Precarietà.

            

            Franco alle undici e trenta in punto è entrato nel letto, si è sistemato il cuscino, ha preso il giornale ed ha scorso un articolo che fino a poco prima gli era parso importante, lo stesso che aveva avuto intenzione di leggere fin dal mattino, pregustando quel delizioso momento, purtroppo senza riuscire a ritrovare il medesimo interesse che aveva immaginato. Quindi, dopo pochi minuti, ha spento la lampada sul suo comodino e si è voltato su un fianco, dalla parte opposta di sua moglie, la quale respirava in modo regolare, segno evidente che aveva già preso sonno.

            Prima di addormentarsi anche lui ha cercato di concentrarsi sulla giornata seguente, cercando di immaginare quella riunione in ufficio che lo attendeva, e tentando di analizzare le implicazioni che nell’immediato futuro ne potevano derivare. Tutto è destinato a peggiorare, pensa Franco; anche l’entusiasmo, la passione, quelle uniche cose che spesso anche da sole riescono a sostenere qualsiasi attività, ma che oggi sembrano diminuire ogni volta di forza, lasciando diventare tutto quanto solo una qualsiasi abitudine, senza alcuna possibilità di salvezza.

            Franco cerca di stringersi sotto le coperte del letto, e all’improvviso sente il sonno sfuggirgli,anche se avverte il piacere di starsene lì, arrotolato in quell’angolo caldo del mondo, da dove certe volte non vorrebbe neppure più uscire, nell’attesa di trovare nuove prospettive, forse addirittura una diversa realtà. Si gira, cambia posizione, ripensa all’articolo sopra al giornale, gli pare che tutto sia un gioco ancora in embrione, del quale non esistono neppure regole certe, e per cui spesso si tende a brancolare in mezzo a mille supposizioni senza precisi riferimenti, cercando in luoghi improbabili istruzioni più definite, una chiarezza purtroppo assolutamente necessaria per riuscire a stabilire una volta per tutte quale comportamento tenere.

            Non c’è niente di male, pensa ancora Franco, nello starsene qui a cercare la grinta che serve per affrontare una nuova giornata. La riunione in ufficio dovrà porre sul tavolo argomenti scottanti, aspetti che possono diventare negativi anche per la sua stessa carriera, per il suo futuro lavorativo. Nei corridoi già se ne parla da tempo, e qualcuno sembra sempre più informato degli altri, e le cose che dice spesso sono tutte negative e brutali. Un brivido coglie Franco a questi pensieri, e immagina se stesso, almeno per un attimo, privo di punti di riferimento, in balia di situazioni precarie, umiliato addirittura persino nell’ambito del suo ruolo sociale.

            E’ difficile affrontare così la realtà, pensa ancora;  mi pare di avere già assunto il profilo di un qualunque perdente, uno che si è messo già sulla difensiva, a cercare di proteggere ingenuamente e in qualche maniera quello che ha, o quello che si sente di essere. Con sua moglie non ne ha ancora parlato, e per quanto possibile vorrebbe lasciarla fuori da tutte queste sue preoccupazioni: non averle detto niente per lui è come tenere i problemi fuori dalla porta di casa, è un’altra stupida difesa da niente, lo sa, però se ci pensa con lei non saprebbe neppure da che parte iniziare a spiegarsi.

            Infine torna a rigirarsi sotto a quelle coperte che d’improvviso gli sembrano addirittura un po’ fastidiose, si muove, si agita, si rende conto di avere ormai maturato un’ansia prepotente, ma in quel momento sua moglie si sveglia, accende la debole lampada, si solleva, lo guarda un momento, e infine gli dice: non preoccuparti, sarò con te, qualsiasi cosa succeda.

            Bruno Magnolfi 

Precarietà.ultima modifica: 2013-01-19T21:02:13+01:00da magnonove
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