Prime donne.

 

L’uomo pare quasi non abbia alcuna fretta mentre attraversa la strada; forse, con il suo sguardo apparentemente indifferente, sembra quasi riconoscersi in un passante qualsiasi, ma questo avviene soltanto per un attimo, perché immediatamente dopo lui riprende la sua normale consapevolezza, quella di essere, come è quasi sempre stato, un personaggio principale. Si accosta ad un portone, cerca il nome giusto sopra le targhette, sta forse per suonare un campanello, ma da dietro lo raggiunge una donna, elegante, sorridente, ed ecco che insieme salgono subito dopo sopra ad un taxi che si è appena accostato al marciapiede.

Non preoccuparti, dice lei, ogni cosa si aggiusterà; sarà sufficiente spiegare a tutti con chiarezza i nostri veri intenti, i nostri comportamenti, e giurare che siamo soltanto dei buoni amici, e nient’altro. L’uomo annuisce mentre detta l’indirizzo all’autista del mezzo pubblico. Quindi partono, e la scena si offusca. Un’ora prima l’uomo le aveva telefonato. Mi stanno ricattando, le aveva detto, e lei aveva fissato immediatamente quell’incontro allo scopo di prendere delle importanti decisioni.

Il giorno precedente qualcuno, tramite un messaggio, aveva fatto sapere all’uomo che non avrebbe dovuto mai accettare la parte che gli avevano proposto in quella commedia. Altrimenti ne sarebbe andata di mezzo la sua tranquillità attuale, e addirittura il suo futuro. Lei non era stata citata, ma era abbastanza evidente quel riferimento. Recarsi negli uffici della polizia era probabilmente l’unica cosa giusta da fare, aveva pensato lui, ma tutto questo avrebbe gettato comunque un’ombra inquietante sul suo nome e quindi sulla sua carriera.

Per quanto avesse trascorso l’intera serata a domandarsi chi poteva mai esserci dietro quella vicenda, non era riuscito a trovare un solo elemento di chiarezza. Soprattutto gli pareva quasi impossibile che potesse essere davvero l’invidia il vero movente di quell’operazione, considerato soprattutto che gli era sembrato del tutto naturale scartare ogni altra possibilità.

Il regista al telefono si era mostrato poco comprensivo e assolutamente recalcitrante nei confronti di una sua eventuale sostituzione, ed a lui in quell’attimo erano tornati a mente i suoi inizi di carriera, quando per una qualsiasi particina in un lavoro minore, sarebbe stato disposto a fare praticamente qualsiasi cosa. Si era preso del tempo, certo, come si fa in questi casi, ma in capo a due giorni avrebbe comunque dovuto dare una risposta definitiva riguardante la sua partecipazione o meno a quell’importante lavoro teatrale.

Al tassista aveva detto a un certo punto di fermarsi, aveva pagato frettolosamente la corsa, ed era sceso dall’auto insieme alla donna. Si erano rifugiati dentro un caffè lì vicino, ma l’uomo, tornato da solo fuori dal bar, aveva telefonato nervosamente dal marciapiede alla propria moglie. Le aveva detto che qualcuno presumeva una sua relazione con una donna, ma non c’era niente di vero. Lei, dopo una pausa, aveva risposto che gli credeva, e che non sarebbe stato certo uno squilibrato con una sospetta intraprendenza di stupida rivalità ad influire sulla loro vita coniugale.

Così lui era tornato dentro al locale, aveva preso un caffè frettoloso con la donna rimasta al tavolino ad attenderlo, poi era uscito di nuovo con lei. Avevano camminato a piedi per tutto quel tratto di strada, quasi in silenzio. Poi lui di colpo aveva detto soltanto che ormai si era deciso, avrebbe confermato la sua partecipazione a quella commedia come attore principale, affrontando con fermezza ciò che ne sarebbe potuto conseguire. Ti amo, aveva risposto lei quasi d’istinto, anche se tutto ciò suonava adesso quasi come una sciocca ironia.

Bruno Magnolfi

Prime donne.ultima modifica: 2015-03-03T21:00:40+01:00da magnonove
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