La sconosciuta volontà.

            

            Il frammento di disegno mostra la zona del mento e della bocca di un volto sconosciuto, eppure, a giudicare dai bordi di quel foglio, non sembra neanche che tutta la figura della faccia possa mai essere riuscita ad entrare sulla superficie della carta, tanto sono grandi quei dettagli rispetto ai margini iniziali. Ad osservare bene tutto l’insieme, il foglio non pare propriamente neppure strappato per incidente o per usura, quanto lacerato poco per volta, in modo da togliere esattamente quelle parti che non interessava minimamente di mostrare, o forse che lo rendessero del tutto irriconoscibile, magari ambiguo, se non a chi aveva completato a suo tempo quel disegno.

            Il signor Dante osserva accuratamente ogni dettaglio, annota sul suo quaderno tutti gli aspetti che riesce a scoprire nel disegno a carboncino, anche il tipo di carta che è stato usato, la matita con la quale presumibilmente si è costruito tutto quel ritratto, e via dicendo. Non sa cosa potrà mai tirar fuori da lì, visto che quel brandello di carta spiegazzato è uscito dalla polvere di uno scaffale alto della libreria del quartiere dove a volte si reca, senza che non ne sapesse niente neanche il suo amico Vannini, proprietario di quel piccolo negozio da più di vent’anni. Sulle prime ambedue avevano dato poco peso al ritrovamento, ma in seguito, quando il signor Dante è tornato a casa sua con quel fogliaccio piegato in una tasca, per qualche strano motivo gli è sembrato quello un oggetto estremamente importante, qualcosa sicuramente a cui dover dedicare almeno un po’ di tutto il tempo libero che ha.

            Sotto alla luce di una lampada forte osserva meglio il chiaroscuro formato dai segni di quel carboncino: gli pare tutto disegnato con una mano esperta, quella bocca sembra risaltare sopra al foglio, sicuramente fa parte di un viso femminile, una donna non giovane, una persona forse austera, fermata in un momento di profonda serietà, quasi non ci fosse, da parte di quella modella così particolare, neppure il piacere di lasciarsi ritrarre. Forse è proprio questo il punto che attrae il signor Dante: una persona lascia che si segua con la matita il profilo del suo viso, che si immaginino i suoi pensieri sotto all’espressione, che si dedichi qualcosa alla sua vita, a quel momento esatto della sua esistenza, come per darne un risalto, per ricordarne in seguito tutto ciò che ne ha contribuito alla concreta formazione, ma da quell’attività non ne trae alcun piacere, anzi, la subisce, forse, ne assume un’idea e un’espressione amara, come fosse quello, probabilmente, l’elemento maggiormente caratterizzante.

            Il signor Dante non riesce a capire: guarda il segno definito, indaga sulla piega che si forma nel ritratto agli angoli di quella bocca, cerca di raffrontare quella porzione di faccia con chi conosce bene, con chi sa, probabilmente, che potrebbe anche assumere un’espressione simile, ma non trova relazione, non riesce a comprendere ciò che possa aver determinato quello che adesso ha sotto agli occhi. Si alza dalla scrivania, riguarda per un attimo gli appunti che ha vergato sopra al suo quaderno, e in un attimo gli pare che tutte le variabili possibili siano capaci di determinare differenze: ci pensa a fondo, e in un attimo sente che tutto è equivocabile, non è possibile trarre una linea definita da ciò che ha osservato così a lungo. Affascinante il frammento da comporre, pensa; fantastico pensare le stesse cose che sono state immaginate da persone a lui estranee; incredibile riuscire a ricostruire i sentimenti di chi è stato per un attimo sotto ai riflettori. Ma è tutto troppo fuorviante, pensa: non mi lascerò prendere da qualcosa che sta così fuori da me; straccerò quel foglio, lo ridurrò a pezzetti, farò sicuramente in questo modo la volontà della persona che là sopra vi è ritratta.

 

            Bruno Magnolfi

La sconosciuta volontà.ultima modifica: 2011-11-23T12:00:36+01:00da magnonove
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