Respiro di vita.

Fa freddo fuori, penso, proprio come ogni notte. Non tutti hanno una fortuna come la mia. La grossa caldaia condominiale continua a pompare calore in questo scantinato. È un gioco da ragazzi aprire questo stupido lucchetto ogni sera, e la mia cuccia calda è assicurata. Domattina posso provare a sgattaiolare fuori da qui ancora più tardi degli altri giorni penso, e restarmene sdraiato su queste vecchie coperte fino a poco prima dell’alba, senza alcun problema. Mi viene da ridere se cerco di ricordare tutti quei posti gelidi in cui ho dovuto svernare fino ad oggi. Sembra un sogno adesso avere una bella caldaia qui di fianco tutta per me, costantemente in funzione. Potrei portare qua dentro addirittura anche un amico fidato, penso, ma forse non c’è posto a sufficienza, e poi devo essere prudente, se mi scoprono quelli del condominio passo un guaio: mi mandano via e si mettono anche a controllare che non torni più da queste parti.

In questo posto posso portare persino dell’acqua, se ne ho voglia, e poi scaldarla, lavarmi, lavare i miei stracci e le mie cose, che tanto per asciugarsi è sufficiente mettere tutto sopra le lamiere calde, poi basta una sola notte per sistemare le cose, mentre io magari me ne rimango steso a terra ben avvoltolato nel tepore di queste vecchie coperte. Si potrebbe obiettare che c’è dell’odore forte di gasolio qua dentro, questo è vero, e che c’è anche dello sporco di carburante sul cemento specialmente davanti al bocchettone di carico, ma non fa niente, penso, ho sentito dei puzzi ben peggiori. E poi c’è anche una piccola grata di areazione in fondo a questo vano, forse è quasi sufficiente per il ricambio di tutta l’aria della notte. Sarebbe il colmo per me tirare le cuoia in un posto come questo soltanto per mancanza di ossigeno sufficiente a respirare. No, non posso neppure pensarci: stramazzato qui come un topo di fogna, da vergognarsi, proprio nel momento poi che stavo così bene. Mi viene quasi da ridere.

Ci sto talmente bene qui che alla sera, appena riesco ad infilarmi dentro, mi viene subito voglia di dormire, di rimanermene coricato a riposarmi alla luce di queste piccole spie colorate di controllo, appena sufficienti per vedere qualcosa e lasciarmi muovere in libertà. Certo, non potrei far altro anche se volessi, però io so accontentarmi, dopo tutto un giorno trascorso per la strada starmene qui è senz’altro un gran sollievo. Forse sarebbe utile una bella ventola per muovere un po’ l’aria, ma so che non è possibile, quindi devo accontentarmi di ciò che c’è.

Sempre più forte provo la preoccupazione di addormentarmi e di non svegliarmi più, con questo calduccio che culla dolcemente il mio trapasso. Ci vorrebbe più aria penso. Forse dovrei inventare qualcosa per respirare meglio, maggiore ossigeno. Ma questo calduccio è fantastico, non posso farne a meno, non voglio arrovellarmi per inventare chissà cosa, sto qui e basta, costi quel che costi. Si, il mio respiro forse si fa pesante, probabilmente dovrei spostarmi verso la grata di areazione, allargare i polmoni, tirare dentro un poco d’aria fresca, ma si sta cosi bene accanto a questa bella caldaia, un vero sogno, non ho proprio voglia d’altro; e poi in fondo, anche se cerco di pensarci, di ricordare quanto è possibile, non ho nulla da perdere.

Bruno Magnolfi

Respiro di vita.ultima modifica: 2014-01-10T20:51:48+01:00da magnonove
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