Note in elenco.

 

Sto facendo un elenco preciso di tutte le cose da fare. Continuo a segnare su un foglio ogni più piccola attività che prima o dopo voglio affrontare, ed in seguito scrivo sul margine della carta le priorità che qualcuna di queste mostra con evidenza rispetto alle altre, in modo da costruire un vero percorso definito tra tutte le mie annotazioni. Oggi sarebbe il giorno più giusto per uscire da qui, penso; magari andarmene in giro per i fatti miei ed eseguire tutto quello che mi sono appuntato; purtroppo non potrò avere la mia mattinata di libertà fino alla prossima settimana, così è stabilito dal nostro bravo direttore, sempre che nel frattempo io non faccia qualche sciocchezza tale da rinviarne la data, perciò devo soltanto avere pazienza, girare come sempre per i corridoi di questo istituto e continuare a prendere nota di tutto quello che mi è rimasto ancora da scrivere, proprio per non dimenticarmi di niente. Gli altri mi guardano storto quando impugno questa matita, ritengono forse che stia soltanto perdendo del tempo, ma è vero il contrario, perché con il mio metodo così preciso riuscirò a fare tutto quanto ho dentro la testa senza tralasciare alcunché, risparmiando le forze e soprattutto conservando per me i minuti preziosi della mia mattinata.

Ignoro tutti quelli che mi passano accanto, spesso lanciandomi sguardi pieni di sprezzo e di invidia: metto insieme poco per volta il mio percorso di cose da fare, e tutto sarà definito con esattezza alla fine delle mie annotazioni. Ognuno deve avere un futuro, ciascuno di noi può delineare poco per volta le cose che intende affrontare, non c’è niente di male, è come una strada che ciascuno di noi intende intraprendere, sappiamo perfettamente dove ci potrebbe condurre, si tratta di scegliere o meno di provare a imboccarla. Nei miei fogli ho già previsto tutto quello che è logico fare: le prime cose sono senz’altro quelle più semplici, in seguito però vanno intraprese le attività più impegnative, ma non c’è assolutamente niente di cui spaventarsi, è tutto descritto tra le mie annotazioni, si tratta soltanto di seguire il percorso.

Arriva uno degli internati con cui divido gli spazi, uno di quelli che per adesso non è iscritto tra coloro che partecipano al progetto delle mattinate di libertà, e dice che è tutta una stupidaggine, tutto sarà sempre uguale, non c’è da farsi illusioni. Lo guardo, so che per lui è completamente diverso pensare il futuro: non si proietta nel giorno seguente, neppure in quello che segue subito dopo: lui non ha niente da predisporre, non ha una mattinata con cui riempire di idee il suo presente, ha soltanto di fronte a sé una giornata qualsiasi con cui perdere tempo e gingillarsi con le sciocchezze di sempre, come un bambino che gioca. Gli dico cosa penso di lui, ma lui sorride, dice che sono io a non avere ancora capito il senso del tempo.

Sgrano gli occhi, gli dico che sto prendendo degli appunti precisi, ma lui obietta che sto soltanto perdendo il mio tempo, e che mi illudo di poter fare chissà cosa durante una stupida mattinata in cui un operatore mi porterà come un cane in giro qua attorno. Continuo a guardarlo, gli dico di smettere, non mi va di ascoltare ancora le sue parole così negative, ma lui insiste a ridere delle mie illusioni, così come le chiama, e poi mi volta le spalle come per mostrare che ha già sprecato anche troppe parole per questi discorsi. Gli chiedo di ascoltarmi, di voltarsi verso di me, ma lui se ne va, lasciandomi esterrefatto: forse ha ragione, rifletto; forse non c’è alcun motivo per cercare di essere così razionale come tento di fare ogni giorno. Inizio ad urlare, dico subito a voce alta che il direttore è un maiale, un essere che fa credere agli altri tutto quello che vuole, ma gli operatori intervengono subito e mi immobilizzano: mi sono giocato la mia mattinata, mi dicono; posso persino segnarlo sul mio taccuino.

Bruno Magnolfi

Note in elenco.ultima modifica: 2017-03-27T20:36:01+02:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo