In accordo (ripresa cinematografica n. 15).

            

 

            Massimiliano guida la sua auto con prudenza, attraversando quel quartiere cittadino in direzione della sua abitazione. E’ pomeriggio avanzato, e lungo uno dei viali che caratterizzano  quella zona, decide di fermare la corsa e concedersi una pausa, prendere qualcosa da bere e riposarsi per dieci minuti, recandosi in un locale dove è già stato altre volte. Arresta il motore dopo aver accostato la macchina al margine della strada, apre lo sportello dell’auto, scende e lo richiude alle sue spalle con gesto meccanico, senza pensieri; e nello stesso momento in cui mette il piede sul marciapiede una ragazza lo ferma, giusto per chiedergli con un grande e cordiale sorriso se davvero sia lui Ettore Giusti.

            Massimiliano non fa a tempo a rispondere che la ragazza ha già preso la sua mano, la stringe con forza e dice subito, conservando il suo sorriso solare, di chiamarsi Annarita, e nient’altro. Però propone subito con allegria di sistemarsi un momento dentro al caffè lì di fronte, giusto per parlare e accordarsi su tutto. Massimiliano la segue, entra dentro al locale senza chiedersi niente, e si siede dopo di lei davanti ad un tavolino nella saletta del bar. Annarita gli spiega velocemente che non ha mai fatto cose del genere fino ad allora, e che comunque è sua convinzione che certe esperienze prima o poi vadano affrontate, e lei, sostiene pur con un piccolo disagio, è ben contenta di tutto questo, e spera solo che tutto vada a buon fine.

            Massimiliano naturalmente non capisce un bel niente di ciò a cui si riferisce quella buffa ragazza, ma pensa che le spiegherà tutto l’equivoco tra un po’, con calma, e nel frattempo possono bere qualcosa, fare conoscenza; in seguito, pensa, ci sarà tutto il tempo per chiarire meglio le cose. Balbetta qualcosa di nessuna importanza, ordina al cameriere due bibite, dice che anche a lui è la prima volta che gli capita una cosa del genere, e sentendosi contagiato dal sorriso di Annarita, sorride a sua volta senza neppure sapere perché. Lei dice che un paio di anni prima ha seguito un corso per recitare in teatro, e che non le riesce per niente difficile immedesimarsi in un personaggio, così fingere di essere la sua fidanzata alla cerimonia dove lui deve recarsi, non è affatto un problema, basta che qualche parente non inizi a farle troppe domande stringate su loro due e a chiedere cose a cui non sa proprio rispondere.

            Massimiliano ride di gusto, adesso gli è tutto chiaro, e per spingere le cose agli estremi dice: dovrai mostrarti almeno un po’ innamorata, abbracciarmi, guardarmi in una certa maniera e magari allungare qualche bacetto. Certo, dice lei, questa in fondo è la parte più facile; l’elemento più ostico è quando ti chiedono dove ci siamo conosciuti, che cosa abbiamo intenzione di fare, e altre cose di questo tipo, tanto che se non ci siamo accordati perfettamente, possiamo buttare all’aria tutto quanto in un attimo. E’ vero, dice lui, però possiamo divertirci a fingersi sconclusionati, senza idee chiare; ma soprattutto non dobbiamo mai separarci durante la cerimonia, in modo da dire solo delle cose di cui possiamo essere a conoscenza ambedue, e che durante la giornata siano sempre aggiustabili. Perfetto, dice Annarita, allora non abbiamo bisogno di altro, improvvisiamo qualcosa al momento e andiamo avanti così, senza crearci troppi problemi.

            Massimiliano la guarda, e in attimo la sente vicina, come si fossero conosciuti da sempre: gli pare quasi che sia davvero la sua fidanzata, e vorrebbe proseguire a star lì, parlare, continuare ad osservare il sorriso di lei e ad ascoltarla, ma Annarita guarda il suo orologio, dice che adesso deve proprio andare, si alza, e lui non riesce neanche a dirle che non si chiama Ettore Giusti, che non è la persona che immagina, ma intanto lei scrive già il suo numero di telefono su un pezzetto di carta, si appunta quello di Massimiliano, gli stampa un bacio sopra una guancia e gli dice soltanto: ciao, fammi sapere solo il giorno preciso e l’ora in cui dobbiamo vederci, grazie per la bevuta, sono felice di aver fatto la tua conoscenza, e anche se alla fine decidi che non sono adatta per la tua cerimonia, non ha alcuna importanza, chiamami ugualmente, possiamo sempre ritrovarci un altro giorno a bere qualcosa e a parlare di noi, magari senza tutti quei parenti noiosi.

 

            Bruno Magnolfi

In accordo (ripresa cinematografica n. 15).ultima modifica: 2012-09-10T20:53:30+02:00da magnonove
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