Verso un’idea.

È ancora buio quando esce di casa. Un passo dietro l’altro, chiuso in un cappotto scuro, direzione la piazza centrale del piccolo paese. La corriera staziona alla fermata con il motore che si sta scaldando, è già aperta l’edicola dei giornali lì vicino, con annessa la rivendita dei biglietti di viaggio per andare fino in città, poche decine di chilometri lungo la provinciale. I pochi passeggeri che giungono prendono posto, in due sembrano parlare tra loro dei soliti argomenti quotidiani. Sono pendolari, ogni giorno compiono quel tratto di strada fino al posto di lavoro, procrastinando l’idea della somiglianza dei giorni tra loro, nella naturale sfumatura progressiva delle stagioni.

Lui sale, un cenno di saluto all’autista, gli occhi già affondati dentro un giornale. Tutto normale, si pensa, come ogni giorno, neppure una minima variazione. Eppure lui ha dentro la testa qualcosa di nuovo, qualcosa che molto probabilmente lo farà andare soltanto in avanti, senza cercare il ritorno, almeno per la giornata di oggi, o per tutto il prossimo mese, o per chissà quanto tempo, almeno da ora in poi.

Buffo guardare le ultime case del paese che si allontanano, buffo pensare di dover memorizzare queste immagini tanto per averne almeno un ricordo, come qualcosa da portarsi dietro per molto, forse per sempre, anche se probabilmente non servirà mai a nulla. In fondo andarsene non è poi neppure così difficile, si tratta di evitare di voltarsi indietro, e di affrontare ogni cosa momento per momento, senza preoccuparsi di altro.

La corriera segue con fedeltà le curve della strada, tutti i risparmi sembrano quasi cuciti, infilati e nascosti come sono nella fodera del suo cappotto. Tutto da vedere, tutto da affrontare, come un gioco divertente quasi da prendere senza gran serietà, senza dare gran peso a ciò che potrà essere; come una catena di tanti elementi che da ora in avanti dovrà snodarsi quasi da sola, quasi come per uno strano incanto che dimora nelle persone che stanno cercando qualcosa, che si mettono in cammino per necessità, e che scrutano sempre l’orizzonte, anche se certe volte rimane a pochi metri da loro.

La città come un trampolino di lancio, il resto solo persone straniere, terre mai viste, abitudini di cui è bene imparare velocemente ogni variante. Via, senza fermarsi, anche una volta giunto a destinazione, continuando a far tutto senza neppure pensarci, a testa bassa, lo sguardo vigile, come la voglia di cose nuove, di esistenza nuova, di vita. Oltre qualsiasi frontiera, come se non ci fosse niente di buono quando non c’è niente di nuovo, fino a trasformare se stesso in qualcosa che forse assomiglia appena e soltanto a ciò che era prima, ma che adesso ha sicuramente acquistato qualcosa di impareggiabile.

Bruno Magnolfi

Verso un’idea.ultima modifica: 2014-01-20T20:59:58+01:00da magnonove
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