Oltre la strada.

Seduto nella zona più in ombra del piccolo cortile, l’uomo beve ancora un sorso del suo bicchiere d’acqua adottando una calma quasi estenuante, poi torna con naturalezza a seguire con gli occhi la strada che gli passa davanti deserta mentre sale dolcemente serpeggiando lungo il fianco della collina. Certe volte transita da quelle parti anche qualche bella macchina, lucida e scura, scivolando silenziosa lungo quella via, e magari va a raggiungere una delle quattro o cinque ville eleganti più in alto, oppure sèguita ancora più avanti per arrivare tranquilla fino al paese, qualche chilometro ancora dopo, o in certi casi, perdendosi oltre, chissà fino verso dove. Con gambe buone e allenate è possibile farsela a piedi in un’ora o poco più tutta quella strada fino al centro abitato, in seguito andare senza fretta a sedersi all’osteria dell’Ernesta, e magari stare lì per metà di un pomeriggio senza impegni, a godersi un bel bicchiere di vino e anche qualche chiacchierata con i conoscenti.

Qualche anno prima l’uomo lo faceva, certe volte a dire il vero soltanto al sabato, ma in quei casi ci andava sempre insieme al Cecco e anche a Tito, i suoi amici di sempre, e qualche volta invece raggiungeva il paese anche da solo, in delle serate qualsiasi, magari a passo svelto, soltanto perché ne aveva voglia, sorridendo e salutando con allegria tutti quelli che riusciva ad incontrare. Ma gli anni poi sono passati, quasi più velocemente di quello che si sarebbe mai immaginato: le sue gambe si sono fatte troppo deboli e anche malferme, e quella camminata a un certo punto non gli è più stata possibile. Non ha alcuna importanza, pensa adesso mentre posa il bicchiere; sto qui, controllo la strada in compagnia del silenzio di questa serata calma, ferma, quasi senza neanche un filo di brezza. Non è niente la solitudine, se si sa che tra poco salirà qualche bella macchina fino al paese, lasciando magari una scia di polvere bianca, leggera, quasi l’ombra di un bel ricordo. In fondo non provo nessuna nostalgia, pensa ancora, so che ogni cosa si sviluppa all’interno di un suo tempo, e forse tutti i particolari che vanno a costituirne i ricordi si bruciano in fretta, quasi quanto la benzina che occorre ad una bella macchina che si trovi a passare da qui per affrontare tutta questa dolce salita.

L’ultima volta che ho parlato di questo col Cecco e con Tito, loro hanno detto che erano belli quei tempi, quando tutti quanti potevamo immaginarci chissà cosa per il nostro futuro. Invece ci siamo persi, forse senza neppure rendercene conto, magari soltanto perché ad ogni tempo corrisponde in seguito un altro tempo diverso, e tutto quanto procede nella sua continua trasformazione, a volte senza che alcuno ne abbia neppure l’intento.

Passa una macchina, è un macinino che sicuramente non va molto lontano: ma non ha troppa importanza, pensa l’uomo, tutti vanno lassù, verso la cima della collina, dove la strada si spiana e nel fresco degli alberi mostra a un certo punto la vallata di là, quella dove sorge il paese. Ci vado ogni sera anche io all’osteria dell’Ernesta, insieme a tutti questi altri, e resto lì anche a lungo, sorseggio il mio vino e spendo qualche chiacchiera con chiunque ne abbia voglia.

La mia acqua comunque è finita adesso, pensa ancora l’uomo, ma non ha alcuna importanza: aspetterò ancora Tito e anche il Cecco, dirò loro che sono stati in tanti ad andare al paese   anche oggi, con le loro macchine scure e la polvere fina che hanno alzato dierro alle ruote. Non c’è niente di male in tutto questo, riflette l’uomo, domani magari smetterò di mettermi qui a guardare la strada: forse farò come il Cecco e anche come Tito: mi disinteresserò completamente di tutto quanto, cercherò di essere più indifferente, senza stare neppure a preoccuparmi se ci sarà o meno ancora qualcuno che avrà magari la voglia di transitare lungo questa magnifica strada.

Bruno Magnolfi

Oltre la strada.ultima modifica: 2014-06-08T21:07:59+02:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo