23 pensieri su “Pensieri di maggio

  1. Racconti in corso:Trovo che sia un racconto vibrante, avvolte lirco, perchè infondo la critica più alta è” LA CRONACA DELLA PROPRIA ANIMA “.

    E’ più dilettevole della filosofia, perchè l’argomento è concreto e non astratto, reale e non fittizio. E “l’unica forma civile della biografia”, perche si aggira non intorno agli avvenimenti, ma ai pensieri della vita, non tratta tanto di azioni o circostanze dovute a casi fisici, ma ha per argomenti gli aspetti spirituali e le passioni immaginative dello spirito.

  2. L’attore:
    Il protagnista della storia è sempre a caccia di storie da raccontare e da interpretare..”perchè interpretare personaggi diversi da se stessi e dalla propria vita” aiuta a sfuggire alle sofferenze della vita, è il sogno, che ci aiuta a vivere… Ma il nostro personaggio questa volta, incontra un attore vero, un professionista che senza troppe smancerie( senza alcuna maschera) e senza ricadere nei troppi complimenti, dichiara che la bravura di ogni recitazione non dipende essenzialme dall’attore ma bensì dal testo che l’a. recita. La cosa impotante della vita dunque è il testo. E’ importante essere “autori delle storie” e non soltanto attori.

  3. non sò perchè passo spesso di qui , ma di certo qui da lei non ci si annoia mai. C’è sempre di che parlare e ogni racconto ci permette di riflettere su “tanta roba”!!!

  4. Ora il voto disperso, mi irrita parecchio, e quindi non posso fare a meno di scriverle. Lei parla di un comizio, come di uno spot pubblcitario:”Non c’erano molte persone”;La campagna elettorale era stata “noiosa e monotona”..e non c’era da “meravigliarsi;”Cercavo di cambiare le parole…”Ma rischiavo di recitare la poesia”..
    Ma dico l’oratore cos’è un attore d’avan spettacolo? preoccupato solo di stupire e meravigliare il suo pubblico? O un giullare di corte, proccupato di non annoiare i suoi cortigiani? Il comizio era vuoto(privo d’interesse) , perchè l’oratore era vuoto(privo di messaggi,di contenuti e d’impegno), non trasferisce nulla al suo pubblico e non riceve nulla, perchè è nulla quello che dà( i complimenti che riceve sono vuoti, non servono a nulla se non sono affiancati dai pensieri) ! Ma con ciò, non possiamo giustificare, comunque nessuno, ne nasconderci dietro i paraventi del :”ME NE FREGO” perchè gli altri se ne fregano, quindi “io me ne frego”!o me ne lavo le mani: Perchè questo sembra essere il motto d’oggi..
    Nel 1962 ad alcuni bambini in un paesello toscano fu insegnato un motto che lentamente cambio le coscienze di tutti..infiammando i cuori della, gente umile e degli intellettuali di allora e fù: “i care”(il motto intraducibile dei giovani americani migliori) “Mi importa, “mi stà a cuore, che mise tra i valori, al primo posto, la coscenza individuale .. che determinò il progresso e il cambiamento delle coscienze.. ..Quindi perchè continuare a nascondersi dietro le belle parole, usando come paraventi “la gente che non ‘ascolta” o non capisce..che non comunica ..e quindi il ruolo dell’intellettuale costretto a snobbare tutto e tutti, incompreso non regge ..Perche mi viene da chiedere : la sua coscienza individuale dov’è? e il suo impegno civile è tutto qui ?

  5. Il racconto non è realistico. La reazione è già un buon risultato. Però siamo tutti attori e spettatori (vedi “adoratori del sole” di E. Hopper).

  6. Certo che oltre alle storie che lei racconta, in questo blog, ci sono le storie che i lettori s’inventano, perchè proiettano in quello che lei scrive le proprie realtà, e poi ci sono le storie personali dei lettori che mescolano alle sue parole .Da tutte queste considerazioni è evidente che in questo suo blog, in ogni riga scritta non ci sono solo lettere, ma ci sono sentimenti, che emozionano..e i commenti accorati dovrebbero rassicurarla dell’efficacia e dell’interesse che riesce a far scaturire da ogni suo racconto.

  7. Mentre la solitudine,o l’eslio dell’intellettuale è ben descritto (in”cane sciolto” di R.Paris.Casa Ed. Savelli o Cattedrali.
    E mi soffermo a pensare che la difficoltà oggi, di riuscire a far comprendere messaggi verbali, dipende molto dallo sviluppo di tecnologie ed di lingaggi visivi che risultano più immediati e meno impegnativi.La parola per essere compresa, deve essere rimurginata, masticata, predigerita, e quindi compresa; tutte cose che oggi non si ha più il tempo di fare.

