L’uomo dal berretto di lana.

           

            Elisa non aveva neppure osservato la strada davanti a sé, neanche aveva concesso un’occhiata al condominio dove aveva abitato in quegli ultimi tre anni: semplicemente era salita sulla sua automobile e ne aveva avviato il motore; poi era partita. Facile andar via, pensava, quasi sorridendo tra sé; anche senza una destinazione precisa. Qualcuno le aveva detto che in fondo non era così facile, ma a lei, che da un po’ di tempo gli avvenimenti apparivano estranei quasi fosse diventata insensibile, tutte le cose adesso pareva scorressero per conto proprio, in autonomia. Le complicazioni a seguito ci sarebbero state, era evidente, ma questo non aveva alcuna importanza: ormai era avvenuto il passaggio principale, lei adesso non si sentiva più la stessa di sempre.

            La vettura di Elisa, quasi in sintonia con i suoi pensieri, ronzava tranquilla, la direzione imboccata la spingeva verso la costa, sul mare, e una volta da quelle parti avrebbe deciso senza fretta il da farsi. In tasca aveva una riserva di soldi, alle spalle il rapporto con una persona tutta da dimenticare. Ma non era questo il motivo della sua fuga. Anzi, la sua non era neppure una fuga, bensì un semplice allontanarsi, prendere una pausa dalla vita di sempre, andare a vedere e a respirare qualcosa di diverso.

            Immaginava un gruppo di balordi scappati fuori da una baracca di legno lungo la spiaggia. L’avrebbero rincorsa, fatta cadere sulla sabbia calda e poi violentata, una volta strappati con rabbia i vestiti da dosso. Elisa sorrideva, non aveva paura di retaggi del genere, le persone non sono nate cattive, pensava, ci sono delle condizioni che le fanno diventare così, ma lei si sentiva tranquilla, avrebbe vigilato con molta attenzione sulla sua solitudine, in quel suo dormire di notte dentro quella automobile circondata soltanto da cose essenziali.

            Ecco, forse era proprio questo il tema principale di tutto: avere con sé soltanto lo stretto necessario, tornare a sentire attraverso la pelle il caldo ed il freddo del giorno, il vento, gli odori, respirare l’aria libera, decidere qualcosa senza alcun obbligo. Forse anche correre qualche pericolo, ma anche questo faceva parte del gioco, non era evitabile. A tratti, guardando l’asfalto davanti a sé,  ad Elisa le pareva di vivere l’America di qualche decennio più indietro, ma era chiaro come non fosse questa la cosa importante: non c’era nessuno a cui volesse neppure minimamente assomigliare, cercava qualcosa di se stessa, ritrovare una persona che col tempo forse si era assopita, nient’altro.

            Per prima cosa tolse le scarpe e mise i piedi nudi nell’acqua, poi camminò a lungo da sola sulla sabbia scura e levigata del bagnasciuga. Non c’era nessuno in quel tratto di costa, ma quando arrivò l’uomo dal berretto di lana, a lei parve che tutta la spiaggia fosse piena di gente. Lui disse qualcosa, lei gli rispose, infine si avviarono insieme, verso qualcosa che probabilmente non era chiaro a nessuno dei due, ma che in quel momento pareva quasi avere la precedenza su tutto.

            Bruno Magnolfi

L’uomo dal berretto di lana.ultima modifica: 2013-05-05T21:48:04+02:00da magnonove
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