Nel silenzio di un giorno festivo.

Nell’ora torrida di questo primo pomeriggio assolato, la camera da letto, fortunatamente esposta dalla parte dei muri in ombra, rimane per tale motivo la stanza più fresca di tutta la casa, pensa lei mentre si sdraia con attenzione direttamente sopra la coperta a fiorami ben tesa. Il marito di lei prosegue ad occuparsi di qualcosa in cucina, forse sistema una mensola traballante. Non ha senso preoccuparsi di cose a lungo raggio, pensa ancora la donna, è sufficiente sapere di essere soddisfatti almeno di questa giornata, di come sono andate le cose magari durante il pranzo, o forse di quelle che sono accadute soltanto mezz’ora o un’ora prima.

E’ una qualsiasi domenica, non ci sono molte cose da fare, a dire la verità, se non riposarsi, come se il riposo fosse un’attività a compendio e neutralizzazione di tutte le altre. Lei invece non riesce a dormire, a pensarci davvero non ha neppure molti motivi per cercare di prendere sonno, però ugualmente se ne sta lì con gli occhi chiusi, forse proprio per non doversi occupare di altro. Probabilmente suo marito non la raggiungerà, proseguendo ad occuparsi di qualche sciocchezza nell’altra stanza, ma se così non fosse lei è pronta subito a rimettersi in piedi e a sostenere con lui, così come è vero, che tanto non ha affatto sonno. Per la cena ho in mente di preparare del riso freddo, pensa ancora, c’è tutto il tempo che voglio, naturalmente, e magari più tardi seguirò qualche programma alla radio, forse, senza preoccuparmi di altro.

Suo marito, come previsto, infine giunge in camera, poco più tardi; apre l’armadio come a voler cercare degli abiti adatti ad uscire da casa, e smuove qualcosa stando comunque attento a non fare troppo rumore. Lei è immobile, tesa, lui dopo un po’ probabilmente si volta verso la moglie ancora coricata, la guarda, lei sente quasi su di sé quello sguardo, chissà cosa mai sta pensando, riflette. Lui rimane ancora a lungo in quella posizione, ma poi finalmente si volta, torna in cucina, dopo che lei aveva già cominciato a sentirsi a disagio, tanto da decidere quasi di aprire gli occhi ed alzarsi dal letto. Non prova una vera e propria paura di suo marito, questo no; ma a volte si sente attraversare da una leggera preoccupazione. Non le farà mai del male, lei ne è più che sicura, in ogni caso durante certi giorni, proprio come sembrano questi, quando lui è silenzioso, e tiene spesso lo sguardo fisso, e i suoi gesti si fanno a tratti un po’ bruschi, lei, per essere proprio sincera, non si sente del tutto tranquilla. Ho le capacità per difendermi, pensa qualche volta; poi però sorride tra sé di questi pensieri.

Alla fine si alza, va in cucina, beve un po’ d’acqua in silenzio, e accende la radio. Lui prosegue ad osservarla con sguardo severo, come non gradisse affatto quell’intrusione di musichette: lei allora abbassa il volume. Dovremo pensare qualcosa, fa lui; per domani intendo. Ma no, dice lei, non merita, vedremo al momento. Non ti importa niente di dover affrontare il nostro affittuario, e dirgli che non gli pagheremo mai l’aumento che chiede?, fa lui. Non abbiamo i soldi per dargli di più, dice lei; se insiste non gli daremo più niente, e lo cacceremo anche a pedate. Però sono sicura che non andrà neppure in questa maniera, ed allora penso sia inutile stare qui a lambiccarsi il cervello e a perderci sopra del tempo.

Forse hai ragione, dice il marito, e intanto si avvicina alla radio e la spenge del tutto. Vado fuori, le dice alla fine, così puoi ascoltare tutto quello che vuoi. A me non importa un bel niente di ascoltare la radio, fa lei; per me è sufficiente a volte rompere un po’ questo silenzio.

Bruno Magnolfi

Nel silenzio di un giorno festivo.ultima modifica: 2014-07-21T20:48:06+02:00da magnonove
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