  8. Ho letto molti racconti di questo blog e le confesso che avvolte mi lasciano senza fiato. Ci sono racconti che quando li ho finiti di leggere avrei voluto avere l ‘autore”, come amico per la pelle, e poterlo chiamare al telefono..tutte le volte che mi gira…

  9. “Quado gli uomini che canto saranno scomparsi nell’oblio, le parole perdureranno”..(Pindaro”)
    Questa è la forza della parola scritta e dello scrittore o di tutti coloro, artisti e non, che lasciano tracce di sè nel loro cammino e le loro opere, o le loro gesta, perdureranno nel tempo anche oltre la morte..
    Nel racconto “il vecchio senza nome”, appare chiaro come non resterà alcuna traccia di un uomo che non ha mai espresso, a causa della sua estrema timidezza, alcuna parola(nè urlata,nè scritta,e nè detta)egli non si è mai espresso in alcun giudizio, e così facendo egli ha mortificato se stesso. Il vecchio, non sarà ricordato neanche per nome, egli non si è mai fatto chiamare per nome, e un uomo senza nome e non è mai esistito. Solo la morte lo renderà visibile ai più, e finalmente uguale a tutti!

  10. Il racconto del 26/6 si raccorda quasi al racconto del “Vecchio senza nome”. Un uomo timido e riservato che ha condotto la sua esistenza in disparte, fino a diventare trasparente. Il desiderio di voler essere trasparenti, invisibili nasce spesso dall’emozione che si prova sin nei primi mesi di vita, della vergogna. La vergogna non è sempre compresa nei cataloghi dell’emozioni di base, e i suoi attributi vengono inseriti nella poco esplicita categoria di tristezza. Nella vergogna è implicita l’azione del nascondersi alla vista di altri, e di nascondere il peso della personale afflizione, anche a se stessi e ad essa si associano : L’imbarazzo, la timidezza la soggezione, il pudore, la capacità di intuire empaticamente la sofferenza altrui, e saperla curare, il forte senso di oppessione, l’umiltà, il disprezzo di se, la sfiducia, l’invidia, la fobia, il panico, la gelosia. La vergogna corrisponde al momento del ritirarsi, e scomparire ed è una delle possibili reazioni di fronte al dolore. Ora come non ritrovarsi in un racconto così vibrante e pieno si sensibilità.

  11. Bè, anch’io mi rivedo, nel racconto del 26/6 ed è bellissimo..come è riuscito a trasportarmi indietro nel tempo, quando da bambina, la mamma nei rari momenti che mi dedicava, mi riprendeva, se pur dolcemente o sorridendo, su un errore rilevato in un mio quaderno, o nel conferire con lei, avrò avuto 5/6 anni, e quando questo accadeva, volevo sparire..non volevo vedere più nessuno quindi, sparivo davvero alla vista di tutti di casa. Spesso mi rifugiavo sotto il tavolo di cucina, ottimo luogo di osservazione, mentre altre volte, mi rifugiavo sotto un vecchio divano posto nella mia camera attigua alla cucina. In entrambi i casi sparivo, ma ascoltavo tutto quello che avveniva intorno a me, e intanto sedavo il mio dolore nel percepirmi sbagliata. Così facendo pian piano, con il tempo, imparai ad ossevare più che a parlare, e crescendo il mio carattere appariva sempre più riservato, certo anch’io escogitavo tutte le maniere possibili per non apparire, per non essere notata, ed ero quasi fiera ogni giorno nel tornare a casa dopo la scuola, di non essermi fatta notare da nessuno; mi dava tranquillità, e mi pareva di poter di osservare meglio le cose, ma i problemi incominciarono quando crebbi un pò di più e… si accorsero di me!

  12. Commento al racconto del 27/6
    Quando il peso delle nostre personali afflizioni, diventa insostenibile, tanto da procurarci un dolore così forte che lasciarsi trapassare o trafiggere può diventare un estremo atto di difesa, pur di evitarci la metabolizzazione del dolore in sofferenza;allora è dolce lasciarsi andare…
    Trovo i suoi racconti a me molto vicini e grande è la sensibilità con cui tratteggia i personaggi. Il pensiero del “27-6 è” dolce e delicato”.

