter essere e di poter fare, ciò che poi invece il destino ha deciso di riservare alle nostre vite. A volte tragiche, a volte banali, a volte incredibilmente sorprendenti.
    Jean Paul Sartre sosteneva fra le altre cose che il destino è quello che ci costruiamo e anche che il destino del mondo è quello che noi contribuiamo come individui a creare, tutti insieme.
    Credo che avesse in gran parte ragione, eppure rimane qualcosa di inconoscibile e imprevedibile che rende l’essere umano il meraviglioso mistero che è.

  6. Vorrei utilizzare come stringa ” Paul Sartre” già citato da Cuordicarciofo”, nel precedente commento, per quanto riguarda il racconto: “la Scelta”, del 3 agosto. Sartre afferma che la “scelta” è la resposabilità nel fare qualcosa di ciò che l’altro ha fatto di noi.
    E’ in quest’ottica che interpreto il comportamento del protagonista della storia.
    La mia idenità mi viene data dall’altro, nel senso che l’io”, immagine di me, la mia identità è data dall’Altro ed è nell’Altro. L’Altro con i suoi simboli, la sua volontà, ha fatto qualcosa di noi, ha scritto su di noi delle tracce, che il protagonista coglie e rimanda, come uno specchio.

  7. Penso che nel acconto del 3, quella del protagonista sia una maniera come un altra per difendersi, dalle scelte contingenti che la vita ci costringe a fare.
    Crescere è saper affrontare le scelte, qualsiasi esse siano, senza se e senza ma, senza delegare nessuno, assumendosi le relative conseguenze.
    Perchè difendersi dalle scelte, utilizzando gli altri? e dando ad altri la responsabilità di farlo?
    L’eccesso di difesa(come nell’organismo) si trasforma spesso nell’auto distruzione.

  8. Si, in realtà, leggendo il racconto del 3/8, mi chiedo perche, ridurre “la Scelta” o le scelte, ad una adesione?( per quanto il protagonista dichiari d’essere parte attiva, nella definizione delle scelte, appare in realtà trascinato, dalle persone e dalle circostanze, quindi vittima) e alla fine, del racconto il suo “Delirio di condizionare le scelte” lo porterà ad eludere completamente lo spazio delle scelte e delle responsabilità.

  9. KierKegaard, afferma che la vera scelta non è mai la scelta tra due o più cose, ma è la scelta di scegliere, è scegliere di scegliere, ossia scegliere di lasciare spazio alla dimensione della contingenza, all’irruzione del fuori”, all’incontro con l’altro!

  10. L’uomo è fatto di volontà e su questo non si discute, tuttavia viviamo schiavi delle leggi e delle convenzioni sociali e religiose. Quindi in realtà siamo costretti a reprimere, quelle che sono le nostre reali attitudini, per indossare gli abiti sociali, quegli abiti che ci rendono determinati, e controllabili, alla quale sacrifichiamo una parte di noi stessi, sacrificio pagato di fatto a caro prezzo, se consideriamo tutte le malattie sociali e le nevrosi da cui siamo affetti! Credo che il protagonista, nella scelta, provi a sopravvivere a tutto ciò, creandosi un limbo”, uno spazio libero di non scelta, o di scelta relegata al fuori, salvaguardando il dentro di lui, la sua vera essenza.

  11. Indecisi cari miei, non si nasce si diventa. Se sono indeciso è perchè sono più responsabile e più serio degli altri, spesso ci diciamo…o”da questa scelta” dipende tutta la mia vita, e così dicendo ci creamo alibi per evitare di prendere quella decisione, proprio come il protagonista del racconto…Sappiamo bene che la decisione è dentro di noi, e siamo solo noi che ancora non la vediamo!

  12. Credo che il filo conduttore di buona parte dei dei racconti di scritti fin qui sia “la paura”!
    Paura di decidere, di scegiere, di lasciarsi andare, di perdere gli affetti, di non essere accettati, di competere, di non essere capiti, di perdere il lavoro, di essere dominati, di essere abbandonati, di distogliere lo sguardo dalla vanità, paura dell’ignoto, paura della follia, paura del buio, di ammalarsi..paura della morte, paura di vivere.

    La paura è diventata la matrice di tutte le nostre azioni, le cause di tutte le guerre, delle intolleranze, delle incomprensioni, delle sofferenze…tutto scaturisce dalla paura.

  13. Immaginate un un mondo libero dalle paure, libero dalle regole comportamentali, dove il contrario della paura non è il coraggio, ma è la libertà.
    Basterebbe soltanto non avere paura di amare e saremmo liberi!
    “Io sogno un mondo libero dalle paure”.
    Erri De Luca in ” Non ora, non qui”.

  14. Molto del destino di ciascuno dipende da una domanda, una richiesta che un giorno qualcuno, una persona cara o uno sconosciuto, rivolge d’improvviso, e uno riconosce d’aspettare da tempo quella intrrogazione, forse anche banale, ma che in lui risuona come un annuncio e sà che proverà a rispondere ad essa con tutta la vita.

    Erri De Luca- Non ora non qui.

  15. Mi piacerebbe commentare il racconto de 2 Agosto che personalmente trovo tenero…
    “La creatura che mi passava davanti facendomi arrossire per la sua bellezza, aveva gli occhi pieni del suo mondo, non poteva vedermi.

    Io spalancavo i miei su di lei, sulle finestre che riflettevano il rosso della sera e mi facevo trasportare dalla felice vertigine del bambino che sogna d’essere invisibile”.

    “Erri De Luca da “Non ora non qui”.
    “Chi di noi non ha mai provato almeno una volta la gioia di tanta infelicità?”

  16. Il racconto: “perduta per sempre” narra di un’amizia” che non è riuscita ad essere tale, perchè ad essa mancava un sentimento.

    “Honorè De Balzac” sintetizza in questa frase il senso del mio pensiero “quel che rende indissolubili le amicizie e ne raddoppia l’incanto è un sentimento che manca all’amore: ed è la sicurezza”.

  17. …E poi si cresce e le amicizie indissolubili, si sciolgono, e non sembrano, più tanto durature, e il tempo diventa sempre meno, e si finisce col giocare a briscola al bar sotto casa, o col guardare un buon film su Sky.

  18. Ora il racconto descrive un addio, una negazione, ma non guardatela poi in negativo, pensate al personaggio femminile, che introduce un tema a me personalmente caro: Le coincidenze”.
    Le coincidenze sono “Le cicatrici del destino”( tratto dall’ombra del vento-Ruiz-Zafòn).
    Le coincidenze sono dei semi che possono germogliare o risolversi in cicatrici, entrambi sono create dal destino, che non è qualcosa di fermo e di scritto.
    Quindi le coincidenze lasciano cadere e ora “seme” e ora “cicatrice”nella nostra vita determinando l’evento” .

  19. Ora il racconto descrive un addio, una negazione, ma non guardatela poi in negativo, pensate al personaggio femminile, che introduce un tema a me personalmente caro: Le coincidenze”.
    Le coincidenze sono “Le cicatrici del destino”( tratto dall’ombra del vento-Ruiz-Zafòn).
    Le coincidenze sono dei semi che possono germogliare o risolversi in cicatrici, entrambi sono create dal destino, che non è qualcosa di fermo e di scritto.
    Quindi le coincidenze lasciano cadere e ora “seme” e ora “cicatrice”nella nostra vita determinando l’evento” .

  20. Commento al racconto del 11 agosto: “Non vedere nessuno”.

    “Ormai lui errava con me nell’animo, e la mia anima non poteva stare senza di lui.
    Ma quando lentamente la sua vita si spense tutto ciò che vedevo intorno a me era morte, tutto ciò che avevo messo in comune con lui, senza di lui si era mutato.
    I miei occhi lo cercavano ovunque, e odiavo tutte le cose, perchè non avevano lui e non potevano più dirmi” Ecco verrà”.
    Solo il pianto mi era dolce ed io continuavo ad essere per me un luogo d’infelicità, dove non potevo restare, ma dal quale non potevo fuggire.
    ( Dalle Confessioni di S. Agostino 4.4.7.7.12 )

  21. Io invece nel racconto dell’11, riconosco l’indolenza, degli amici, ragazzi, che rivelano tanta fragilità, di fronte alle prove che la vita regala.
    Non si lascia andare via un amico in silenzio, senza una carezza.

  22. “un semplice titolo:
    Le parole chiave del racconto sono:
    “tutto apparentemerte era a posto/ma non era vero/Si fingeva una forza fasulla/ una sicurezza di carta.
    Potrebbe trattarsi di una storia d’amore?/ invece leggendo oltre si comprende che si tratta di un’ occupazione studentesca ormai finita. Tutto il racconto si svolge conservando entrambe le due diverse chiavi di lettura.
    L’occupazione di un istituto scolastico da parte di un gruppo di studenti è un momento di vero confronto” con le istituzioni, e di crescita individuale .
    Ma quando quasi tutto è compromesso, e c’e bisogno di un atto di coraggio, di un analisi necessaria, perche l’esperienza non naufraghi in un nulla di fatto, e si evolva in un cambiamento, in una rivoluzione(rivoluzione=rivolgere) ci si trincea nel cercare solo una via d’uscita d’ambo le parti .
    Bisognerebbe favorire l’amore per la verita a spregio dell’amor proprio, creando spazi vitali autentici sia per se che per gli altri.
    Ma alla fine del racconto risulta chiaro come, entrambe le parti, scivolano lentamente nell’ipocrisia, rifugiandosi nell’ambiguità della menzogna, determinano così l’involuzione e il fallimento del cambiamento

  23. Ritengo che non sia facile trovare commenti come quelli che si trovano in questo blog…”Alcuni superano l’inverosimile”!
    Luca ma quale racconto hai letto? Hai tratto spunto dal racconto”un semplice titolo”, e però poi hai scritto un racconto tutto tuo…Grande fantasia.

  24. Il racconto del del 12/8 racconta fatti veri, altro che storie!Il tema delle “occupazioni” studentesche, e dei tradimenti, lo porto ancora sulla mia pelle, 3 processi e 10 punti sulla testa, io c’ero e ho resistito all’irruzione della polizia nella mia scuola. Io credo nella coerenza e perseguo i miei ideali! Spero che al rientro a scuola parta la linea dura delle occupazioni, e che” l’onda” riprenda più forte di prima .

  25. Ciascuno di noi è una storia ambulante, un organismo regolato ed aperto, disgregoato-disorganizzato e limitato dal nostro passato e dalla nostra vita presente .

  26. Penso che i commenti che giungono su questo blog abbiano un’importanza maggiore del blog stesso. Esisteva una rivista letteraria, una volta, dal titolo PIETRA SERENA, dove la serenità era per chi faceva il creativo, sfarfallando sopra le idee più fantasiose, e la pietra era lasciata a chi era capace, con testardaggine e impegno, a ritrovare i file delle cose accampate. Mi tolgo il cappello di fronte a questi ultimi, che riescono a portare avanti un lavoro incommensurabile.

  27. Certo che se siamo anche “all’auto celebrazione” ragazzi è la fine! Pensate che io non m’iscrivo in palestra, per evitare di dover sopportare poi, le tristi serate, con pizza a seguito, organizzate per “celebrare il gruppo”, per suggellare “i rapporti di amicizia” che si presume si debbano creare ! troppi gruppi e pizze da mangiare ormai nelle nostre vite! Vi confesso che ho paura di pagare anche i bollettini alle poste ormai, perchè mi hanno individuata come buona cliente, e temo un invito in pizzeria!
    Ragazzi scrivetemi che odiate la pizza!!!

  28. Il racconto del 14 Agosto:” non tornare più”, mi costringe in qualche modo, a superare la mia proverbiale timidezza e a dire la mia. Seguo, da un pò di tempo il suo blog, sig. Magnolfi, le sue storie sanno farmi piangere o sanno divertirmi, e avvolte mi fanno riflettere e penso che sia questo il fine di chi scrive; ma seguo anche tutti i commenti del blog, e trovo che tutti voi avete “coraggio” a dirla come la pensate, io purtroppo a causa della mia timidezza non esprimo mai i miei pensieri, e avvolte quando la paura mi attanaglia così tanto, temo di non averne.
    Questa volta però, ho deciso come vedete di mettermi in gioco, anche perchè, con questo racconto è stata data voce’ alla timidezza”, ed è stato messo in luce un mondo sotterraneo, di cui non si parla mai .
    Certo, nessuno ci crede più che esistono i timidi, ma io con questo mio commento volevo testimoniare proprio la loro esistenza, noi timidi in genere non abbiamo voce e nè corpo, e facciamo di tutto, per non farci notare, quindi a lei và un grazie da parte mia e di tutti i timidi che così bene lei a saputo rappresentare.

  29. Dopo aver letto il commento di Fil8″, non ho potuto far a meno di pensare a questa poesia ragazzi, ora sò perfettamente che pensate tutti che la poesia è da sfigati, ma provate a leggerla, Neruda vi assicuro non è mai noioso!

    “Appena seppi, solamente, che esistevo e che avrei potuto essere, continuare, ebbi paura di ciò, della vita, desiderai che non mi vedessero, che non si conoscesse la mia esistenza.

    Divenni magro, pallido, assente, non volli parlare perchè non potessero riconoscere la mia voce, non volli vedere perchè non mi vedessero, camminando, mi strinsi contro il muro come un ombra che scivoli via.

    Mi sarei vestito di tegole rosse, di fumo, per restare lì, ma invisibile, essere presente in tutto, ma lungi, conservare la mia identità oscura, legata al ritmo della primavera.
    Pabo Neruda.

  30. Mi piace il racconto e mi piace anche la poesia proposta da Gronko, sono un extimida, e comprendo bene l’argomento.
    Quando si diventa adolescenti, non tutti hanno il desiderio di diventare grandi e pensare al futuro, la maggior parte di noi ragazzi ha paura ad esprimersi e non riesce a dimenticare la dolce infanzia.
    Credo che la poesia di Pablo Neruda come il racconto di Bruno Magnolfi, descriva perfettamente le conseguenze di questo sentimento, d’ inadeguatezza che si prova a tutte l’età.
    Il punto di partenza fondamentale per riuscire a vincere la timidezza, è essere se stessi per aprirsi agli altri, realizzare i propri sogni, e avere pensieri positivi .

  31. Ma perchè tutto si riduce sempre con un :”E tutti vissero felici e contenti”? Non succede mai ! Ma chi di voi è mai riuscito ad essere se stesso? Per non parlare di realizzare i propri sogni, ma quando mai si realizzano? Ma a chi prendiamo in giro?
    Si sà che solo in pochi riescono nella vita a realizzare i propri sogni!
    Credo che dovremmo incominciare a finirla di farcire i nostri scritti di “banale buonismo”.
    Ma chi se ne frega, permettetemi la licenza, di superare la timidezza? Io sono quello che sono, con i miei limiti, i miei insuccessi, le mie sofferenze, e con le mie insoddisfazioni, perfetto così .

  32. Non ho capito bene il commento di Pietraserena, se fà un complimento a tutti quelli che scrivono sul blog, o invece no?! E se devo dirla tutta, non ho compreso bene, neanche le nevrastenie di Skizzo, ( ora capisco perchè ti chiami così!)
    Ma arrivo al dunque :temo che l’autore dei racconti, il signor Bruno Magnolfi, si sia un tantino innervosito dei nostri commenti. (per così dire “caciaroni”).
    L’ultimo racconto del 15,”bisogno di niente”,(..e già il titolo parla chiaro..) mi restituisce l’idea di come la vive la nostra ingerenza: Il disegno che dopo tante incertezze, e ritocchi, era stato completato, finalmente finito…una volta poggiato-“inviato”- pubblicato”, si becca una minestra calda sù (..”la solita minestra” che poi saremmo noi..)e l’artista paziente ( visto che ci sopporta da molto tempo ormai…) resiste e lascia correre, lascindo che la sua opera resti così compromessa; ma si sà che la la pazienza ha un limite!

