Eroe contemporaneo (ritratto n. 12).

            

            Certe volte lui sembrava mostrare una leggera indifferenza verso gli altri, ma era solo una posa; in ogni caso si lasciava salutare, così come lui stesso salutava tutti coloro che conosceva almeno di vista, sia incontrandoli per strada che trovandoli al caffè dove spesso si recava per trascorrere mezz’ora dopo il termine del suo orario di lavoro. In qualche caso poi, gli poteva capitare di intrattenersi a parlare con coloro che conosceva meglio, spiegando il proprio punto di vista sugli argomenti di attualità riportati generalmente dai notiziari delle emittente televisive nazionali, o anche dal giornale quotidiano che trovava direttamente lì, sopra quei tavoli.

            Alcune volte si sentiva perfettamente a proprio agio nel padroneggiare certe notizie che magari aveva approfondito, mentre in altre occasioni si limitava ad annuire ciò che gli altri dicevano a gran voce. C’era bisogno di condivisione, si diceva in quei periodi, e lui si trovava spesso d’accordo su tutto ciò che normalmente veniva affermato dalle persone che conosceva meglio. Era comunque facile dare ragione a qualcuno che evidenziava con calore ed interesse le proprie ragioni, e lui su questo si mostrava sempre generoso. Ma infine non si tratteneva mai in quel locale troppo a lungo: era sua abitudine non attardarsi a quell’ora, più per tradizione però, che per altri motivi.

            Rincasava in ogni caso senza troppa fretta, allentando perfino il passo una volta giunto in vista della sua modesta abitazione. In fondo non c’era niente di male, pensava spesso, nel cercare di portare avanti una sua vita sociale, avere relazioni coi conoscenti, soffermarsi, come a lui piaceva fare, nelle circostanze o anche direttamente davanti al portone del condominio dove abitava, a parlare con qualche vicino degli ultimi pettegolezzi del quartiere, o di qualche altro argomento divertente. In seguito comunque, provava sempre un profondo piacere nel rinchiudersi da solo nel suo piccolo appartamento, e ritrovare là dentro le cose a lui più familiari, per trascorrere delle serate calme e totalmente prive di preoccupazioni.

            Altre volte, al mattino dei giorni festivi, era solito farsi una passeggiata fino ad arrivare nella piazza principale della sua piccola città, acquistare all’edicola lungo la strada un quotidiano, e mettersi seduto su una panchina al sole, proprio per scorrere sopra il giornale le notizie più importanti. Si sentiva addirittura generoso in quel suo starsene beatamente rilassato in un luogo di tutti, mostrando il suo miglior vestito e la sua faccia ben sbarbata. Qualche volta poi si lasciava anche  convincere, da un amico, un conoscente, un collega di lavoro incontrato in quella zona, ad andare a pranzo in qualche trattoria poco distante. Da solo, è evidente, non lo avrebbe mai fatto, ma in compagnia di qualcuno riusciva a sentirsi perfettamente a proprio agio.

            Perché alla fine gli piaceva intrattenersi al tavolo, una volta seduto nel locale pubblico, quasi come fosse un abitudinario di qualche posto alla moda, studiando con garbo e attenzione tutto il menu del ristorante, oppure sbirciando i clienti presenti anche se senza insistenza, cercando semplicemente con curiosità di notare gesti buffi o goffi di qualcuno, oppure rilevando divertito somiglianze di alcuni con altri di sua conoscenza. Terminato il pasto gli pareva sempre presto per andarsene, ed anche se nella sala da pranzo non c’era quasi più nessuno, lui trovava spesso la maniera per trastullarsi con qualcosa: un discorso da concludere, un ultimo goccio di quel vino da terminare, un secondo caffè da farsi servire dal cameriere. Non si faceva mai vedere nervoso o addirittura arrabbiato: era il suo modo naturale di mandare avanti le cose; d’altra parte non avrebbe certo potuto cambiare da un momento all’altro il suo carattere.

 

 

            Bruno Magnolfi 

Eroe contemporaneo (ritratto n. 12).ultima modifica: 2013-08-02T14:59:31+02:00da magnonove
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