  13. Ora il racconto del 27/ 6″la lama affilata”, non mi apartiene molto, ma mi rendo conto della sofferenza che si possa provare nel percercepirsi così come il personaggio del suo racconto. Ho la fotuna di conoscere persone particolarmente sensibili,(come il personaggio da lei descritto) dotate di antenne speciali, ma proprio perchè speciali non è facile relazionarsi con loro, spesso persone così non si lasciano nemmeno avvicinare, avvolte dubitano persino, di un complimento reale e meritato espresso nei loro confronti; ma col tempo ho imparato a saper attendere l’occasione, “speciale” che mi offrono per tornare a dialogare con loro, e in queste occasioni, mi sento fortunato di poter intravedere, un mondo ricco e fantastico, pieno di colori e di emozioni .

  14. Certo che i racconti sono tanti e tutti diversi, non riesco nemmeno a fermarmi su uno in particolare , i suoi racconti sono tutti belli, e mi piacerebbe soffermarmi su tutti quelli che ho letto fin qui. Vorrei spendere due parole in particolare per i pensieri del 18, o del 23, ma per comodità, per chiarezza oggi mi soffermo sull’ultimo suo pensiero: i pensieri del 28. Spesso mi è capitato di sentirmi pressato, correvo per strada, anche se non avevo bisogno di farlo, ma continuavo a farlo; ho anche incominciato a sognare d’essere inseguito..e tutte le notti correvo esattamente come mi accadeva durante il giorno, nella vita reale, inseguito da cosa?Non riuscivo a capirlo..ma una notte che sognavo ancora la stessa la stessa situazione fin qui descritta, decisi di rallentare il passo e di voltarmi e scoprii che dietro non c’era nessuno; esattamente come ha schitto lei. Quella notte compresi che non è impotante sapere chi c’ insegue e chi è l’ inseguito, l’importante è girarsi e confrontarsi con il problema , affrontarlo! Spesso da ragazzo mi sono sentito pressato dai miei genitori, perchè volevano che realizzassi i loro desideri, poi mi è capitato con le donne e poi con il lavoro..con la mia realizzazione..quindi non trovare nessuno, alle mie spalle mi fece riflettere e compresi due cose importanti…scoprii d’essere solo, e provai delusione, poi mi resi conto che forse stavo continuando un gioco a cui ormai partecipavo solo io; giocavo un gioco che era finito, un gioco a cui nessuno aveva più creduto ed ‘ero rimasto solo io a correre, e a portarlo avanti… insomma voltarsi a guardare..è un pò prendere coscienza della propria condizione. Io quella notte presi coscienza della mia solitudine e che qualcosa era finito da tempo intorno a me. La mattina seguente, arrivai in ufficio con molta calma, nessuno più mi correva dietro!

  15. Commento su pensieri di oggi: 29 giugno 2009.
    Davati al mare: Il mare mi conosce, il mare promette e mantiene..Mi dice spingi lo sguardo, spingi il cuore più là.
    Mi sussurra abbi il coraggio di vivere. E io scopro di non aver paura davanti al mare.

    Quando, mi riaffiorano le antiche paure e tutto sembra perduto, quando la delusione spinge forte e il senso dello spaesamento diventa insopportabile..in quei momenti mi basta rifugiarmi davanti al mare. Il mare sà parlare al mio cuore, mi sussurra le parole giuste che vorrei ascoltare, perchè avvolte basta una parola d’incoraggiamento detta al momento giusto, una mano che per un attimo cerchi la mia…e la paura và via.
    La paura in certi momenti della nostra vita riaffiora senza avvisarci, e ci avvolge, strappandoci dagli affetti più cari…Ma come l’amore per il mare, altrettanto, le persone significative della nostra vita ci trasferiscono la forza per tornare a credere .

  16. pensieri del 29-6.
    Quando ho paura, cerco le tue carezze…e nel tuo abbraccio, finalmente sò chi sono.

  17. Al 30-6
    Inadeguato è sinonimo di non conforme, di spropozionato ecc. Ma mi soffermerei sul non conforme, perchè chi si sente inadeguato non si sente conforme, ma a chi e a che cosa? Nel racconto de 30-6, il protagonista si sente inadeguato a svolgere un lavoro in cui crede, ma che lo lascia ai margini dell’ambiente lavorativo, volutamente.
    I luoghi di lavoro oggi sono la rappresentazione più conforme ad una società superficiale e competitiva, dove i migliori rapporti che si possono stabilire sono basati principalmente sulla falsità, e la gelosia, e si sà che con tali premesse non si và da nessuna parte.

