Tutto finirà (piccola commedia n. 3).

Lo so già, lo so per certo, senza neppure avere fatto delle analisi o degli specifici controlli, che coltivo dentro di me una brutta malattia, qualcosa che mi renderà sempre più dipendente dagli altri, e che addirittura mi lascerà poco per volta privo, quasi per una lenta tortura, persino di me stesso e della mia dignità. Per questo fingo di star bene, cammino e mi muovo come sempre, anche se provo dei forti dolori, nei muscoli e nelle ossa, che credo non stiano ad indicare niente di buono. Non penso  permetterò neppure che nel prossimo periodo qualcuno mi curi: preferisco sopportare tutto quanto mi succede, almeno fino a quando potrò resistere, evitando alla fine spese inutili e soprattutto false speranze per me e per chi mi sta vicino.

Però mi sto già preparando a quello che dovrà inevitabilmente avvenire, e allora in questo lasso di tempo cerco delle mie cose di non lasciare mai niente in sospeso, e poi tento naturalmente di essere più buono e comprensivo verso tutti gli altri, cercando siprattutto di concedere minore importanza a quelle faccende ordinarie che un tempo mi sembravano addirittura fondamentali, tanto da puntare i piedi e farmi lottare con tutta la volontà che avevo: piccole sciocchezze, penso adesso, inezie delle quali in questo momento posso solo ritrovarmi a sorridere.

Appena giungo a casa mi accascio, non ho più la forza di far niente, e sento che la mia esistenza è in mano a qualcosa di cui mi sfugge il senso, il fine ultimo. Perché credo di avere ancora molte cose di cui occuparmi, esprimere ancora molte idee che forse possono essere decisamente utili agli altri, capaci di dare una spinta verso i cambiamenti di cui da qualsiasi parte si sente con evidenza la necessità. Però so bene che tutto quanto ciò che potrei intraprendere nell’immediato futuro, sarebbe inevitabilmente destinato a restare incompiuto, lo penso quasi con un eccesso di realismo, per cui mi limito a spiegare a qualcuno le cose che sarebbe possibile fare da qui in avanti, quali elementi coltivare più di altri, e quale sia secondo me la strada migliore da intraprendere.

A dire la verità non ho trovato fino adesso molte persone che abbiano seguito particolarmente le cose che cerco di dire loro, ma ciò non toglie che continui a perseguire la mia strada e anche le mie asserite convinzioni. Certo, non posso neppure scoprirmi troppo, mostrare per esempio una saggezza che ultimamente sento di iniziare a possedere probabilmente proprio per queste mie condizioni, ma che potrebbe subito venire scambiata per puro egocentrismo. Così abbasso la testa, lascio che i giorni proseguano, mi rassegno poco per volta alla mia condizione inevitabile.

Poi metto male un piede camminando, faccio qualche passo affrettato cercando di riprendere l’equilibrio, ma vado a cadere in malo modo, sbattendo sgarbatamente a terra una mano che subito si insanguina. Qualcuno mi soccorre, ma sento forti dolori da ogni parte, e intanto cercano di rimettermi in piedi, di aiutarmi, anche se dico subito ai presenti che non ha alcuna importanza, e che ormai è venuto il mio momento, lo dico in due parole, anche se stringo i denti per la sofferenza. Qualcuno chiama un’ambulanza, io mi rannicchio a terra nel minimo dello spazio, non vorrei dare fastidio, e quando alzo lo sguardo vedo che tutti intorno continuano a guardarmi, e qualcuno sembra addirittura ridere, forse prendono come uno scherzo tutto quello che mi sta accadendo, penso. Morirò, dico loro con forza; ma mi accorgo subito che nessuno mi dà retta.

Bruno Magnolfi

Tutto finirà (piccola commedia n. 3).ultima modifica: 2014-04-06T21:17:57+02:00da magnonove
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