L’ottimismo che trascina la volontà

“Davvero, non devi preoccuparti di ciò che dicono queste persone, sono soltanto invidiose, in fondo non ne capiscono molto del tuo lavoro, devono solo scrivere qualcosa per rispettare il loro contratto, meglio se quel trafiletto che buttano giù sul giornale riesce a sciupare qualcosa, così sono ancora maggiormente apprezzati”, aveva detto lei con il suo modo sempre ottimistico di parlare anche delle cose più negative. “Lo so che non ci vuole poi molto per sentirsi senza certezze, completamente scarichi, privi di energia per guardare in avanti, ma tu non devi assolutamente sentirti così, il tuo modo di essere deve mostrarsi superiore a qualsiasi stupida battuta d’arresto”.

Di fatto il suo spettacolo non era stato apprezzato, la critica sui due o tre giornali locali che si erano occupati di quella serata, in rubriche generiche, neanche da addetti ai lavori, aveva parlato senza mezze misure di “lettura banale” di un testo classico ricco e importante, e questo era parso sufficiente per mandare quasi deserte di pubblico le repliche dei giorni seguenti. Quei commenti non venivano da esperti, non c’era una recensione precisa e puntuale del suo spettacolo da parte di una vera firma del settore, ciò nonostante tutto questo si era dimostrato come la batosta maggiore che il suo impegno in quel campo avesse raccolto, tale da lasciare a lui e alla sua attività di regista teatrale l’incapacità ad avere una qualsiasi reazione.

Si era chiuso in se stesso in quegli ultimi giorni, non sentiva più alcuna voglia di parlare con anima viva se non lei, e pur ripensando a quel suo lavoro non riusciva a trovarne i difetti che quei critici avevano dichiarato. Doveva ripartire da lì, era evidente, trovare la maniera migliore per ingollare quello che adesso gli era rimasto indigesto, e cominciare ad occuparsi di un nuovo lavoro, con slancio, con impegno, con rinnovata vitalità. Ma queste erano solo parole, di fatto non aveva più alcuna voglia di prendere in carico una nuova regia, di stare su un testo per mesi cercando i dettagli migliori da far emergere, sacrifici e fatica per poi magari lasciarsi ripagare in quel modo. No, basta, avrebbe smesso, era quasi deciso, però c’era lei che continuava con quei suoi modi a dargli speranza, a stuzzicare in modo positivo quel suo pur ridotto amor proprio, ed era lei, ancora, a concretizzare l’unica vera possibilità di riprendersi.

“Vorrei scrivere un articolo”, infine aveva detto, “con il quale rispondere alle accuse che mi sono state lanciate. Devo impegnarmi in questa risposta, devo analizzare tutte quante le cose da dire e dirle nella maniera e nella forma migliore. Si, lo farò, farò esattamente così, e cercherò di far pubblicare l’articolo sugli stessi giornali che oggi mi hanno stroncato, e devo farlo subito, adesso, il più presto possibile. Ma non posso farlo da solo, mi interromperei ad ogni parola, non ne sento la forza, per questo ho bisogno di te, di quel tuo ottimismo, di quella maniera che sa sempre trovare una realtà positiva. Perché è di questo che adesso ho bisogno, nient’altro che questo…”.

Bruno Magnolfi

L’ottimismo che trascina la volontàultima modifica: 2010-05-24T21:36:07+02:00da magnonove
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