Contro l’ingiustizia.

Quelle prime luci dell’alba apparivano tenere e definite sotto gli alberi, mentre la piccola barca a remi scivolava leggera sopra l’acqua verde di quel fiume, davanti agli occhi attenti del ragazzo riparato dai cespugli, curioso delle piccole onde che lentamente andavano formandosi. L’uomo remava, attento a rispettare il silenzio della natura: il suo abbigliamento era di tipo mimetico, il fucile in bella vista, appoggiato verso la poppa della barca.

C’era stata una riunione la sera precedente, i ragazzi avevano deciso che la natura andava protetta, a costo di qualsiasi sacrificio; era stato sorteggiato lui per fronteggiare gli eventuali cacciatori che quel sabato si sarebbero avventurati lungo il fiume, e lui si era sentito convinto della loro giusta presa di coscienza, per cui restava lì, nascosto, pronto a far esplodere i petardi di cui aveva pieno lo zaino, allo scopo di far scappare tutti gli animali, avanti che fossero raggiunti dai proiettili.

Oltre l’argine, lungo il sentiero in cui camminava il ragazzo, gli alberi erano radi, ma diventavano più fitti quando il fiume si allargava nel laghetto dove in quel periodo stanziavano le anatre. Il cacciatore aveva rallentato il ritmo con i remi, poi li aveva sostituiti con una semplice pagaia, in modo da guardare sempre in avanti mentre avanzava in modo lento, senza rumore e quasi senza onde. Il ragazzo si era guardato attorno, si sentiva sicuro di sé, aveva anticipato l’uomo arrivando nei pressi del lago con un certo anticipo.

Poi si era perso ad osservare quegli uccelli acquatici che se ne stavano tranquilli a galleggiare sopra l’acqua, indifferenti al mondo e alle sue congetture, semplici nelle loro piccole occupazioni, tranquilli nel silenzio della mattina appena sorta. Sentiva dentro di sé di amare la natura, però aveva già riconosciuto l’uomo che stava arrivando faticosamente con il suo fucile carico: nel paese lo conoscevano tutti, era uno di quelli che non si sarebbe mai piegato a comportamenti diversi da quello scelto, e il ragazzo si era sentito debole nella sua ricerca di fronteggiare quelle cose, così la sua perplessità si manifestava adesso in un tremore delle mani quasi inarrestabile.

I suoi pensieri all’improvviso vorticavano, vedeva nei suoi occhi le persone del paese, il bar dove si radunavano ogni giorno tutti i cacciatori per raccontare delle loro prodezze, vedeva il gruppo dei ragazzi, quelli del gruppo ecologista, tutti bravi quando si trattava di affrontare le cose con semplici parole, e poi vedeva le sue mani, sempre più tremanti, incapaci di qualsiasi gesto.

Le anatre lanciavano qualche piccolo richiamo, il sole aveva iniziato a illuminare tutta la vallata, le colline attorno mostravano il panorama più fantastico che si potesse immaginare, il silenzio coronava tutto, come se nessun rumore innaturale fosse possibile là attorno. Poi il ragazzo tornò ad osservare il cacciatore, e si accorse solo in quel momento che l’uomo aveva già imbracciato il suo fucile, in piedi sopra la barca quasi immobile, prendeva la mira, stava ormai per sparare il primo colpo.

Il petardo esplodendo percorse come corrente elettrica tutta la zona del laghetto e delle colline attorno, le anatre presero il volo tutte assieme, il ragazzo osservò le sue mani quasi incredulo di essere riuscito nel suo compito; il cacciatore si volse, sparò un colpo quasi senza guardare, proprio verso gli alberi dove si trovava il ragazzo, lui sentì i pallini che fischiavano vicino alla sua testa e si buttò giù, con la faccia sopra al muschio. Aveva rischiato, ne era cosciente, ma adesso si sentiva grande, ancora più forte e deciso nelle sue convinzioni.

Bruno Magnolfi

Contro l’ingiustizia.ultima modifica: 2010-11-21T22:30:33+01:00da magnonove
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