  33. Gronco se non ti è chiaro il significato di un testo scritto, rileggerlo tante volte, e poi pensa altrettante volte elevando al cubo.

  34. Penso che nel racconto,” bisogno di niente” si vuole affermare che nel processo creativo c’è sempre una parte relativa al vissuto dell’artista, non ostante che egli, la ripulisca, e la perfezzioni, il vissuto dell’artista, volutamente o no impregna l’opera realizzata.

  35. Gronk con la sua schiettezza, mi ha offerto l’opportuità di dire come la penso anche io, su i commenti di questo blog. Mi sento, molto spesso sciocca, nel commentare i suoi racconti sig B. Magnolfi, e tutti gli altri commenti non mi sembra che facciano miglior figura.
    Molti dei suoi racconti appaiono messaggi inviati o diretti a chi sà chi a chi sà lei, e a noi spesso, non resta che la solitudine di inventarci signficati inesistenti.
    Certo ci divertiamo a giocare con le parole, con i fatti narrati…(impossibile capire la vera storia ) ma ho la sensazione, di giocare con una lattina vuola, lasciata da lei al bordo di una strada, e noi tutti, spesso ci divertiamo a prenderla a calci, e c’inventiamo giochi tra di noi, ma in alcuni momenti mi accorgo che infondo è solo una lattina vuota.

  36. “Ho sempre bisogno di un punto di partenza, sia esso un aspirapolvere, o uno squarcio di luce.
    Questa forma fà nascere una serie di cose, una ti conduce verso l’altra .
    Un pezzo di filo può dare inizio a un mondo.
    trovo i miei titoli, man mano che lavoro, allo stesso modo in cui sulle mie tele una cosa porta a un altra”. Vedo il mio studio come un orto, lì ci sono i carciofi, quì le patate. Per far venire i frutti bisogna tagliare le foglie, a un dato momento bisogna potare.
    Lavoro come un giardiniere, un vignaiolo.
    Le cose vengono lentamente. Il mio vocabolario di forme, per esempio non l’ho scoperto tutto in una volta, ma si è formato quasi a mia insaputa. Le cose seguono il loro corso naturale. Le cose crescono e maturano nel mio spirito, poco importa se il quadro a volte sia distrutto, l’orto può morire: la pittura non è un fine.
    Joan Mirò

  37. Dedicato a solo una lattina vuota: con il tuo commento, mi rimandi tanta solitudine “lattina vuota”, ma sappi che sei tu che rifletti questo tuo sentire, una foto, un dipinto o le parole scritte in un racconto, possono solo trasferirti suggestioni o evocarti sentimenti che comunque appartengono a te .

  38. Per uno stesso racconto, un paesaggio o una pittura..ecc, ci sono mille modi diversi di leggerlo e molto è in funzione di noi stessi e di quel che siamo.

  39. Spesso ci sembra che non ci sia nulla da udire…e gà da molto tempo ci siamo posti la cera nelle orecchie .

  40. al racconto “l’integrità” non posso che rispondere con una considerazione: Attraverso le relazioni fra le diversità cresce la personalità di ognuno di noi, nelle diverse sfaccettature di ciò che siamo .

  41. Bè al racconto del 17: “pensionato tra tanti” risponderei con un : “mica tanti”…(mica tanti sono ormai i pensionati), ora più che mai si prova una profonda invidia per chi si è guadagnato una pensione e và in pensione!
    I pensionati, “sono una categoria in via d’estinzione”oggi, e dunque si spiega l’atteggiamento degli ex colleghi nel rivedere il loro amico: Loro non avranno simili prospettive” sono già delusi dal futuro, costretti sul posto di lavoro, a non alzare mai la testa, spesso ripetendo e rispettando ordini sbagliati e inutili, ..e senza una prospettiva di un futuro, e tanto meno di una pensione.