  18. Pensieri del 30-6:
    Sono daccordo, questa condizzione, evidente nel mondo del lavoro.. palpabile,e basata su rappoti di competizione e di puro opportunismo, ipocriti e individualistici; presuppone, una presa di coscienza, perchè il concetto di lavoro e di rapporti lavorativi, vedono una nuova e moderna alienazione, non intesa come estraneità del lavoro, al prodotto e all’attività che si svolge, ma come conseguenza d’instabilità di rapporti, che genera angoscia, incertezza , demotivazione, anche nei rapporti interpersonali.

    Il precariato diventa uno status, i rapporti falsi e competitivi diventano il naturale modo di pensare, non limitato al solo ambito professionale, ma che pian piano si trasforma in una personale forma mentis…il cui futuro non è una speranza ma un non pensiero, una rassegnazine alla vita stessa. Apparente” in realtà cela il coraggio di lottare.

  19. In guerra e in amore sono le ritirate che scatenano le avanzate, detto popolare, ma giusto per l’orgogliosa protagonista Greta, troppo timida per manifestare apertamente a sè stessa e a Giovanni, i sentimenti che prova.
    Ora anche Giovanni, è disarmante nel suo comportamento, ritarda, al suo primo appuntamento (creando una terribile ansia in Greta).Ma poco dopo lui è li a chiederle scusa, ed è straorinaria la forza di Greta, nel mostrare tutto il suo risentimento:
    Ma le parole che Greta pronuncia, mostrando un atteggiamento risentito, in realtà diventano la più bella dichiarazione d’amore che un ragazzo possa sentirsi dire.

  20. L’uomo qualsiasi, incontra persone qualsiasi, vive in un paese qualsasi, come c’è nè sono tanti, e nulla appare sconvolgere la sua vita.
    Ma cosa può fare la differenza in una sitazione così? Cosa può trasformare un uomo quasiasi di cui nessuno sembra accorgersi, in un uomo meno rassegnato? E’ il mondo delle emozioni.
    Nel racconto, le emozioni sembrano distati, bandite dalla vita del protagonista.
    L’identità sociale è concentrata in un nome e cognome scritto su di un documento, mentre la nostra vera identità ci viene trasmessa dal mondo emozionale, dal mondo affettivo relazionale in cui siamo immersi.
    Sono i nostri i nostri amori, i nostri amici, le nostre relazioni di cui ci circondiamo, che ci rendono visibili, e straordinari.

  21. Io invece vorrei commentare il racconto del “2 Luglio: Frammenti di dialogo, ma più che frammenti di dialogo, li chiamerei “frammenti di vita”, il dottore come figura, però la lascerei “in sfondo”, ma più che in sfondo la collocherei, nel sotto scala.. anzi forse meglio in cantina, chiuso a chiave e la chiave ..buttata via !
    Bella scoperta asserire che il protagonista non ha fiducia in se stesso!! “Eureca”!! Per non parlare poi della “terapia” che offre al povero paziente? inutile, la figura del “dottore” appare tratteggiata, in maniera quanto mai buffa!
    Il protagonista risponde a sè stesso con più arguzia del “pluri laureato dottore”… Infatti racconta che quando non era che un bambino “il padre” lo sorprese, regalandogli, una bicicletta, quanto mai inattesa ma agognata e sognata da tanto! Il protagonista, racconta che subito dopo aver ricevuto la bicicletta, ai suoi occhi bellissima, volle subito montarla ..e subito mostrò disinvoltura e sicurezza nel gestire la sua nuova esperienza. Sembrava voler dimostrare con la sua bravura tutto l’affetto che sentiva di nutrire verso suo padre, lui dimostrava a suo padre e a se stesso quello che realmente valeva; Si sentì riconosciuto e sostenuto da lui, e la fiducia in sè stesso galoppava(anzi correva insieme al numero delle sue pedalate in sella alla sua bicicletta)..Mentre la competizione non l’interessava, era fine a se stessa, lui cercava un identità affettiva, e null’altro! Ed è qui che mi ricollego al commento precedente, che mi trova pienamente daccordo con Lisa! Il protagonista, come tutti noi ha bisogno d’amore e di fiducia per sentirsi riconosciuto, e poter mostrare serenamente a sè e a gli altri la propria parte vincente!

  22. Le fughe apparentemente inutili, servono ad aprirci il varco, per la “fuga definitiva”, quella che supera qualsiasi aspettativa, e ci riporta in alto, oltre l’incanto.
    Riprovaci!

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