    “La realtà dell’altro, non è ciò che ti rivela, ma in quel che non può rivelarti.
    Per ciò se vuoi capirlo, non ascoltare le parole che dice, ma quelle che non dice!
    La ricchezza infinita del pensionato, non poteva che destare “un invidia infinita “!

  42. Una sventura avvolte può farci scoprire inaspettate possibilità:

    “fra i rumori della folla ce ne stavamo noi due, felici di essere insieme, parlando poco, forse nemmeno una parola”.

  43. Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l’ho scordato.

    La vita è imprevedibile e ci sorprende ogni giorno, ma l’importante è affrontarla insieme alle persone che amiamo.

  44. Pensare divide, sentire unisce.
    Penso che sia questo il senso del racconto : “una sventura”. Entrambi i protagonisti coinvolti casualmente nella storia scoprono di sentire le stesse emozioni.
    Certo un pò lui fà il “manzo” con lei, che ci casca alla grande! lei è decisamente un pò “polla!!

  45. Ora, leggendo il raccono del 19,”l’attillato”, mi viene da pensare alla sindrome del “brutto anatroccolo”… e la morale di entrambe le storie è che tutte le persone hanno un valore inerente, che esiste a prescindere dai comtesti sfortunati, e infelici, in cui tale valore non può emergere o essere riconosciuto.
    E ancora in entrambi i racconti si conferma la necessità per ogni individuo, di ricercare un gruppo d’appartenenza…

  46. Ho cercato il “racconto “gli amanti della fine del giorno, ma non sono riuscito a trovarlo”. Tra tanti racconti..ci si perde qui da lei, corridoi lunghissimi, che si dipanano i altri corridoi, e quindi mi scono rassegnato a lasciarle un commento nei racconti di luglio.
    Credo che “l’attillato”, non cerchi l’omologazione, anzi con il suo vestire egli comunica la sua identità diversa, certo sentirsi compresi rassicura, sentirsi inseriti in un gruppo che condivide gli stessi pensieri rilassa, ma esistono gruppi così? pensiamo solo al “gruppo primario come la famiglia: ma quando mai ci si sente compresi? anzi, le fregature peggiori si prendono in famiglia! Dunque qual’è la mia morale? Bisogna essere se stessi, sempre, affermando e difendendo la propria identità!

  47. L’attillato è uno giusto, magari ci fossero più attillati in giro! Condivido molto del suo modo di sentire la gente, che risulta essere, per lo più, “pressapochista” e superficiale!
    Certo sarebbe “giusto” incontrarsi, ma non sempre accade.
    Ma io non mi scoraggio, io continuo a cercare i miei simili, e sò che un giorno li riconoscerò, tra tanti, in una folla di gente sconosciuta, io li riconoscerò, e tra di loro mi sentirò finalmente a casa !

  48. Commento al racconto : Un futuro da adesso.
    Quanta confusione c’è nella mente di una donna quando avverte d’essere incinta: Basta voler un figlio per costringerlo alla vita? Ed è giusto relegarlo in un mondo dove la sopravvivenza è violenza? Dove la libertà è un sogno? Dove l’amore spesso è solo una parola?
    Sarà sola nel darsi le risposte e contnuerà ad esserlo anche dopo.

  49. Certo che che se penso all’auto determinazione che hanno le donne nel dare la vita o la morte, credo che difficilmente sopporterei una cosa del genere, è una responsabilità, troppo grande; e se poi penso che spesso sono sole in momenti così difficili, allora sono felice d’essere nato uomo.

  50. Tutto quello che hai elencato Gronko, non riguarda solo le donne anzi…riguarda anche te, per usare la parola uomo, con la “U” maiuscola dovrai imparare a confrontarti con le responsabilità e con le scelte che la vita t’impone, è così che si cresce !

I commenti sono chiusi.